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Il riformatore san Pier Damiani

La sua santità venne riconosciuta per la sua intensa opera di riforma della Chiesa, per la sua profonda spiritualità e per i numerosi scritti teologici e ascetici

Pier Damiani nacque a Ravenna nel 1007, in quell’XI secolo che fu un’epoca di trasformazioni per la Chiesa cattolica, e fu un periodo tra l’altro caratterizzato anche dalla lotta per le investiture, un conflitto tra il papato e l’Impero per il controllo delle nomine ecclesiastiche. Sempre in questo secolo si assistette ad una grande fioritura del monachesimo, con la fondazione di nuovi ordini religiosi e la diffusione di ideali di ascetismo e di riforma spirituale.

Le notizie sulla vita di Pier Damiani, ci vengono da un suo discepolo Giovanni da Lodi (1025-1105) monaco e suo segretario personale.

Egli era nato in una famiglia numerosa, e alla morte di entrambi i genitori, essendo ancora giovane, fu affidato ad un fratello che lo trattò da servo e lo costrinse ad accudire i maiali. Successivamente a quello del fratello maggiore arciprete di Ravenna, questi prese a cuore l’educazione di Pier e lo mandò a studiare a Faenza e Parma, sia retorica, grammatica e diritto.

Ritornato a Ravenna come professore, adottò uno stile di vita tutto particolare, indossava il cilicio, digiunava e passava lunghe ore pregando ed invitava spesso alla sua tavola i poveri, che serviva personalmente.

Nel 1035 Pier conobbe due monaci benedettini del monastero di Fonte Avellana situato nella provincia di Pesaro e Urbino, alle pendici del monte Catria, che aveva fondato San Romualdo (951-1027) e decise di ritirarsi in quel luogo.

Vista la sua cultura, fu subito incaricato di istruire i novizi, intorno all’anno 1040 fu ordinato sacerdote e in seguito passò attraverso vari monasteri da Pomposa vicino Ferrara a San Vincenzo al Furlo, presso Urbino, dove si adoperò per riformare la disciplina secondo la riforma romualdina.

Nel 1043 divenne priore di Fonte Avellana dove restò in carica fino al 1057 è in questo periodo che Pier Damiani redasse una “Regola” in cui si sottolineava l’importanza dell’eremo.

E’ doveroso ricordare che la società dell’XI secolo era ancora profondamente radicata nel sistema feudale, con una rigida gerarchia sociale e un forte legame tra potere politico e religioso. San Pier Damiani, pur essendo un uomo di Chiesa, fu coinvolto anche nelle dinamiche politiche del suo tempo, cercando di promuovere una società più giusta e più cristiana.

Proprio il suo essere monaco, teologo e riformatore, lascerà un’impronta profonda nella storia della Chiesa e della cultura medievale in genere. Fu senza dubbio uno dei principali fautori della riforma gregoriana della Chiesa stessa, iniziata nel corso dell’XI secolo e promossa con particolare energia da Papa Gregorio VII (1073-1085da cui prese il nome.

Questa riforma voleva in prevalenza restaurare l’autorità morale e spirituale della Chiesa, liberandola dal potere politico e ristabilire la sua indipendenza, eliminando la simonia, una compravendita di cariche ecclesiastiche e il nicolaismo, una pratica del matrimonio o del concubinato diffusa anche tra i vescovi e si voleva inoltre consolidare il ruolo del papa come guida suprema della Chiesa, al di sopra di re e imperatori.

Nel corso della sua vita Pier Damiani, assistette all’incoronazione  Enrico III  di Franconia  come imperatore del Sacro Romano Impero che avvenne a Roma, il giorno di Natale del 1046, nella basilica di San Pietro, da parte del pontefice Clemente II, il cui papato durò appena nove mesi e sedici giorni, dal 25 dicembre 1046 al 9 ottobre 1047, giorno della sua morte.

Pier Damiani collaborò con Leone IX (1049-1054) con scritti e interventi alla riforma ecclesiastica, mentre Stefano IX (1057-1058) lo nominò cardinale e vescovo di Ostia. In seguito ricoprì varie cariche, ma desideroso di tornare alla vita monastica ottenne il permesso dal papa Alessandro II (1061-1073) fece ritorno nel 1067 a Fonte Avellana.

Durante il viaggio in uno dei tanti monasteri da lui fondati a Gamogna, nell’appennino tosco- romagnolo, sentendosi male fu costretto a fermarsi a Faenza, ospite dei benedettini di “S. Maria foris portam”, dove morì la notte tra il 21 e il 22 febbraio del 1072.

La sua santità venne riconosciuta per la sua intensa opera di riforma della Chiesa, per la sua profonda spiritualità e per i numerosi scritti teologici e ascetici, e il 1° ottobre del 1828 il papa Leone XII (1823-1829) lo proclamò Dottore della Chiesa.

C’è da aggiungere sebbene venisse ricordato con un giorno di festa doppio il 23 febbraio con la riforma del Calendario liturgico del 1969 la sua festa è stata spostata al giorno 21.

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