Manca un giorno alla presentazione del documento finale sul Sinodo per l'Amazzonia e la carne al fuoco è ancora molta. Se da una parte il percorso che ha avviato la Chiesa cattolica richiede un tempo che va oltre il Sinodo, dall'altro stanno emergendo degli elementi pratici che avranno una risonanza nella realtà. Tra essi, la questione dei riti amazzonici è ancora al centro delle discussioni extra-sinodali, tra scetticismo e fiducia in una Chiesa sempre più orientata all'inculturazione: “Non possiamo seguire vivendo con schemi alieni al nostro popolo, questa è alienazione” ha detto il reverendo Eleazar López Hernández, esperto in teologia india e sacerdote indigeno cattolico. Ma la risposta più accorata è arrivata da Delio Siticonatzi Camaiteri, membro del popolo Ashaninca, un gruppo etnico amazzonico del Perù: “Vi vedo un po' inquieti come se non foste in grado di capire quello di cui l'Amazzonia ha bisogno. Abbiamo la nostra visione del cosmo, il nostro modo di guardare il mondo. La natura ci avvicina di più a Dio. Ci avvicina guardare il volto di Dio nella nostra cultura, nel nostro vivere. Noi come indigeni viviamo l’armonia con tutti gli esseri viventi. Vedo che non vi è chiara l’idea che avete di noi indigeni. Vi vedo preoccupati, con dubbi di fronte a questa realtà che noi cerchiamo come indigeni. Non indurite il vostro cuore, dovete addolcire il vostro cuore. Questo è l'invito di Gesù. Ci invita a vivere uniti. Crediamo in un solo Dio. Dobbiamo restare uniti. Questo è quello che noi desideriamo come indigeni. Abbiamo i nostri riti, però questo rito deve incardinarsi nel centro che è Gesù Cristo. Non c'è altro da discutere su questo tema. Il centro che ci unisce in questo Sinodo è Gesù Cristo“.
Non esiste una “lista di desideri”
A fugare i sospetti su un'improbabile “lista di richieste” alla Chiesa da parte del popolo amazzonico è stato mons. Alberto Taveira Corrêa, arcivescovo di Belém do Pará, in Brasile, che – come riporta Vatican News – ha detto: “Non siamo qui come se ci fosse una lista di desideri, o di decisioni che devono essere prese nella direzione che io o altre persone possano desiderare […]. Siamo qui per fare un cammino insieme e cerchiamo di metterlo nelle mani del Santo Padre“. Poi ha aggiunto: “Sono molto fiducioso, nutro grandi speranze”.
Celibato sì o no
Sta infiammando il dibattito anche la questione dei viri probati, cioè l'eventualità di ordinare al sacerdozio uomini anziani, preferibilmente indigeni, sposati e rispettati ed accettati dalla loro comunità. La questione dei viri probati è stata presentata per permettere alle comunità indigene di ricevere l'Eucaristia più di frequente. Sebbene l'espressione non sia neppure menzionata nell'Instrumentum laboris, i documenti relativi ai lavori dei circoli minori hanno posto attenzione sul tema. Due anni dopo la sua elezione, Papa Francesco aveva ascoltato vescovo di origine austriaca Erwin Kraütler, a capo della prelatura di Xingu, in Brasile, relativamente alla condizioni dei suoi 700.000 fedeli con solo 27 sacerdoti presenti. La questione è tornata alla ribalta anche nel Sinodo, con diversi prelati che hanno mostrato la mancanza di preti in diocesi spesso grandi la metà dell'Italia. Il celibato è, comunque, una disciplina canonica, imposta a partire dal 1100. Si tratterà di capire se sarà un tema su cui il Pontefice esprimerà una posizione netta oppure dovrà mettersi in ascolto per una soluzione differente. Va, comunque, ribadito che in sede d Concilio si è voluto accentare il carattere di preziosità del celibato, che non toglie, ma arricchisce il ministero del presbiterato e la sua attività evangelizzatrice. Nel briefing tenutosi presso Sala Stampa Vaticana quest'oggi, il cardinale Beniamino Stella, prefetto della Congregazione per il clero, ha definito il celibato “la grande bellezza della vita di un sacerdote“, ma anche “un tesoro che coltiviamo in vasi d'argilla […]. Il dono del celibato – ha sottolineato il prelato – rappresenta oggi per i giovani e anche per i sacerdoti, una grande sfida personale“.
Il video del briefing presso la Sala Stampa Vaticana del 24 ottobre 2019 – Video © Vatican Media