E’ il 27 aprile 2014 quando alle ore 05:30 del mattino aprirono i varchi di piazza San Pietro per ospitare un milione di pellegrini da tutto il mondo. La Chiesa si preparava a vivere una giornata che sarebbe rimasta per sempre nella storia in quanto 4 papi ne sono stati protagonisti. Quando Francesco accompagnato sull’altare da Benedetto XVI ha pronunciato la formula latina con cui proclamava santi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, la folla si è sciolta in un lungo e caloroso applauso.
Tutto il mondo ha assistito all’epocale evento, si calcola un equipaggiamento di 36 satelliti che ne trasmettevano le immagini accompagnati dalla radiocronaca in 40 lingue per diffondere in ogni angolo del pianeta l’importante e unica celebrazione. Due papi molto vicini eppure così diversi a presiedere l’Eucarestia, ma anche due differenti figure quelle dei pontefici al centro della festa. Giuseppe Angelo Roncalli originario di Sotto il Monte nel bergamasco, nato nel 1881. A circa 1200 chilometri di distanza e qualche decennio più avanti nasce Karol Wojtyla, il primo papa straniero dopo 455 anni.
Roncalli ha occupato il soglio pontificio per 5 anni, Giovanni Paolo II per ben 27. Giovanni XXIII suscitò l’entusiasmo dei fedeli con la visita a Loreto nel 1870, entrando nella storia come il primo Pontefice a uscire dal Lazio. Giovanni Paolo II allargò i confini della sua missione in 145 Paesi e 150 viaggi in Italia. Sebbene le differenze tra le due figure siano molte, non mancano i punti in comune.
Entrambi hanno lottato contro i propri difetti lasciandosi trasformare dalla preghiera, entrambi sono stati docili ai grandi cambiamenti del Concilio Vaticano II, taghettando la Chiesa verso nuove sponde. Papa Francesco durante la Santa Messa sottolineò però che i due canonizzati possono dirsi fuori dagli schemi non tanto per il loro operato quanto per la loro santità, il loro amore a Dio e al prossimo. Un ultimo, ma non meno importante elemento che avvicina le due figure è il fatto che sia Giovanni Paolo II che Giovanni XXIII sono stati proposti da subito per la canonizzazione.
“Hanno avuto il coraggio di guardare le ferite di Gesù – ha detto di loro Francesco – di toccare le sue mani piagate e il suo costato trafitto. Non hanno avuto vergogna della carne di Cristo, non si sono scandalizzati di Lui, della sua croce; non hanno avuto vergogna della carne del fratello perché in ogni persona sofferente vedevano Gesù. Sono stati due uomini coraggiosi, pieni della parresia dello Spirito Santo, e hanno dato testimonianza alla Chiesa e al mondo della bontà di Dio, della sua misericordia”.