Nel capoluogo abruzzese si conclude oggi la sessione plenaria della Commissione mista cattolico-ortodossa. Un confronto che ha fatto registrare notevoli passi avanti sul piano del dialogo teologico con l’adozione di un documento comune dal titolo “Verso una comune comprensione della sinodalità e del primato a servizio dell’unità della Chiesa”. Lo ha reso noto con un comunicato sul suo sito internet il dipartimento sinodale per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca. Tuttavia non mancano le difficoltà. La prima è rappresentata dall’opposizione della Chiesa ortodossa georgiana, una delle 14 autocefale che hanno partecipato ai lavori, ad alcuni punti del documento finale. Un’autonomia che non è una novità per il patriarcato di Tbilisi. L’aspetto positivo è che malgrado questa opposizione il documento è stato ampiamente condiviso e non ha subito uno stop che avrebbe potuto avere pesanti ripercussioni sui rapporti futuri.
L’altra difficoltà è rappresentata dalla questione dei cattolici ucraini di rito greco, i cosiddetti uniati. Il patriarcato di Mosca vorrebbe che fosse il tema della prossima sessione plenaria. L’argomento è un grosso ostacolo nel dialogo con Roma. Il metropolita Hilarion, il “ministro degli esteri” che guidava la delegazione russa, non ha avuto timore di affermare che è “inaccettabile dal punto di vista dell’etica cristiana” l’azione degli uniati. Purtroppo pesano in questa contrapposizione anche le vicende belliche nel Paese martoriato dalla guerra civile. Hilarion non perdona all’arcivescovo maggiore di Kiev, mons. Shevcuk, le sue dichiarazioni antirusse, considerate “in contrasto con il nostro dialogo”. Secondo il numero due del Patriarcato di Mosca “all’interno delle nostre Chiese vi sono persone che ostacolano il nostro cammino”. Posizione ribadita dall’altro membro della delegazione russa, l’archimandrita Ireneo: “L’obiettivo del nostro dialogo – ha affermato – non è quello di raggiungere un accordo su questioni che già ci vedono d’accordo, ma discutere anche i problemi che ci dividono. E il tema dell’uniatismo è un problema estremamente attuale”. Ogni decisione sul tema della prossima plenaria è stata demandata al Comitato di coordinamento in programma il prossimo anno ma è chiaro che la questione degli uniati resta sullo sfondo con tutte le sue conseguenze.
A Roma, invece, si è svolto un incontro organizzato dall’Ufficio Cei per il dialogo interreligioso, diretto da don Cristiano Bettega, con alcuni esponenti delle associazioni islamiche italiane più rappresentative, come la Coreis, l’Ucoii e l’imam della Moschea di Roma Salah Ramadan Elsayed . Un incontro aperto da due meditazioni sulla Misericordia, dal punto di vista cristiano e da quello musulmano, nel solco di quel richiamo di Papa Francesco contenuto nella bolla di indizione dell’Anno Santo straordinario “Misericordiae Vultus”. “È la prima volta – ha detto don Bettega – che ci troviamo a livello ufficiale. L’intenzione è di iniziare oggi un percorso con l’obiettivo di conoscerci, di ascoltarci e di mettere sul tavolo uno o due punti concreti sui quali provare a lavorare insieme”. Il direttore dell’Ufficio ha annunciato per oggi un comunicato approvato da tutti i partecipanti. Anche in questo caso non mancano gli ostacoli. Le differenze ci sono e nessuno le nasconde, anzi. Come ha sottolineato Yahaya Pallavicini, presidente della Coreis, vanno banditi ogni sincretismo, perché “dove c’è confusione non si capisce chi sta dialogando e su che cosa”, e ogni “baratto teologico” perché “non si dialoga per trovare un compromesso teologico: le differenze devono essere rispettate in quanto differenze”. Lo stesso Pallavicini ha tuttavia sottolineato che non c’è alterantiva al dialogo, perché “solo il dialogo può essere il vero antidoto al radicalismo, a coloro che vogliono dividere”, pur mettendo in guardia da un “dialogo del buonismo” che resterebbe solo di facciata. L’imam Elsayed ha ribadito che è prossimo l’annuncio della data della visita di Francesco alla Moschea di Roma: “Non vediamo l’ora che il Papa arrivi. Sarà per noi un grande onore accoglierlo”