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Sinodo: Francesco e l’importanza di camminare insieme

“Papa Francesco crede fortemente nel valore della sinodalità, letteralmente nel camminare insieme”, nell’importanza del parlare con libertà dei problemi della gente e “delle sue speranze nella ricerca comune”. E’ il commento del segretario speciale del Sinodo, mons. Bruno Forte, a poche ore dall’inaugurazione dell’evento che si svolge dal 6 al 19 ottobre in Vaticano. “Il Sinodo appariva, ad un certo punto, troppo ‘ingessato’ e fu credo proprio Papa Benedetto – ha spiegato il prelato – che volle che si inserisse, al di là degli interventi programmati, la discussione libera, che non è semplicemente un’aggiunta coreografica, ma è veramente un momento di discussione franca, aperta, se naturalmente chi interviene ha quella libertà e quella ‘parresìa’ di farlo”. “Quindi c’è stata una maturazione nel cammino sinodale – ha aggiunto – che certamente consente, oggi, un passo avanti più importante”.

Mons. Forte ha poi accennato agli argomenti al centro da mesi dell’attenzione mediatica, come quello dei divorziati risposati. La dottrina, ha sottolineato, “non ha valore astratto in sé, quasi che debba essere ribadita come una clava in ogni momento”, ma è essa stessa “un messaggio di salvezza” riferita a “persone concrete reali” da raggiungere con uno “sguardo d’amore e di misericordia”. Papa Bergoglio ha introdotto numerose novità rispetto ai Sinodi precedenti. Il cardinale Peter Erdö ha evidenziato, ad esempio, che “non si parla più del latino come lingua ufficiale”. “Altri cambiamenti più sostanziali – ha continuato – sono stati introdotti riguardo al contenuto e al metodo di redigere la relatio ante disceptationem”.

In risposta a chi notava la carenza di un vero e proprio dibattito all’interno del Sinodo, il cardinale Vingt-Trois, ha puntualizzato: “Non siamo là per conquistare maggioranze su posizioni presentate: siamo là per lavorare al fine di fare crescere una volontà comune nella Chiesa. Evidentemente, dato che si tratta di fare risultare una volontà comune, non di decidere praticamente quel che si farà in ciascuna diocesi del mondo – sarebbe completamente illusorio – la volontà comune sarà di mobilitarsi su obiettivi il più preciso e il più chiaro possibili, e che lascino tutto lo spazio di azione e di messa in pratica alle Chiese particolari”.

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