Qui di seguito, si riporta la trascrizione della conferenza stampa tenuta daĀ Papa FrancescoĀ nel suo viaggio di ritorno da Tokyo a Roma relativo al suo 32esimo viaggio apostolico in Thailandia e Giappone.
Padre Makoto Yamamoto, Catholic Shimbum
La ringraziamo di cuore per essere venuto in Giappone da molto lontano. Io sono sacerdote diocesano vicino a Nagasaki. Lei ha visitato Nagasaki e Hiroshima, come si ĆØ sentito? La societĆ e la Chiesa occidentale hanno qualcosa da imparare dalla societĆ e dalla Chiesa orientale?
“Comincio dallāultima. A me ha illuminato tanto un detto:Ā lux ex Oriente, ex Occidente luxus. La luce viene dallāoriente, il lusso, il consumismo viene dallāOccidente. CāĆØ proprio questa saggezza orientale, che non ĆØ saggezza soltanto di conoscenza, ma di tempi, di contemplazione. Alla nostra societĆ occidentale – sempre troppo di fretta – aiuta tanto imparare la contemplazione, il fermarsi e guardare anche poeticamente le cose. Questa ĆØ unāopinione personale, ma credo che allāOccidente manchi un poā di poesia in piĆ¹. Ce ne sono di cose poetiche bellissime, ma lāOriente va oltre. LāOriente ĆØ capace di guardare le cose con occhi che vanno oltre, non vorrei usare la parola ātrascendenteā perchĆ© alcune religioni orientali non fanno cenno alla trascendenza ma ad una visione oltre il limite dellāimmanenza, senza perĆ² dire trascendenza. Per questo uso espressioni come poesia, gratuitĆ , la ricerca della propria perfezione nel digiuno, nelle penitenze, nella lettura della saggezza dei saggi orientali. Credo che a noi occidentali farĆ bene fermarci un poā e dare tempo alla saggezza. Nagasaki e Hiroshima ambedue hanno sofferto la bomba atomica, e questo le fa assomigliare. Ma cāĆØ una differenza. Nagasaki non ha avuto solo la bomba ma anche i cristiani. Nagasaki ha radici cristiane, il cristianesimo ĆØ antico, la persecuzione dei cristiani cāera in tutto il Giappone ma in Nagasaki ĆØ stata molto forte. Il segretario della Nunziatura mi ha regalato un facsimile in legno dove cāĆØ scritto il āwantedā di quel tempo: si cercano cristiani! Se tu trovi uno, denuncialo e tu avrai tanto, se tu trovi un sacerdote denuncialo, e avrai tanto. Questo colpisce, sono stati secoli di persecuzioni, questo ĆØ un fenomeno cristiano che in qualche modo 'relativizza', nel senso buono della parola, la bomba atomica. Invece andare a Hiroshima ĆØ soltanto per (fare memoria, ndr) della bomba atomica, perchĆ© non ĆØ una cittĆ cristiana come Nagasaki. Per questo io sono voluto andare ad ambedue, in entrambe cāĆØ stato il disastro atomico. Hiroshima ĆØ stata una vera catechesi umana sulla crudeltĆ , non ho potuto vedere il museo di Hiroshima per motivi di tempo, perchĆ© ĆØ stata una giornataccia (per i ritmi serratissimi, ndr) ma dicono che ĆØ terribile: lettere dei Capi di Stato, dei generali che spiegavano come si poteva fare un disastro piĆ¹ grande. Per me ĆØ stata unāesperienza molto piĆ¹ toccante che quella di Nagasaki. E lƬ ho ribadito che lāuso delle armi nucleari ĆØ immorale, per questo deve andare nel Catechismo della Chiesa Cattolica, e non solo lāuso, anche il possesso, perchĆ© un incidente, o la pazzia di qualche governante, la pazzia di uno puĆ² distruggere lāumanitĆ . Pensiamo a quel detto di Einstein: āLa quarta guerra mondiale sarĆ combattuta con bastoni e pietreāĀ».
Shinichi Kawarada, The Asahi Shimbum
Come lei ha giustamente indicato, una pace duratura non si fa senza un disarmo. Il Giappone ĆØ un Paese che gode della protezione nucleare degli USA, ed ĆØ anche produttore di energia nucleare, cosa che comporta un grande rischio per l'ambiente e l'umanitĆ Ā come ĆØ successo a Fukushima. Come puĆ² il Giappone contribuire alla pace mondiale? Dovrebbero essere spente le centrali nucleari?
“Torno sul possesso di industrie nucleari. Sempre puĆ² accadere un incidente e voi lo avete sperimentato, il triplice disastro. Il nucleare ĆØ il limite, le armi lasciamole perchĆ© quella ĆØ distruzione. L'uso del nucleare ĆØ molto al limite perchĆ© ancora non abbiamo raggiunto una sicurezza totale. Tu potresti dirmi che anche con l'elettricitĆ si puĆ² fare un disastro per una insicurezza, ma sarebbe un disastrino piccolo. Il disastro di una centrale nucleare sarĆ un disastro grande. E ancora non ĆØ stata elaborata la sicurezza. Ć unāopinione personale, io non userei l'energia nucleare finchĆ© non ci sarĆ una totale sicurezza sul suo utilizzo. Alcuni dicono che ĆØ un rischio per la custodia del creato e che l'energia nucleare deve fermarsi. Io mi fermo sulla sicurezza. Non c'ĆØ la sicurezza per garantire che non avvenga un disastro. SƬ, uno ogni dieci anni al mondo. Poi c'ĆØ il creato, il disastro della potenza nucleare sul creato, sulla persona. C'ĆØ stato il disastro in Ucraina (l'esplosione della centrale nucleare diĀ Chernobyl, nel 1986, ndr). Faccio distinzione sulla guerra, ma noi dobbiamo fare ricerca sulla sicurezza sia per evitare disastri e sia per le conseguenze sullāambiente.Ā Sull'ambiente credo che siamo andati oltre il limite, nell'agricoltura con i pesticidi, nell'allevamento dei polli con i dottori dicono alle mamme di non dare da mangiare ai bambini quelli di allevamento perchĆ© sono allevati con gli ormoni e fanno male alla salute. Tante malattie rare che ci sono oggi per l'uso non buono dellāambiente. La custodia dellāambiente ĆØ una cosa che o avviene oggi o mai. Ma tornando sull'energia nucleare: costruzione, sicurezza e custodia del creato”.
Elisabetta Zunica, Kyoto News
Akamada Iwao, ĆØ un condannato a morte giapponese, in attesa della revisione del processo. Era presente alla Messa al Tokyo Dome, ma non ha avuto modo di parlare con lei. Era in programma un breve incontro con lei? Il tema della pena di morte ĆØ molto discusso in Giappone. Poco piĆ¹ di un meseĀ prima della modifica del Catechismo su questo tema, sono state eseguite tredici condanne a morte. Nei suoi discorsi non cāĆØ un riferimento a questo. Ha avuto modo di parlarne con il premier Shinzo Abe?
“Su quel caso della pena di morte, lāho saputo dopo, non sapevo di quella persona. Con il primo ministro ho parlato di tanti problemi, di processi, di condanne eterne che non finiscono, sia con la morte sia senza la morte. Ma ho parlato di problemi generali, che esistono anche in altri Paesi: le carceri sovraffollate, la gente che aspetta con una prigionia preventiva senza presunzione di innocenza. Quindici giorni fa ho fatto un intervento al convegno Internazionale di Diritto Penale e ho parlato seriamente su questo tema. La pena di morte non si puĆ² fare, non ĆØ morale. Questo va unito a una coscienza che si sviluppa. Ad esempio, alcuni Paesi non possono abolirla per problemi politici ma fanno una sospensione che ĆØ un modo di dare l'ergastolo senza dichiararlo. Ma la condanna deve essere sempre per il reinserimento, una condanna senza finestre di orizzonte non ĆØ umana. Anche per l'ergastolo si deve pensare come l'ergastolano si possa reinserire, dentro o fuori. Lei mi dirĆ : ma ci sono condannati per un problema di pazzia, malattia, incorreggibilitĆ geneticaā¦ Allora bisogna cercare il modo perchĆ© facciano attivitĆ che li facciano sentire persone. In tante parti del mondo le carceri sono sovraffollate, sono depositi di carne umana, che invece di crescere con salute tante volte si corrompe. Dobbiamo lottare contro la pena di morte lentamente. Ci sono casi che a me danno gioia perchĆ© ci sono Paesi che dicono: noi ci fermiamo. Un governatore di uno Stato lo scorso anno, prima di lasciare lāincarico, ha fatto quella sospensione quasi definitiva: sono passi di una coscienza umana. Ma alcuni Paesi ancora non sono riusciti a incorporarsi in questa linea di umanitĆ ”.
Jean-Marie GuƩnois, Le Figaro
Lei ha detto che la vera pace puĆ² essere solo disarmata, ma che cosa succede per la legittima difesa, quando un Paese ĆØ attaccato da un altro? Esiste ancora la possibilitĆ di una guerra giusta? Ć ancora in progetto un'enciclica sulla non violenza?
“Un progetto, la farĆ il prossimo Papa…Ā Ci sono progetti che sono nel cassetto. Uno sulla pace ĆØ lƬ, sta maturando. Io sento che quando ĆØ il momento lo farĆ². Per esempio il problema del bullismo ĆØ un problema di violenza, ne ho parlato proprio ai giovani giapponesi. Ć un problema che stiamo cercando di risolvere con tanti programmi educativi. Ć un problema di violenza. Un'enciclica sulla non violenza ancora non me la sento matura, devo pregare tanto e devo cercare la via. C'ĆØ quel detto romano:Ā Si vis pacem para bellum. LƬ non siamo stati maturi, le organizzazioni internazionali non riescono, le Nazioni Unite non riescono, fanno tante mediazioni meritevoli, Paesi come la Norvegia sempre disposta a mediare, a me piace ma ĆØ poco, bisogna fare ancora di piĆ¹. Lei pensi al Consiglio di Sicurezza dell'ONU, se cāĆØ un problema con le armi e tutti sono dāaccordo per risolvere quel problema per evitare un incidente bellico, tutti votano di sƬ, uno col diritto al veto vota no e tutto si ferma. Non so giudicare se ĆØ buono o no, ĆØ unāopinione che ho sentito, ma forse le Nazioni Unite dovrebbero fare un passo in avanti rinunciando nel Consiglio di Sicurezza al diritto al veto di alcune nazioni. Ho sentito questa come una possibilitĆ . Nell'equilibrio mondiale ci sono argomenti che in questo momento non sono capace di giudicare. PerĆ² tutto quello che si puĆ² fare per fermare la produzione delle armi, per fermare le guerre, per favorire il negoziato, con l'aiuto dei facilitatori, questo si deve fare sempre e dĆ dei risultati. Per esempio nel caso di Ucraina-Russia, non si parla di armi, ĆØ stato il negoziato per lo scambio dei prigionieri, questo ĆØ positivo. Nel Donbass si pensa a una pianificazione di un regime governativo diverso, ne stanno discutendo. Questo ĆØ un passo positivo. Una cosa brutta ĆØ l'ipocrisia “armamentista”. Paesi cristiani, Paesi europei che parlano di pace e vivono delle armi, questa ĆØ ipocrisia, una parola evangelica, GesĆ¹ la diceva nel capitolo 23 di Matteo: bisogna finire con questa ipocrisia. Ci vuole il coraggio di dire: 'Non posso parlare di pace, perchĆ© la mia economia guadagna tanto con le armi'. Sono tutte cose che senza insultare e senza sporcare quel Paese, ma parlare come fratelli, per la fratellanza umana: fermiamoci ragazzi perchĆ© la cosa ĆØ brutta. In un porto, ĆØ arrivata da un paese una nave che doveva passare le armi a unāaltra nave per andare allo Yemen, e i lavoratori del porto hanno detto 'no'. Sono stati bravi e la nave ĆØ tornata a casa sua. Ć un caso, ma ci insegna come si deve andare in questa direzione. La pace oggi ĆØ molto debole, ma non bisogna scoraggiarsi. L'ipotesi della legittima difesa rimane sempre, anche nella teologia morale va contemplata, ma come ultimo ricorso. Ultimo ricorso con le armi. La legittima difesa va fatta con la diplomazia, con le mediazioni. Ultimo ricorso: legittima difesa con le armi. Ma sottolineo: ultimo ricorso! Noi stiamo andando avanti in un progresso etico che a me piace, nel mettere in questione tutte queste cose. Questo ĆØ bello perchĆ© dice che l'umanitĆ va avanti anche con il bene, non solo con il male”.
Cristiana Caricato, TV 2000
La gente legge sui giornali che la Santa Sede ha acquistato immobili per centinaia di milioni nel cuore di Londra e rimane un po'Ā sconcertata da questo uso delle finanze vaticane, in particolare quando viene coinvolto anche lāObolo di San Pietro. Lei sapeva di queste operazioni finanziarie e soprattutto, secondo lei, ĆØ corretto l'uso che viene fatto dell'Obolo di San Pietro? Lei spesso ha detto che non si devono fare i soldi con i soldi, haĀ denunciato questāuso spregiudicato della finanza, poi perĆ² vediamo che queste operazioni coinvolgono anche la Santa Sede, e questo scandalizza. Come vede tutta questa vicenda?
“Grazie. Prima di tutto, la buona amministrazione normale: ti arriva la somma dell'Obolo di San Pietro, e che cosa faccio, la metto nel cassetto? No, questa ĆØ una cattiva amministrazione! Cerco di fare un investimento e quando ho bisogno di dare, quando ci sono le necessitĆ , in un anno, si prendono (i soldi, ndr) e quel capitale non si svaluta, si mantiene o cresce un po'. Questa ĆØ una buona amministrazione. L'amministrazione del cassetto ĆØ cattiva. Ma si deve cercare una buona amministrazione, un buon investimento: chiaro questo? Anche un investimento come da noi si dice, 'da vedove', come fanno le vedove: due uova qui, tre qui, cinque lƬ. Se cade uno, cāĆØ altro e non si rovina. E sempre sul sicuro e sempre sul morale: se tu fai un investimento dell'Obolo di San Pietro su una fabbrica di armamenti, l'Obolo nonĀ ĆØ l'Obolo lƬ. Se tu fai un investimento e per anni senza toccare il capitale, non va. L'Obolo di San Pietro si deve spendere in un anno, un anno e mezzo, fino a che arrivi l'altra colletta che si fa mondialmente. E questa ĆØ buona amministrazione: sul sicuroā¦ anche, sƬ, si puĆ² comprare una proprietĆ , affittarla e poi venderla, ma sul sicuro, con tutte le sicurezze per il bene della gente dell'Obolo. Poi ĆØ accaduto quello che ĆØ accaduto, uno scandalo: hanno fatto cose che non sembrano pulite. Ma la denuncia non ĆØ venuta da fuori. Quella riforma della metodologia economica che aveva giĆ incominciato Benedetto XVI ĆØ andata avanti ed ĆØ stato il Revisore dei conti interno a dire: qui c'ĆØ una cosa brutta, qui c'ĆØ qualcosa che non funziona. Ć venuto da me e gli ho detto: lei ĆØ sicuro? SƬ, mi ha risposto, mi ha fatto vedere e mi ha chiesto: cosa devo fare? E io: c'ĆØ la giustizia vaticana, vada e faccia la denuncia al Promotore di Giustizia. E in questo io sono rimasto contento perchĆ© si vede che l'amministrazione vaticana adesso ha le risorse di chiarire le cose brutte che succedono dentro, come questo caso, che se non ĆØ il caso dell'immobile di Londra – perchĆ© ancora questo non ĆØ chiaro – ma lƬ c'erano casi di corruzione. Il Promotore di Giustizia ha studiato la cosa, ha fatto le consultazioni e ha visto che c'era uno squilibrio nel bilancio. Poi ha chiesto a me il permesso di fare le perquisizioni: cāĆØ una presunzione di corruzione e mi ha detto che doveva farle in questo, in questāaltro e in questāaltro ufficio. Io ho firmato lāautorizzazione. Ć stata fatta la perquisizione in cinque uffici e al giorno di oggi – sebbene cāĆØ la presunzione di innocenza – ci sono i capitali che non sono amministrati bene anche con corruzione. Credo che in meno di un mese incominceranno gli interrogatori delle cinque persone che sono state bloccate perchĆ© cāerano indizi di corruzione. Lei potrĆ dirmi: questi cinque sono corrotti? No, la presunzione di innocenza ĆØ una garanzia, un diritto umano. Ma cāĆØ corruzione, si vede. Con le perquisizioni si vedrĆ se sono colpevoli o no. Ć una cosa brutta, non ĆØ bello che succeda questo in Vaticano. Ma ĆØ stato chiarito dai meccanismi interni che cominciano a funzionare e che Papa Benedetto aveva cominciato a fare. Per questo io ringrazio Dio. Non ringrazio Dio perchĆ© cāĆØ la corruzione, ma lo ringrazio perchĆ© il sistema di controllo vaticano funziona bene”.
Philip Pullella, Reuters
C'ĆØ preoccupazione nelle ultime settimane per quello che sta succedendo nelle finanze del Vaticano e secondo alcuni c'ĆØ una guerra interna su chi deve controllare i soldi. La maggior parte dei membri del Consiglio di amministrazione dell'AIF si ĆØ dimessa. Egmont, che ĆØ il gruppo di queste autoritĆ finanziarie, ha sospeso il Vaticano dalle comunicazioni sicure dopo il raid del primo ottobre (le perquisizioni dellāinchiesta, ndr). Il direttore dell'AIF ĆØ ancora sospeso, come ha detto lei e ancora non cāĆØ un Revisore generale. Che cosa puĆ² fare o dire lei per garantire alla comunitĆ finanziaria internazionale e ai fedeli chiamati a contribuire allāObolo, che il Vaticano non tornerĆ a essere considerato unĀ pariaĀ da tenere escluso, di cui non fidarsi, e che le riforme continueranno e che non si tornerĆ alle abitudini del passato?
“Il Vaticano ha fatto passi avanti nella sua amministrazione: per esempio lo IOR oggi ĆØ accettato da tutte le banche e puĆ² agire come le banche italiane, cosa che un anno fa ancora non c'era, ci sono stati dei progressi. Poi, sul gruppo Egmont: ĆØ una cosa non ufficiale internazionale, ĆØ un gruppo di appartenenti allāAIF, e il controllo internazionale non dipende dal gruppo Egmont, che ĆØ un gruppo privato anche se ha il suo peso. Monyeval farĆ l'ispezione programmata per i primi mesi dellāanno prossimo, la farĆ . Il direttore AIF ĆØ sospeso perchĆ© cāerano sospetti di non buona amministrazione. Il presidente dell'AIF si ĆØ fatto forza con il gruppo Egmont per riprendere la documentazione (sequestrata, ndr) e questo la giustizia non puĆ² farlo. Davanti a questo io fatto una consultazione con un magistrato italiano, di livello: cosa devo fare? La giustizia davanti a unāaccusa di corruzione ĆØ sovrana in un Paese, nessuno puĆ² immischiarsi lƬ dentro, nessuno puĆ² dare le carte al gruppo Egmont.Ā Devono essere studiate le carte che fanno emergere quella che sembra una cattiva amministrazione nel senso di un cattivo controllo: ĆØ stato l'AIF a non controllare – sembra – i delitti degli altri. Il suo dovere era controllare. Io spero che si provi che non ĆØ cosƬ, ora cāĆØ la presunzione di innocenza. Ma per il momento il magistrato ĆØ sovrano e deve studiare come sono andate le cose perchĆ© in caso contrario un Paese avrebbe una amministrazione superiore che lederebbe la sua sovranitĆ . Il presidente dellāAIF scadeva il 19 (novembre, ndr), io lāho chiamato alcuni giorni prima e lui non se nāĆØ accorto, mi ha detto in seguito. E ho annunciato che il 19 lasciava. Ho giĆ trovato il successore, un magistrato di altissimo livello giuridico ed economico nazionale e internazionale, e al mio rientro assumerĆ lāincarico della presidenza dellāAIF. Sarebbe stato un controsenso che lāautoritĆ di controllo fosse sovrana sopra lo Stato. Ć una cosa non facile da capire. Quello che ha un poā disturbato ĆØ il gruppo Egmont, che ĆØ un gruppo privato: aiuta tanto ma non ĆØ lāautoritĆ di controllo del Moneyval. Moneyval studierĆ i numeri, studierĆ le procedure, studierĆ come ha agito il Promotore di Giustizia e come il giudice e i giudici hanno determinato la cosa. Io so che in questi giorni incomincerĆ lāinterrogatorio di alcuni dei cinque che sono stati sospesi. Non ĆØ facile, ma non dobbiamo essere ingenui, non dobbiamo essere schiavi. Qualcuno mi ha detto, ma io non credo: con questo fatto che abbiamo toccato il gruppo Egmont, la gente si spaventa e si sta facendo un po'Ā di terrorismo (psicologico, ndr). Lasciamo da parte questo. Noi andiamo avanti con la legge, con il Moneyval, con il nuovo presidente dell'AIF. E il direttore ĆØ sospeso: magari fosse innocente, io vorrei perchĆ© ĆØ una cosa bella che una persona sia innocente e non colpevole, lo spero. Ma ĆØ stato fatto un po'Ā di rumore con questo gruppo che non volevano che si toccassero le carte che appartenevano al gruppo. Ć la prima volta che in Vaticano la pentola viene scoperchiata da dentro, non da fuori. Da fuori tante volte (lo ĆØ stata, ndr). Ci hanno detto tante volte e noi con tanta vergognaā¦ Ma Papa Benedetto ĆØ stato saggio, ha cominciato un processo che ĆØ maturato, maturato e adesso ci sono le istituzioni. Che il Revisore abbia avuto il coraggio di fare una denuncia scritta contro cinque persone, sta funzionandoā¦ Davvero, non voglio offendere il gruppo Egmont perchĆ© fa tanto bene, aiuta, ma in questo caso la sovranitĆ dello Stato ĆØ la giustizia, che ĆØ piĆ¹ sovrana del potere esecutivo. Non ĆØ facile da capire ma vi chiedo di capirlo”.
Roland Juchem, CIC
Santo Padre, sul volo da Bangkok a Tokyo ha mandato un telegramma a Carrie Lam di Hong Kong. Che cosa pensa della situazione lƬ, con le manifestazioni e con le elezioni comunali? E quando potremo accompagnarla a Pechino?
“I telegrammi si mandano a tutti i Capi di Stato, ĆØ una cosa automatica di saluto ed ĆØ anche un modo cortese di chiedere permesso di sorvolare il loro territorio. Questo non ha un significato nĆ© di condanna nĆ© di appoggio. Ć una cosa meccanica che tutti gli aerei fanno quando tecnicamente entrano, avvisano che stanno entrando, e noi lo facciamo con cortesia. Questo non ha alcun valore nel senso della sua domanda, ha soltanto un valore di cortesia. Per lāaltra cosa che lei mi dice: se ci pensiamo, poi, non ĆØ soltanto Hong Kong. Pensi al Cile, pensi alla Francia, la democratica Francia: un anno di gilet gialli. Pensi al Nicaragua, pensi ad altri Paesi latinoamericani che hanno problemi del genere e anche a qualche Paese europeo. Ć una cosa generale. Che cosa fa la Santa Sede con questo? Chiama al dialogo, alla pace, ma non ĆØ solo Hong Kong, ci sono varie situazioni con problemi che io in questo momento non sono capace di valutare. Io rispetto la pace e chiedo la pace per tutti questi Paesi che hanno dei problemi, anche la Spagna. Conviene relativizzare le cose e chiamare al dialogo, alla pace, perchĆ© si risolvano i problemi. E infine: mi piacerebbe andare a Pechino, io amo la Cina”.
Valentina Alazraki, Televisa
Papa Francesco, l'America Latina ĆØ in fiamme. Abbiamo visto dopo il Venezuela e Cile immagini che non pensavamo di vedere dopo Pinochet. Abbiamo visto la situazione in Bolivia, Nicaragua o altri Paesi: rivolte, violenza nelle strade, morti, feriti, chiese anche bruciate, violate. QualĀ ĆØ la sua analisi su quello che sta succedendo in questi Paesi? La Chiesa e lei personalmente come Papa latinoamericano state facendo qualcosa?
“Qualcuno mi ha detto questo: si deve fare un'analisi. La situazione oggi nell'America Latina assomiglia a quella del 1974-1980, in Cile, Argentina, Uruguay, Brasile, Paraguay con Strƶssner, e credo anche Boliviaā¦ avevano l'operazione Condor in quel momentoā¦ Una situazione in fiamme, ma non so se ĆØ un problema che assomiglia o ĆØ un altro.Ā Davvero io in questo momento non sono capace di fare l'analisi di questo. Ć vero che ci sono dichiarazioni precisamente non di pace. CiĆ² che accade in Cile a me spaventa, perchĆ© il Cile sta uscendo da un problema di abusi che ha fatto soffrire tanto e adesso un problema del genere che non capiamo bene. Ma ĆØ in fiamme come lei dice e si deve cercare il dialogo e anche l'analisi. Ancora io non ho trovato un'analisi ben fatta sulla situazione in America Latina e anche ci sono governi deboli, molto deboli, che non sono riusciti a mettere ordine e pace, e per questo si arriva a questa situazione”.
Valentina Alazraki, Televisa
Evo Morales ha chiesto la sua mediazione per esempio. Cose concreteā¦
“SƬ, cose concrete. Il Venezuela ha chiesto la mediazione e la Santa Sede sempre ĆØ stata disposta. C'ĆØ un buon rapporto, davvero un buon rapporto, siamo lƬ presenti per aiutare quando ĆØ necessario. La Bolivia ha fatto qualcosa del genere, ha fatto una richiesta alle Nazioni Unite che hanno inviato dei delegati, e anche qualcuno di qualche nazione europea. Il Cile non so se ha fatto qualche domanda di mediazione internazionale, il Brasile certamente no, ma anche lƬ ci sono dei problemi. Ć una cosa un po'Ā strana, ma non vorrei dire una parola di piĆ¹ perchĆ© sono incompetente e non ho studiato bene e sinceramente non capisco bene.
L'omaggio del Papa alla Thailandia “trascendente”
Approfitto della sua domanda per aggiungere che avete parlato poco della Thailandia, che ĆØ un'altra cosa differente dal Giappone, una cultura della trascendenza, una cultura anche della bellezza diversa dalla bellezza del Giappone: una cultura, tanta povertĆ e tante ricchezze spirituali. Ma anche c'ĆØ un problema che fa male al cuore che ci fa pensare a 'Grecia e le altre', lei ĆØ una maestra in questo problema dello sfruttamento, lei lo ha studiato bene, e il suo libro ha fatto tanto bene. E la Thailandia, alcuni posti della Thailandia sono difficili per questo. Ma cāĆØ la Thailandia del sud, e anche c'ĆØ la bella Thailandia del nord, dove non sono potuto andare, che ĆØ tribale e ha tutta un'altra cultura. Ho ricevuto una ventina di persone di quella zona, cristiani primi, primi battezzati, che sono venuti a Roma, con unāaltra cultura diversa, quelle culture tribali. E Bangkok, abbiamo visto, ĆØ una cittĆ forte, modernissima, ma ha dei problemi diversi da quelli del Giappone e ha ricchezze diverse da quelle del Giappone. Sul problema dello sfruttamento ho voluto sottolinearlo per ringraziare lei per il suo libro, come anche vorrei ringraziare il libro 'verde'Ā di Franca Giansoldati: due donne che vengono sullāaereo che hanno fatto un libro ognuno dei quali tocca dei problemi di oggi, il problema ecologico e il problema della distruzione della madre terra, dell'ambiente, e il problema dello sfruttamento umano che lei ha toccato. Si vede che le donne lavorano piĆ¹ degli uomini e sono capaci. Grazie a voi, ambedue per questo contributo. E ancora non dimentico la camicia di Rocio (il riferimento ĆØ alla camicia di una donna messicana assassinata che Valentina Alazraki aveva donato al Papa durante un'intervista video nei mesi scorsi, ndr). E grazie per fare delle domande dirette, questo fa bene. Pregate per me”.