E'un'iniziativa che lascerà il segno quella che è stata siglata dall'accordo raggiunto tra la Conferenza episcopale italiana e l’Azienda sanitaria locale Roma 1. I due enti, dopo un lungo percorso di studio, hanno dato vita ad una nuova figura: l'infermiere di parrocchia. Ossia una figura di raccordo tra il mondo della comunità parrocchiale e quello del Servizio sanitario nazionale, senza sostituirsi ad esso. A rendere possibile tutto ciò il connubio formato da don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute, e da Angelo Tanese, direttore generale dell’Azienda sanitaria locale Roma 1. Inoltre il progetto è sostenuto sia dalla Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (Fnopi) che dalla Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere (Fiaso).
L'iniziativa
Il progetto ha richiesto un anno di lavoro per essere definito, partendo dalla necessità manifestata da chi si occupa di sanità territoriale con il compito di individuare coloro che non sono raggiunti dal Servizio sanitario nazionale, perché esclusi dalle comuni “reti sociali di contatto”. In altri termini i soggetti che vengono risucchiati nelle sacche di povertà. Infatti su 14 milioni cittadini italiani over 65 anni si stima che il 3% circa usufruisca dell'assistenza domiciliare, mentre 3,2 milioni rinunci alle cure per la mancanza di servizi o per gli alti costi. Dunque gli obiettivi, presenti nel testo dell’accordo, ci sono “ascoltare, informare e orientare le persone all’interno della rete dei servizi socio-sanitari territoriali delle aziende sanitarie locali; facilitare i percorsi di accesso alle cure o all’assistenza, interfacciandosi con i distretti sanitari e i vari servizi territoriali di prossimità; intercettare gli irragginuti e favorirne il contatto con la rete; favorire azioni di promozione della salute e del benessere della comunità”.
I tempi del progetto
La prima fase dell'iniziativa prevede la costituzione della Consulta nazionale per i servizi sanitari di prossimità e del gruppo di coordinamento tecnico del progetto. In quali aree del Paese saranno presenti “gli infermieri di parrocchia”? La sperimentazione, che fa parte della seconda fase del progetto, partirà a settembre per il momento in tre Regioni, Piemonte, Lazio e Basilicata, coinvolgendo le diocesi di Alba, Roma e Tricarico. In concreto le chiese locali stipuleranno convenzioni con le rispettive Asl per “scrivere” il modello di infermiere di parrocchia più adatto alle esigenze di quel territorio.