“Se c’è un atteggiamento che non è mai scontato anche per una comunità cristiana, è proprio quello di sapersi amare“. “Anche per un cristiano saper amare non è mai un dato acquisito una volta per tutte”, “ogni giorno si deve ricominciare”, “si deve imparare l’arte di amare“. Così Papa Francesco si rivolge ai tanti pellegrini accorsi in piazza San Pietro per la preghiera del Regina Coeli, che nel tempo pasquale sostituisce l’Angelus. Il Pontefice esprime poi il suo dolore per gli scontro armati che si stanno verificando nella Repubblica Centrafricana, e a sorpresa annuncia un Concistoro per la creazione di cinque nuovi cardinali, rito che sarà celebrato dal Santo Padre mercoledì 28 giugno, alla vigilia della Solennità dei Santi Pietro e Paolo.
La promessa di un “avvocato”
Il Papa commenta il Vangelo di oggi, continuazione di quello di domenica scorsa, riportandoci al “drammatico” e “commovente” momento dell’ultima cena di Gesù con i suoi discepoli. Bergoglio si sofferma sugli ultimi insegnamenti che l’evangelista Giovanni “raccoglie dalla bocca e dal cuore del Signore”. “In quel momento triste e buio”, Cristo promette “ai suoi amici” il dono di un “Paraclito”, cioè, spiega il Pontefice, di un altro “avvocato”, “difensore e consolatore”, ovvero “lo Spirito della verità”. Poi, citando le parole di Gesù, “Non vi lascerò orfani: verrò da voi”, il Santo Padre evidenzia come questa frase trasmette “la gioia di una nuova venuta di Cristo, risorto e glorificato”. Lui “dimora nel Padre e, al tempo stesso, viene a noi nello Spirito Santo”. “E in questa sua nuova venuta – prosegue il Papa – si rivela la nostra unione con Lui e con il Padre”.
L’amore, fonte della missione della Chiesa
Nel meditare le parole di Cristo, “noi oggi percepiamo con senso di fede di essere il popolo di Dio in comunione col Padre e con Gesù mediante lo Spirito Santo”. Ed è in questo “mistero”, fa notare il Pontefice, che “la Chiesa trova la fonte inesauribile della propria missione, che si realizza mediante l’amore”. Bergoglio cita ancora il Vangelo odierno: “”Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui”. Dunque, afferma il Santo Padre, “è l’amore che ci introduce nella conoscenza di Gesù, grazie all’azione di questo avvocato, lo Spirito Santo”. Infatti, prosegue, “l’amore a Dio e al prossimo è il più grande comandamento del Vangelo”. Oggi come allora, “il Signore ci chiama a corrispondere generosamente alla chiamata evangelica dell’amore, ponendo Dio al centro della nostra vita e dedicandoci al servizio dei fratelli, specialmente i più bisognosi di sostegno e di consolazione”.
Rinnovare l’arte di amare ogni giorno
Francesco fa quindi notare che “c’è un atteggiamento che non è mai facile, non è mai scontato” nemmeno per una comunità cristiana, ovvero “quello di sapersi amare, di volersi bene sull’esempio del Signore”. I contrasti, l’orgoglio, le invidie, le divisioni, alcune volte, deturpano “il volto bello della Chiesa”. Al contrario, afferma il Papa, “una comunità di cristiani dovrebbe vivere nella carità di Cristo”. Tuttavia, “è proprio lì che il maligno ‘ci mette lo zampino'”, e noi “ci lasciamo ingannare”. A farne le spese, aggiunge, “sono le persone spiritualmente più deboli”, che si sono “allontanate perché non sentite accolte, capite e amate”. “Anche per un cristiano – precisa il Pontefice – saper amare non è mai un dato acquisito una volta per tutte; ogni giorno si deve ricominciare, ci si deve esercitare perché il nostro amore verso i fratelli e le sorelle che incontriamo diventi maturo”, senza “quei limiti che lo rendono parziale, egoistico, sterile e infedele”. “Ogni giorno si deve imparare l’arte di amare, si deve seguire con pazienza la scuola di Cristo, si deve perdonare, con l’aiuto del suo Spirito”.
“Tacciano le armi”
Dopo la preghiera mariana e la benedizione, Papa Francesco esprime il suo dolore per le brutte notizie che giungono “dalla Repubblica Centrafricana, che porto nel cuore, specialmente dopo la mia visita del novembre 2015″. Il Pontefice denuncia la violenza che sta dilagando nella nazione: “Scontri armati hanno provocato numerose vittime e sfollati, e minacciano il processo di pace. Sono vicino alla popolazione e ai vescovi e tutti coloro che si prodigano per il bene della gente e per la pacifica convivenza”. Bergoglio prega per i defunti e i feriti, quindi rinnova il suo appello: “Tacciano le armi e prevalga la buona volontà di dialogare per dare al Paese pace e sviluppo“.
Il messaggio ai cattolici cinesi
Il Santo Padre ricorda poi la festa della Beata Maria Vergine Ausiliatrice, ovvero “Aiuto dei Cristiani”, memoria che ricorre il prossimo 24 maggio. L’icona dell’Ausiliatrice è venerata nel santuario di Sheshan a Shanghai, e per questo il Papa invita tutti ad unirsi spiritualmente ai fedeli cattolici cinesi, ai quali si rivolge affermando: “Alziamo lo sguardo a Maria nostra Madre, perché ci aiuti a discernere la volontà di Dio circa il cammino concreto della Chiesa in Cina e ci sostenga nell’accogliere con generosità il suo progetto d’amore. Maria ci incoraggia ad offrire il nostro personale contributo per la comunione tra i credenti e per l’armonia dell’intera società. Non dimentichiamo di testimoniare la fede con la preghiera e con l’amore, mantenendoci aperti all’incontro e al dialogo, sempre”.
L’annuncio del Concistoro
Infine, dopo aver salutato i tanti pellegrini che affollano una piazza San Pietro baciata da dal sole di maggio, Papa Francesco annuncia, a sorpresa, un Concistoro per la creazione di cinque nuovi cardinali, provenienti da ogni parte del mondo. Il rito, presieduto dallo stesso Pontefice, si svolgerà mercoledì 28 giugno, e il giorno dopo, solennità dei Santi Pietro e Paolo, Bergoglio celebrerà nella basilica vaticana la Santa Messa con i cinque nuovi porporati. Nell’annunciare il Concistoro, Francesco spiega come la nazionalità diversa di ciascun cardinale “manifesta la cattolicità della Chiesa diffusa su tutta la Terra e l’assegnazione di un titolo o di una diaconia nell’Urbe esprime l’appartenenza dei cardinali alla diocesi di Roma che, secondo la nota espressione di Sant’Ignazio, presiede alla carità di tutte le Chiese”.
A ricevere la porpora saranno: Mons. Jean Zerbo, Arcivescovo di Bamako, nel Mali; mons. Juan José Omella, Arcivescovo di Barcellona, Spagna; Mons. Anders Arborelius, Vescovo di Stoccolma, Svezia; Mons. Luis Marie-Ling Mangkhanekhoun, Vescovo titolare di Acque Nuove di Proconsolare, Vicario apostolico di Paksé, nel Laos; Mons. Gregorio Rosa Chávez, Vescovo titolare di Mulli, Ausiliare dell’arcidiocesi di San Salvador, El Savador.