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Santa Marta. Papa: “Bisogna toccare con mano i bisognosi, non respingerli perché puzzano”

Nei confronti dei sofferenti bisogna aver compassione, non pena. Nell’omelia della Messa a Casa Santa Marta, Papa Francesco spiega qual è la differenza tra questi due atteggiamenti da tenere dinanzi a vedove, orfani, stranieri, forestieri.

La risurrezione del figlio della vedova di Nain

La sua riflessione trae origine dal Vangelo odierno di San Luca, che parla del racconto della risurrezione del figlio della vedova di Nain per opera di Gesù, il quale – afferma il Pontefice – ha la capacità di “guardare il dettaglio”, perché “guarda con il cuore”, appunto ha compassione.

Cos’è la compassione

“La compassione – prosegue – è un sentimento che coinvolge, è un sentimento del cuore, delle viscere, coinvolge tutto”. E sottolinea: “Non è lo stesso della ‘pena’, o di … ‘peccato, povera gente!’: no, non è lo stesso. La compassione coinvolge. È ‘patire con’. Questo è la compassione”. Nonostante Gesù sia seguito da una enorme folla, si sofferma con una vedova e un orfano. “Per Lui era più importante quella vedova e quell’orfano morto, che la folla alla quale Lui stava parlando e che lo seguiva”, afferma. Perché? “Perché il suo cuore, le sue viscere si sono coinvolti – dice Bergoglio -. Il Signore, con la sua compassione, si è coinvolto in questo caso. Ebbe compassione”.

Compatire è avvicinarsi

Gesù dunque non si limita a guardare, ma si avvicina per “toccare la realtà”. “Ebbe compassione – prima parola – si avvicinò – seconda parola”, spiega Bergoglio. E, compiuto il miracolo, non se ne va, ma prende il ragazzo e lo restituisce a sua madre. Così spiega il Papa: “Gesù fa dei miracoli per restituire, per mettere al proprio posto le persone. Ed è quello che ha fatto con la redenzione. Ebbe compassione – Dio ebbe compassione – si avvicinò a noi in suo Figlio, e restituì tutti noi alla dignità di figli di Dio. Ci ha ricreati tutti”.

Imitare Gesù

Il Papa invita allora a “fare lo stesso”, avvicinandosi ai bisognosi e non aiutandoli “da lontano” perché c’è chi è sporco, “non fa la doccia”, “puzza” L’esortazione è a non approcciarsi ai drammi umani come a uno dei tanti notiziari del giorno: “Tante volte guardiamo i telegiornali o la copertina dei giornali, le tragedie … ma guarda, in quel Paese i bambini non hanno da mangiare; in quel Paese i bambini fanno da soldati; in quel Paese le donne sono schiavizzate; in quel Paese … oh, quale calamità! Povera gente … Volto pagina e passo al romanzo, alla telenovela che viene dopo”.

Sono capace di avere compassione?

Questo atteggiamento, secondo il Vescovo di Roma, non è cristiano. Pertanto c’è bisogno di farsi una domanda: “Io sono capace di avere compassione? Di pregare? Quando vedo queste cose, che me le portano a casa, attraverso i media… le viscere si muovono? Il cuore patisce con quella gente, o sento pena, dico ‘povera gente’, e così … “. E se non puoi avere compassione, chiedere la grazia: ‘Signore, dammi la grazia della compassione’”! Infine Francesco chiede di pregare per essere capaci di aiutare la gente che soffre, affinché “venga restituita alla società”, alla “vita di famiglia”, di lavoro; insomma: alla “vita quotidiana”.

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