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Ricevuto dal Papa il missionario rapito nello Yemen e liberato dopo 18 mesi

L’abbraccio con i confratelli, che hanno ricevuto “una testimonianza di fede impressionante”, il desiderio di celebrare l’Eucarestia poi l’emozione di essere ricevuto da Papa Francesco, subito dopo l’udienza generale di oggi. Sono trascorse cosƬ le prime ore di don Thomas Uzhunnalil a Roma, dove ĆØ giunto dopo la liberazione avvenuta martedƬ. Il missionario salesiano ĆØ rimasto per 18 mesi nelle mani degli islamisti che lo avevano rapito nel marzo dello scorso anno.

Prostrato davanti al Papa

GiĆ  ieri pomeriggio don Thomas ĆØ stato accolto nella comunitĆ  salesiana vaticana, dove resterĆ  per il tempo necessario a riprendersi. Commovente, questa mattina, l’incontro con il Pontefice. Don Thomas, apparso visibilmente dimagrito, si ĆØ prostrato ai piedi del Successore di Pietro, come mostrano le fotografie diffuse dall’Agenzia info salesiana, poi dopo un breve colloquio Papa Francesco lo ha benedetto e gli ha baciato le mani.

L’accoglienza dei confratelli

Ad accogliere il confratello a Roma sono stati il Vicario del Rettor Maggiore, don Francesco Cereda ā€“ in rappresentanza del Rettor Maggiore, ieri ancora impegnato nella visita a Malta ā€“ alcuni Salesiani della comunitĆ  vaticana e della Casa Generalizia, e soprattutto don Thomas Anchukandam, giĆ  professore di don Uzhunnalil, che quandā€™era Superiore dellā€™Ispettoria di Bangalore ne autorizzĆ² lā€™invio missionario in Yemen. Come riporta l’Ans, “don Uzhunnalil ĆØ stato omaggiato con la ‘ponnada‘, lā€™abito che nella tradizionale viene consegnato agli ospiti di riguardo, ed ha ricevuto gli abbracci commossi di tutti i presenti”.

La lunga prigionia

Come accennato, don Thomas, che si ĆØ trattenuto in preghiera nella cappella della comunitĆ , avrebbe voluto celebrare subito dopo la Messa ma ĆØ stato costretto a rinviare questo suo desiderio perchĆ© ĆØ stato necessario prima sottoporlo alle visite mediche opportune. Il missionario di origine indiana ĆØ perĆ² riuscito a confessarsi, cosa che durante la lunga detenzione non ĆØ riuscito ovviamente a fare. Don Uzhunnalil nel corso del festoso incontro con i confratelli ha raccontato di aver continuato a celebrare spiritualmente la Messa ogni giorno, naturalmente a memoria perchĆ© non aveva a disposizione nĆ© testi nĆ© il pane e il vino per celebrare. Pochi i dettagli rivelati dal sacerdoteĀ che ha perĆ² confermato che quando fu rapito “si trovava nella cappella della comunitĆ  delle Missionarie della CaritĆ  di Aden; quindi ha raccontato che dopo il sequestro non ĆØ mai stato maltrattato e che a seguito del suo rapido dimagrimento i rapitori hanno anche iniziato a fornirgli i farmaci per il diabete di cui aveva bisogno”. Ha raccontato che solo in rarissime occasioni ha potuto cambiarsi gli abiti e due o tre volte ĆØ stato trasferito ma sempre bendato.

Martiri per Cristo

Poi ha ricordato quanto avvenuto il 3 marzo 2016, la sera prima della strage: “La Direttrice della casa delle Missionarie della CaritĆ  di Aden – riporta Ans – commentando la difficile situazione in cui si trovavano come religiosi in territorio di guerra, aveva manifestato che sarebbe stato bello essere martirizzati tutti assieme per Cristo. Ma la piĆ¹ giovane delle religiose ā€“ che poi ĆØ sopravvissuta allā€™attacco ā€“ le aveva risposto: io voglio vivere per Cristoā€.

Il Rettor Maggiore: “Nessun riscatto”

Don Ɓngel FernĆ”ndez Artime, Rettor Maggiore dei salesiani, in una lettera ha espresso grande gioia e soddisfazione. “Molte sono le cose che noi stessi non sappiamo scrive tra l’altro il superiore – Eā€™ certo che la liberazione e la consegna sono avvenute attraverso un operatore umanitario, in comunicazione e connessione con il Sultanato di Oman. Come Congregazione noi siamo stati informati alcuni mesi fa sui contatti che si stavano stabilendo con i rapitori, fino a giungere al momento presente, ma senza mai avere altre informazioni. Di fatto, abbiamo avuto notizia della sua liberazione solo ieri quando P. Thomas stava giĆ  per arrivare in Italia. Mi sento in dovere di dire a tutti voi e alle molte persone che hanno interesse di saperlo, che alla Congregazione Salesiana non ĆØ stato chiesto il pagamento di nessun riscatto, e non abbiamo notizia che sia stato effettuato nessun pagamento. Come ĆØ naturale e perchĆ© siamo certi che cosƬ ĆØ stato, desideriamo esprimere la nostra profonda gratitudine a sua MaestĆ  il Sultano di Oman e alle competenti autoritĆ  del Sultanato, allā€™operatore umanitario e a tutti coloro che in diversi modi si sono occupati di questo caso, in diverse occasioni con generoso impegno”.

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