La “Relatio finalis” del Sinodo è stata approvata all’unanimità dalla Commissione dei dieci incaricata della stesura del documento. La notizia è stata annunciata durante il briefing tenuto in Sala stampa vaticana da padre Federico Lombardi, il cardinale Raymundo Damasceno Assis, arcivescovo di Aparecida e vice presidente dell’Assemblea sinodale, il cardinale Schönborn, arcivescovo di Vienna, e fratel Hervé Janson, priore generale dei Piccoli Fratelli di Gesù. La Commissione dei Dieci, ha riferito padre Lombardi, “ha valutato e studiato le 248 osservazioni giunte in seguito alla lettura e al dibattito sul progetto di relazione finale”. “Hanno fatto un lavoro – ha continuato – e chi lo vede – onestamente, e voi lo vedrete questa sera, perché lo pubblicheremo, credo – è un lavoro assolutamente incredibile rispetto a quello che era l’Instrumentum Laboris e il lavoro svolto, con la sua complessità, in queste settimane: è venuto fuori un ampio documento di 94 punti che saranno votati questo pomeriggio, uno per uno, dall’assemblea”.
Il cardinale Damasceno Assis ha dichiarato di essersi sorpreso della metodologia adottata nel Sinodo, svoltosi in un “clima molto fraterno” e di “grande libertà”: “E’ stata data molta importanza ai circoli minori, al lavoro di questi piccoli gruppi. Erano, come voi sapete, 13 gruppi linguistici quindi, e gli interventi durante quasi due settimane sono stati ininterrotti. Questo ha permesso una più ampia partecipazione da parte di tutti e uno scambio reale tra i padri sinodali”. Anche il cardinale Schönborn ha messo l’accento sull’importanza della “nuova metodologia”. “Io già vedo – ha continuato – che certi giornalisti diranno: ‘Qual è il messaggio del Sinodo? E’ un po’ il comune denominatore più basso? Avete fatto compromessi per arrivare probabilmente a voti positivi?’”. Il messaggio principale, ha soggiunto, “è il tema del Sinodo: che la Chiesa cattolica in tutto il mondo, con un miliardo e 200 milioni di cattolici, hanno discusso per due anni il tema del matrimonio e della famiglia, con tutti gli aspetti positivi, difficili…”.
“Già questo – ha ribadito – è un fatto notevole per il nostro tempo, perché è, questo, il nucleo del messaggio: un grande sì alla famiglia” che “non è superata, non è un modello antico, ma è un modello fondamentale della società umana”, anche se è una famiglia “ferita” e anche “ricomposta”. Il porporato ha poi sottolineato che nel documento finale non c’è molto sull’omosessualità. Questo argomento, ha spiegato, è stato affrontato “sotto l’aspetto della famiglia nella quale facciamo anche l’esperienza di un fratello, di una sorella, di uno zio, di una persona nella famiglia che è omosessuale” e dal punto di vista della gestione “da cristiani” della situazione. Ciò, ha proseguito, “non vuol dire che nelle aree come l’Europa e in America del Nord questo tema non sia un tema per la Chiesa; ma a livello di una sinodalità universale, si deve rispettare la diversità delle situazioni politiche e culturali”. Infine sulla questione dei divorziati risposati la parola chiave è “discernimento” perché le vicende delle coppie e delle persone sono le più disparate e quindi “non c’è un bianco o nero, un semplice ‘sì’ o ‘no’”.