Stato-Chiesa: 40° anniversario del Accordo del 1984. Una firma che concluse una lunga e laboriosa trattativa iniziata nell’ottobre del 1976 dal presidente del Consiglio dei Ministri. Che avocò la materia delle relazioni tra Stato e confessioni religiose. Con l’obiettivo di adeguare il regolamento dei rapporti tra lo Stato e la Chiesa cattolica ai principi della Costituzione repubblicana. Attraverso l’applicazione del procedimento di revisione bilaterale (articolo 7, secondo comma della Costituzione). La firma del Concordato tra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica arrivò 40 anni fa, il 18 febbraio 1984. La sera prima, il presidente del Consiglio, il socialista Bettino Craxi, riunì a Palazzo Chigi due suoi collaboratori. Giuliano Amato e Gennaro Acquaviva. Il premier, ricorda Amato, “letta l’ultima stesura del testo, chiuse la cartella, si alzò, girò intorno al tavolo, si portò davanti al ritratto di Garibaldi che teneva lì come un’icona. E disse: ‘Ti chiedo perdono!'”. Il leader del Psi era approdato alla Presidenza del Consiglio il 4 agosto 1983. E aveva subito affidato al cattolico-socialista Acquaviva il dossier sulla revisione del Concordato. Fermo ai Patti Lateranensi firmati da Benito Mussolini e dal cardinale Gasparri nel 1929. Il 28 gennaio 1984 alla Camera venne approvata, con 338 sì, 67 no e 30 astenuti, la mozione che diede mandato al presidente del Consiglio di chiudere l’accordo. Il documento viene firmato venti giorni dopo a Villa Madama, dal segretario di Stato Vaticano Agostino Casaroli e dallo stesso Craxi.
Stato-Chiesa
L’obiettivo è adeguare l’intesa tra lo Stato e la Chiesa ai principi della Costituzione. La religione cattolica non è più “la religione di Stato”. D’altra parte lo Stato rinuncia a qualsiasi pretesa di controllo sulla vita interna della Chiesa. Non esige più il giuramento dei vescovi. E non chiede più che le nomine episcopali gli siano “pre-notificate”. E’ abolito il sostentamento economico diretto dello Stato ai sacerdoti. E viene introdotto il sistema di finanziamento dell’otto per mille. Attraverso il quale si può devolvere la percentuale di Irpef alla Chiesa cattolica, allo Stato o ad altre confessioni. Da parte sua la Chiesa accetta che l’insegnamento religioso nelle scuole non sia obbligatorio. E che siano sottoposte a una tassazione ordinaria le sue attività, non riconducibili a finalità di culto o di religione.