La signora Meiliana, una donna di 44 anni residente a Tanjung Balai, nella regione di Nord Sumatra, in Indonesia, è stata condannata a 18 mesi di carcere dalla Corte distrettuale di Medan per blasfemia. La dura condanna per la donna, una buddista di origini cinesi, arriva per essersi lamentata del rumore troppo alto proveniente dall'altoparlante della moschea vicina alla sua abitazione. Meiliana nel 2016 si era detta esasperata dai richiami quotidiani alla preghiera lanciati dai muezzin.
La legge
In Indonesia, Paese con il più alto numero di islamici nel mondo, è riconosciuta la libertà di espressione ma gli articoli 156 e 156a del codice penale prevedono l'incriminazione per blasfemia. Proprio alla base di questi due articoli, i giudici della corte hanno condannato la donna. Le lamentele di Meiliana risalgono al 2016 ed avevano scatenato la violenza di gruppi estremisti islamici che si era scatenata contro i luoghi di preghiera dei fedeli buddisti. Per questi episodi c'erano stati 19 arresti.
Precedente
Nel 2017, Basuki Tjahaja Purnama detto Ahok, primo governatore cristiano di Jakarta, è stato condannato a due anni di reclusione per blasfemia. L'uomo politico, durante la campagna elettorale, aveva osato menzionare il Corano per criticare l'uso strumentale che i suoi avversari ne stavano facendo in campagna elettorale con l'intento di delegittimarlo in quanto fedele cristiano.
Le reazioni
Dopo le polemiche suscitate dalla sentenza contro la donna, un portavoce della corte di Medan ha commentato: “Lei ha detto qualcosa che ha insultato una religione, in questo caso l'Islam” aggiungendo che “ha mostrato rimorso e si è scusata”. Il problema del rumore degli altoparlanti per il richiamo dei muezzin non sfugge alla stessa comunità islamica del Paese. Non a caso, il Consiglio delle moschee indonesiane aveva esortato a servirsi di queste apparecchiature “con saggezza”. La chiamata dei muezzin viene recitata cinque volte al giorno.