San Benedetto, il monaco diventato patrono d’Europa

Il monachesimo come preghiera, lavoro ma anche riflessione sulla natura dell'uomo: la regola di san Benedetto ha attraversato la Storia

San Benedetto da Norcia
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“… Giustamente perciò Pio XII salutò san Benedetto ‘Padre dell’Europa’ in quanto ai popoli di questo continente egli ispirò quella cura amorosa dell’ordine e della giustizia come base della vera socialità. Lo stesso Predecessore Nostro desiderò che Dio, per i meriti di questo grande santo, assecondasse gli sforzi di quanti cercano di affratellare queste nazioni europee. Anche Giovanni XXIII, nella sua paterna sollecitudine, desiderò vivamente che ciò avvenisse. È quindi naturale che pure Noi, a questo movimento, tendente al raggiungimento dell’unità europea, diamo il Nostro pieno assenso. Per questo abbiamo accolto volentieri le istanze di molti Cardinali, Arcivescovi, Vescovi, Superiori Generali di Ordini religiosi, Rettori di Università e di altri insigni rappresentanti del laicato di varie nazioni europee per dichiarare san Benedetto Patrono d’Europa. E per questa solenne proclamazione Ci si presenta quanto mai opportuna la data di oggi in cui riconsacriamo a Dio, in onore della Vergine santissima e di san Benedetto, il tempio di Montecassino che, distrutto nel 1944 durante il terribile conflitto mondiale, è stato ricostruito dalla tenacia della pietà cristiana…”.

San Benedetto, le origini

Queste brano è tratto dalla Lettera Apostolica Pacis nuntius di Paolo VI (1963-1978) del 24 ottobre 1964, nella quale S. Benedetto di Norcia, viene proclamato Patrono Principale dell’intera Europa. Sicuramente Benedetto da Norcia (480-547) è stato il fondatore del monachesimo occidentale e fondatore dell’Ordine Benedettino. Fratello di santa Scolastica, egli proveniva dalla conosciuta “gens Anicia” di origine romana, insieme alla sorella fu mandato a Roma, per studiare, ma a 17 anni si ritirò nella Valle del fiume Aniene presso Eufide, da qui passò verso Subiaco, dove incontrò un monaco di nome Romano, di un monastero retto dall’abate Adeodato.

Il monachesimo

Benedetto indossò l’abito monacale e si ritirò presso una grotta del Monte Taleo, che adesso è incastonata nel monastero del Sacro speco a Subiaco, dove rimase per circa trent’anni.
Fu l’occasione, attraverso la predicazione della Parola di Dio, di creare una comunità di tredici monasteri, ognuno con dodici monaci, guidati da un abate. San Gregorio Magno (590-604) nei suoi “ Dialoghi” in cui narra la vita del santo di Norcia, scrive che Benedetto: “ … abitò solo con se stesso, sotto gli occhi di chi ci guarda dall’alto…”.

Benedetto a Montecassino

Ricordiamo che il monaco era colui che si isolava dal mondo, per compiere un cammino di ricerca spirituale, caratterizzato dalla rinuncia e dalla preghiera. Col passare degli anni, prevalsero forme di vita comunitaria, conosciute come “cenobitismo”, nell’ambito del quale i monaci accettarono di osservare delle norme definite “regole” a cui attenersi per vivere disciplinatamente in comunità. E la vita di Benedetto raggiunse il suo massimo splendore come monaco, quando si stabilisce a Cassino, nel Lazio, dove edifica sugli antichi resti di templi di origine pagana il “Monastero di Montecassino” e proprio qui nel 525, compose “ La Regola”, che consta di un “prologo” e di ben settantatré capitoli, per scriverla si ispirò alla “Regula” di Basilio di Cesarea (329-379) e l’arricchì, inoltre di citazioni bibliche. Con la preghiera comune, la preghiera personale e il lavoro, si organizzava così la vita dei monaci stessi all’interno del monastero.

Le tre linee guida

Potremmo aggiungere che nel suo progetto di riforma della società, Benedetto guardò essenzialmente all’uomo, seguendo tre linee direttive: il valore dell’uomo singolo come persona; la dignità del lavoro inteso come servizio di Dio e dei fratelli; la necessità della contemplazione, ossia della preghiera: avendo compreso che Dio è l’Assoluto, e nell’Assoluto viviamo, e l’anima di tutto deve essere la preghiera. Il motto dell’Ordine Benedettino: si riassume in due semplici parole: “ Ora et labora “ e più semplicemente “ Prega e lavora”. “ L’ozio – scriverà Benedetto – è nemico dell’anima, è per questo che i fratelli, devono, in determinate ore, dedicarsi al lavoro manuale, in altre invece, alla lettura dei libri contenenti la Parola di Dio “.

L’Ordine nella Storia

A Montecassino, Benedetto visse fino alla morte avvenuta il 21 marzo 547. L’Ordine di San Benedetto, ha rivestito nel corso dei secoli un’importanza non solo storica. Potremmo dire e aggiungere che esso contribuì alla formazione dell’identità culturale e sociale della civiltà europea, soprattutto servendosi dei tanti monasteri sparsi in tante nazioni, che erano in grado di mettere, potremmo dire ai giorni nostri, in connessione le varie culture del cosiddetto Vecchio Continente.