San Tommaso, l’apostolo che toccò le piaghe di Gesù

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Mio Signore e mio Dio!”. Queste parole pronunciate dall’apostolo Tommaso, la cui festa si celebra il 3 luglio, quando riconosce Gesù, mettendogli le mani nel costato trafitto dalla lancia, e lo stesso Gesù lo invita a non essere incredulo, ma credente. Questo episodio è ben raccontato nel Vangelo di Giovanni al capitolo 20.

“Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno…”. Così risponderà Gesù ed è un monito che a pensarci bene, non è rivolto solo all’apostolo, ma a tutti noi, che cerchiamo sempre prove e testimonianze per credere veramente.

Tornando alla scena “dell’incredulità”, essa fu rappresentata tra i tanti pittori, anche da Michelangelo Merisi (1571-1610) detto il Caravaggio, in un famoso dipinto ad olio realizzato tra il 1600 ed il 1601 ed esposto nella Bildergalerie di Potsdam, una città appena fuori Berlino.

Tommaso viene descritto con il nome etimologico del suo nome: “è chiamato didimo”. Infatti Tommaso è nome siriaco, o ebraico, che ha due significati gemello e abisso. Ora, gemello in greco si dice didimo: e poiché Giovanni compose il Vangelo in greco, lo denominò didimo. E Tommaso fu detto appunto gemello perché forse apparteneva alla tribù di Beniamino, nella quale alcuni, o forse tutti erano detti gemelli.

Tommaso nacque a Pansada in Galilea nel I secolo e si spinse a predicare il Vangelo in Persia, come descritto anche da Origene (185-255), mentre secondo Gregorio Nanzianzeno (329-390) in India, dove fondò la prima comunità cristiana.

Egli iniziò la sua predicazione nella città portuale di Muziris, nella regione indiana dello stato di Kerala, convertendo indiani ed ebrei, presenti in quella zona. Successivamente si recò in Cina, e al ritornò in India morì, il 21 dicembre del 72 d. C.  a Mylapore, una cittadina della Costa del Coromandel, e che oggi è inserita nella metropoli di Chennai.

Un’antica tradizione, come scritto nella “Leggenda Aurea” di Jacopo da Varagine (1230 – 1298), una raccolta medievale di biografie, ricollega Tommaso all’Assunzione in cielo di Maria. Dopo la morte della Vergine, Gesù stesso fece porre il suo corpo in un sepolcro, poi, dopo tre giorni, lo riunì all’anima e l’accolse in cielo. La cintura di Maria cadde, ancora stretta, nelle mani di Tommaso, secondo alcuni come segno di particolare predilezione, secondo altri, per vincere la sua incredulità.

Nel IV secolo le reliquie di Tommaso furono trasportate dall’India ad Edessa, in Asia Minore, poi nel 1258, il navigatore ortonese Leone Acciaiuoli, (1220-1300) portò le ossa del santo in Abruzzo, dove si trovano ancora oggi, ad Ortona vicino Chieti, nella basilica dedicata all’apostolo, dove sono conservate e venerate dai fedeli.