Come sempre dopo un viaggio apostolico, l'udienza generale del mercoledì è stata dedicata dal S. Padre a ripercorre le tappe della sua visita in Cile e Perù ma anche a lanciare un appello perché cessino al più presto le violenze nella Repubblica democratica del Congo, teatro di scontri e proteste contro il presidente Kabila e dove è in corso una dura repressione nei confronti dei cattolici. “Da parte sua – ha sottolineato il Pontefice – la Chiesa non vuole altro che contribuire alla pace e al bene comune della società”. Di fronte ai circa 15.000 fedeli presenti in Piazza S. Pietro, il Papa ha ringraziato il Signore “perché tutto è andato bene” nel suo viaggio. Poi, a braccio, ha aggiunto: “Un applauso al Cile e al Perù, due popoli bravi. In ognuno dei due Paesi c’erano più di 20.000 volontari, 20.000 in Cile e 20.000 in Perù: gente brava, giovane, la maggioranza”.
“Il mio arrivo in Cile – ha ricordato il S. Padre – era stato preceduto da diverse manifestazioni di protesta, per vari motivi. E questo ha reso ancora più attuale e vivo il motto della mia visita: 'Mi paz os doy – Vi do la mia pace'. Sono le parole di Gesù rivolte ai discepoli, che ripetiamo in ogni Messa”. E ancora a braccio ha aggiunto: “Non solo ognuno di noi ha bisogno della pace, anche il mondo, oggi, in questa guerra mondiale a pezzetti. Per favore, preghiamo per la pace“. Quindi ha aggiunto: “Ho incoraggiato il cammino della democrazia cilena, come spazio di incontro solidale e capace di includere le diversità; per questo scopo ho indicato come metodo la via dell’ascolto: in particolare l’ascolto dei poveri, dei giovani e degli anziani, degli immigrati, e anche l’ascolto della terra”. Tra gli appuntamenti principali c'è stata la visita al carcere femminile di Santiago: “I volti di quelle donne, molte delle quali giovani madri, coi loro piccoli in braccio, esprimevano malgrado tutto tanta speranza – ha detto il Papa – Le ho incoraggiate ad esigere, da sé stesse e dalle istituzioni, un serio cammino di preparazione al reinserimento, come orizzonte che dà senso alla pena quotidiana” Ed ha aggiunto: “Non possiamo pensare un carcere senza questa dimensione del reinserimento, perché se non c’è questa speranza del reinserimento sociale il carcere è una tortura infinita. Sempre un carcere deve avere questa dimensione del reinserimento, sempre”. Poi il S. Padre ha ribadito l'atteggiamento della Chiesa nei confronti degli abusi sessuali: “Ho confermato i miei fratelli nel rifiuto di ogni compromesso con gli abusi sessuali sui minori, e al tempo stesso nella fiducia in Dio, che attraverso questa dura prova purifica e rinnova i suoi ministri”.
“In Perù – ha poi ricordato il Papa – il motto della Visita è stato: 'Unidos por la esperanza – Uniti dalla speranza'. Uniti non in una sterile uniformità, ma in tutta la ricchezza delle differenze che ereditiamo dalla storia e dalla cultura. Lo ha testimoniato emblematicamente l’incontro con i popoli dell’Amazzonia peruviana, che ha dato anche avvio all’itinerario del Sinodo Pan-amazzonico convocato per l’ottobre 2019, come pure lo hanno testimoniato i momenti vissuti con la popolazione di Puerto Maldonado e con i bambini della Casa di accoglienza “Il Piccolo Principe”. Insieme abbiamo detto 'no' alla colonizzazione economica e ideologica“.
Riferendosi a un Paese in cui la corruzione è una piaga diffusa, Francesco ha sottolineato che “parlando alle Autorità politiche e civili del Perù, ho apprezzato il patrimonio ambientale, culturale e spirituale di quel Paese, e ho messo a fuoco le due realtà che più gravemente lo minacciano: il degrado ecologico-sociale e la corruzione. E ho rimarcato che nessuno è esente da responsabilità di fronte a queste due piaghe e che l’impegno per contrastarle riguarda tutti”. Poi, ancora a braccio, ha proseguito: “Non so se voi avete sentito qui parlare di corruzione, non lo so… Non solo in quelle parti c’è, anche qua. E' più pericolosa dell’influenza. Si mischia e rovina i cuori. La corruzione rovina i cuori: per favore, no alla corruzione!”. Dopo aver ricordato le celebrazioni in Perù, il Papa ha concluso: “Nella Cattedrale ho compiuto uno speciale atto di preghiera per intercessione dei Santi peruviani, a cui ha fatto seguito l’incontro con i Vescovi del Paese, ai quali ho proposto la figura esemplare di San Toribio di Mogrovejo. Anche ai giovani peruviani ho indicato i Santi come uomini e donne che non hanno perso tempo a 'truccare' la propria immagine, ma hanno seguito Cristo, che li ha guardati con speranza. Come sempre, la parola di Gesù dà senso pieno a tutto, e così anche il Vangelo dell’ultima celebrazione eucaristica ha riassunto il messaggio di Dio al suo popolo in Cile e in Perù: 'Convertitevi e credete nel Vangelo'”.