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Somalia, il terrore anti-cristiano dei gruppi che si ispirano allo Stato islamico

Il vescovo Bertin: "Vita nascosta dei fedeli in Somalia e opera umanitaria della Caritas"

Monsignor Giorgio Bertin ha dedicato la sua vita alla Somalia. Prima come missionario francescano. Poi come vescovo di Gibuti. E amministratore apostolico di Mogadiscio. A Fides il presule descrive il terrore anti-cristiano in Somalia. “Oltre ad al-Shabaab, sono presenti, soprattutto nel Puntland, gruppi. Che si ispirano allo Stato islamico“, riferisce monsignor Bertin all’agenzia missionaria vaticana. Somalia

Sos Somalia

I gruppi armati fondamentalisti “impongono una visione integrale dell’Islam“.  Seminano “odio e terrore nel territorio”, spiega monsignor Bertin. E, prosegue il vescovo francescano, “a trent’anni dalla caduta del regime di Siad Barre, il contesto è molto difficile. Ci sono istituzioni deboli. A volte assenti. E spesso litigiose. Al Paese servirebbe un programma. Per costruire uno Stato. In grado di fornire ai suoi cittadini sicurezza e servizi di base. Per assurdo nelle zone controllate da al-Shabaab, la milizia legata ad al-Qaeda, questa sicurezza e questi servizi ci sono. In un regime di terrore che limita qualsiasi forma di libertà”.Somalia

Paese diviso

“Da trent’anni la Somalia è un Paese diviso– sottolinea monsignor Giorgio Bertin-. Senza istituzioni stabili. Percorso da fermenti fondamentalisti. In questo contesto complesso, continua a vivere una piccolissima comunità cristiana. Che, tra mille difficoltà, porta avanti la propria fede”.

In modo nascosto

Racconta monsignor Giorgio Bertin a Fides: “La comunità cattolica somala è piccolissima. In tutto il Paese ci sono poche decine di cristiani. Che in modo nascosto, professano il cristianesimo. Vi sono, poi, molti fedeli tra i membri delle organizzazioni internazionali. E i contingenti militari presenti sul territorio. Mi riferisco al contingente italiano. A quelli burundese e keniano“.

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