I leaders religiosi del Consiglio delle Chiese del Sud Sudan chiedono al governo soluzioni concrete per la pace nel martoriato Paese centrafricano. “Il nostro Paese – affermano i religiosi del “South Sudan Council of Churches” (Sscc) nel messaggio per le festività pasquali – ha bisogno di pace. Attraverso il nostro contributo inizieremo a trasformare la storia di un conflitto in una storia di pace. Attraverso i nostri forum riuniremo le parti interessate per discutere le cause del conflitto e programmare il futuro della nostra nazione”. Il più giovane Stato del mondo – ha ottenuto l’indipendenza dal vicino Sudan nel 2011 – è stato teatro di una guerra civile che ha colpito, per quasi tre anni, gran parte dei suoi 12milioni di abitanti. Il lungo conflitto interno a matrice etnica, iniziato nel dicembre del 2013, ha visto coinvolte le forze governative del presidente Kiir di etnia dinka e quelle fedeli all’ex vicepresidente Machar di etnia nuer.
L’impegno per la pace è stato condiviso anche dall’arcivescovo cattolico di Juba – capitale pro tempore dello Stato – mons. Paulino Lukudu Loro. Per Loro non ci si può permettere che “bambini, anziani e gente innocente continuino a soffrire e a morire”. “Non siamo stati creati per subire ingiustizie”, ha concluso il presule, ma “per salvarci”. I Dinka sono una tribù dell’Alto Nilo, circa 1,5 milioni di persone corrispondente al 18% della popolazione totale, di cui rappresentano quindi il maggiore gruppo etnico, composta prevalentemente da pastori e agricoltori e a maggioranza cristiana. Di questo gruppo fa parte anche il primo presidente del Sudan del Sud, John Garang e l’attuale, Salva Kiir Mayardit. I Nuer sono una confederazione di tribù stanziate nel Sudan del Sud e nella zona occidentale dell’Etiopia e sono dediti prevalentemente alla pastorizia. La loro religione è incentrata sul culto del dio Kwoth, creatore, dispensatore di morte e guardiano della moralità. Sebbene sia uno e onnipotente, Kwoth si manifesta in tutte le cose. I Nuer sono divisi in tribù e non hanno un leader unico. Formano uno dei più grandi gruppi etnici dell’Africa orientale.