Il Papa è in costante contatto con i Suoi collaboratori, in particolare della Segreteria di Stato, sulle questioni cinesi, e viene da loro informato in materia fedele e particolareggiata sulla situazione della Chiesa Cattolica in Cina e sui passi del dialogo in corso tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese, che Egli accompagna con speciale sollecitudine. Desta sorpresa e rammarico, pertanto, che si affermi il contrario da parte di persone di Chiesa e si alimentino così confusione e polemiche“. E' la dichiarazione ufficiale del direttore della Sala Stampa vaticana, Greg Burke, in riferimento alle trattative in corso con il regime di Pechino.
Uno scarno comunicato che si è reso necessario dopo le affermazioni del cardinale Zen, vescovo emerito di Hong Kong, che ha incontrato Papa Francesco a S. Marta il 12 gennaio, alla vigilia del viaggio apostolico in America Latina, e successivamente ha pubblicato una lettera sul suo blog riportata integralmente da Asianews. Una lettera in cui il porporato ricostruiva la sua visita a Roma, effettuata con il solo scopo di spiegare al S. Padre la situazione della Chiesa in Cina, divisa tra quella ufficiale e quella sotterranea, fedele al Papa, e confermava tutto quanto riportato dal quotidiano diretto da padre Bernardo Cervellera circa la rimozione di due vescovi della Chiesa sotterranea, quelli di Shantou e di Mindong, a favore di altrettanti vescovi “ufficiali”, cioé nominati dal regime e, di fatto, scismatici.
“Quella sera – racconta il card. Zen riferendosi al colloquio con il Papa – la conversazione è durata circa mezz’ora. Ero piuttosto disordinato nel mio parlare, ma penso di aver raggiunto lo scopo di rendere note al Santo Padre le preoccupazioni dei suoi figli fedeli in Cina. La domanda più importante che ho posto al Santo Padre (che era citata anche nella lettera) era se egli aveva avuto tempo di 'studiare il caso' (come aveva promesso a mons. Savio Hon). Nonostante il pericolo di essere accusato di rompere la confidenzialità, ho deciso di dirvi quanto sua Santità ha detto: “Sì, ho detto loro (i suoi collaboratori nella Santa Sede) di non creare un altro caso Mindszenty”! Ero là alla presenza del Santo Padre, in rappresentanza dei miei fratelli cinesi nella sofferenza. Le sue parole dovrebbero essere ben comprese come una consolazione e un incoraggiamento più per loro che per me”.
Nella sua lettera, l'anziano porporato fa notare che “il problema non sono le dimissioni dei vescovi legittimi, ma la richiesta di fare spazio a quelli illegittimi e scomunicati. Sebbene la legge sul ritiro per raggiunti limiti di età non sia mai stata applicata in Cina, molti anziani vescovi sotterranei, hanno chiesto con insistenza un successore, ma non hanno mai ricevuto alcuna risposta dalla Santa Sede. Altri, che hanno già un successore nominato, e forse perfino la bolla firmata dal Santo Padre, hanno ricevuto l’ordine di non procedere con l’ordinazione per paura di offendere il governo”. Il card. Zen avverte poi che “il governo comunista sta producendo nuovi e più aspri regolamenti limitando la libertà religiosa. Essi ora stanno mettendo in atto i regolamenti che fino ad ora erano solo sulla carta (dal 1° febbraio 2018, il raduno alla messa di una comunità sotterranea non sarà più tollerato)”.
“Forse – conclude il cardinale – io penso che il Vaticano stia svendendo la Chiesa cattolica in Cina? Sì, decisamente, se essi vanno nella direzione che è ovvia in tutto quello che hanno fatto in questi mesi e anni recenti. Sono forse io il maggior ostacolo al processo di accordo fra il Vaticano e la Cina? Se questo accordo è cattivo, sono più che felice di essere un ostacolo“.
Parole che hanno portato la S. Sede ad emettere il comunicato di Burke ma che dimostrano che gli accordi verso cui viaggiano il Vaticano e il governo cinese non sono visti di buon occhio da chi per decenni ha sofferto sulla propria pelle le persecuzioni, le angherie e le discriminazioni del regime comunista di Pechino.