Appello della diocesi di Ferrara sulle assegnazioni delle case popolari in città. “Gli amministratori leggono come ‘pregiudizio politico’ e ‘illazioni’ un intervento della diocesi. Un intervento fondato sulle parole del magistero sociale della Chiesa. E sul diritto costituzionale di ogni famiglia ad avere una casa”.
L’impegno della diocesi di Ferrara
Sottolinea la diocesi di Ferrara: “La ‘residenza storica’, come principio dirimente, non può essere in grado da sola di tutelare il diritto ad avere una casa e un alloggio. Come si è già pronunciata la Corte Costituzionale (sentenza numero 44 del 9 marzo 2020) anche se non tutte le Regioni si sono già adeguate a questo dettato”. Un aspetto che vale anche per altre condizioni. Come ad esempio non avere un alloggio in patria. Che “oltre ad essere impossibili da dimostrare, sarebbero deleterie. Sia per tutelare i nostri emigranti all’estero. Sia per garantire il diritto di ritornare nel proprio Paese”.
Esclusione del bonus
In merito all’approvazione del bando, la diocesi di Ferrara ribadisce che “forse sarebbe stato utile dialogare con tutte le parti sociali. Come del resto prevede la legislazione (legge 328 del 2000)”. E prosegue: “Già un precedente ricorso sull’esclusione dai bonus di alcune famiglie non residenti o migranti ha visto la condanna dell’amministrazione comunale. Da parte del tribunale di Ferrara, insieme a un solo altro comune dei circa 8.000 comuni italiani (Bonate Sopra)”.
Magistero sociale della Chiesa
Sostiene la diocesi di Ferrara: “Non vorremmo che ancora una volta la nostra città assurgesse agli onori della cronaca per un’altra condanna. Di incostituzionalità nell’azione amministrativa”. Infine, in riferimento ai parroci, si ritiene che “il vescovo li conosca di più del sindaco. Perché li incontra costantemente. Non si entra nel merito di chi votano. Perché il voto è libero. Ma si conosce la loro fedeltà, senza pregiudizi, al magistero sociale della Chiesa. E alla cura di ogni persona e famiglia che chiede casa, lavoro e dignità”.