La drammatica situazione occupazionale, l’attenzione al clero, il riordino delle diocesi e la riforma dei tribunali ecclesiastici sono stati i quattro temi centrali del Consiglio permanente della Cei che si è svolto a Roma. Il presidente dei vescovi italiani, cardinale Angelo Bagnasco, ha illustrato alla stampa i risultati della riunione.
Lavoro
“I vescovi vogliono continuare a dare voce alla gente – ha detto il porporato – Le persone si rivolgono a sacerdoti e vescovi perché sanno di poter trovare ascolto e un’eco più ampia. Abbiamo ribadito che la situazione occupazionale è molto grave. Nelle nostre parrocchie continua la processione di gente che ha perso il lavoro o non lo trova, fior di professionisti e giovani in cerca di prima occupazione. La Chiesa, oltre a offrire la sua vicinanza perché le persone non debbano mangiare il pane duro e amaro della disperazione e della resa, cerca di trovare vie e percorsi nuovi”. L’arcivescovo di Genova ha parlato di esperienze quali il recupero di terreni abbandonati e la formazione di cooperative quali esempi concreti. “Chiaramente è compito dello Stato e dell’imprenditoria – ha aggiunto – creare lavoro ma la Chiesa non può tirarsi indietro”. Non a caso la prossima Settimana sociale dei cattolici, che si terrà a Cagliari da 26 al 29 ottobre del prossimo anno, avrà come tema centrale il lavoro, in particolare nella prospettiva dei giovani, avendo come quadro di riferimento la dottrina sociale della Chiesa. Bagnasco è anche tornato sul concetto di flessibilità, proponendo le riflessioni fatte proprie dai vescovi: “Ha senza dubbio le sue ragioni, ma ci siamo chiesti: è in grado di garantire un progetto di vita? Di non creare uno stato di smarrimento e di incertezza nelle persone?”
Il clero
Dopo due anni di attenzione dedicata alla formazione dei sacerdoti, con due assemblee e diversi consigli a questo dedicati, è giunto il momento delle conclusioni. In primavera sarà pubblicato un sussidio con tre aspetti fondamentali. Il primo riguarda il “fondamento della nostra vocazione – ha detto Bagnasco – ovvero il rapporto con Cristo. Può sembrare ovvio ma non è scontato. Il secondo aspetto riguarda la fraternità sacerdotale, ovvero la riscoperta, in un mondo individualista, della dimensione di comunione tra noi”. A questo proposito il cardinale ha fatto alcuni esempi concreti: dalla mensa comune alle vacanze e ai momenti di riposo insieme: “le collaborazioni pastorali vengono dopo”. Infine, gli aspetti amministrativi: “Stiamo studiando la possibilità di accompagnare, sostenere e nei limiti del possibile sollevare i nostri parroci dalle incombenze amministrative”.
Le diocesi
In Italia ce ne sono 225. Il Papa aveva chiesto di ridurne il numero. “Poi il Pontefice – ha ricordato il cardinale – si è reso conto, parlando non solo con noi, che non può esserci un automatismo”. In definitiva, le conferenze episcopali regionali stanno per completare il lavoro di revisione e suggerimenti che sarà presentato alla competente Congregazione per i vescovi all’inizio del prossimo anno.
Tribunali ecclesiastici
Recepite alcune precisazioni sulla riforma voluta dal Pontefice, è stata ribadita la volontà di favorire l’accesso e la gratuità, per quanto possibile, ai tribunali, in particolare per quanto riguarda la nullità matrimoniale. Tra i vescovi ci sono vari orientamenti sul riordino ma intanto si sta cominciando a far ricorso alle cosiddette cause brevi, in cui giudica direttamente il vescovo. Interessante, in questo senso, l’esperienza dello stesso arcivescovo di Genova. “Ho già avuto 3 cause di questo tipo – ha raccontato – e altre ne sono in arrivo. Confesso che avevo un po’ di timore, si trattava di situazioni mai affrontate prima. Bisogna ricordarsi che dietro ci sono sempre delle persone in carne e ossa. Però se l’istruttoria, come nel mio caso, è fatta con attenzione alla verità, è un grande aiuto”. Tutte e tre le cause “dopo una riflessione e la preghiera, con motivazioni diversificate, si sono risolte con sentenze di nullità”.
Il referendum
Il cardinal Bagnasco ha fatto riferimento anche al prossimo referendum istituzionale. La posizione dei vescovi italiani è chiara e il porporato ha sottolineato tre aspetti. Il primo è che si tratta di una consultazione con una valenza unica per cui è necessaria una grande partecipazione della sovranità popolare. Il secondo è che è indispensabile che le persone si informino bene “non per sentito dire” perché il referendum attiene “alla struttura della Repubblica che non si cambia facilmente tutti i giorni”. Infine, Bagnasco ha ricordato che in questo caso non c’è il quorum, quindi è opportuno pronunciarsi personalmente. Anche se la Chiesa non ha intenzione di dare alcuna indicazione di voto, neppure a livello di singoli parroci.