“Recuperare il fascino della bellezza è la cosa centrale dell’Ars celebrandi. Recuperare lo stupore, sia di chi celebra che della gente. Bisogna entrare in un’atmosfera spontanea, normale, religiosa, ma non artificiale, e così si recupera un po’ lo stupore, quello che si sente nell’incontro con Dio”. Lo ha detto Papa Francesco nel tradizionale appuntamento di Quaresima con i parroci della diocesi di Roma sul tema dell’Ars celebrandi, in particolare l’omelia. “Quando troviamo sacerdoti – ha affermato – che celebrano in modo sofisticato, artificiale, o con i gesti un po’… o che abusano dei gesti sia da una parte che dall’altra, non è facile che si sia questo stupore o questa capacità di far entrare nel mistero”.
Il successore di Pietro ha spiegato che “l’ars celebrandi riguarda proprio il sacerdote che provoca, vive, e con il suo atteggiamento fa che il Signore provochi”. Nell’omelia, secondo il Papa, c’è qualcosa “che porta in sé la grazia, come se fosse un sacramentale forte, e qualcosa che viene da chi predica”. “E’ una sfida per il sacerdote l’omelia – ha continuato –. Nella plenaria del 2005, dopo l’esposizione, il cardinale Meisner mi ha rimproverato un po’ alcune cose, forte, e anche l’allora cardinale Ratzinger mi ha detto che mancava una cosa importante dell’Ars celebrandi, che era il sentirsi davanti a Dio, e aveva ragione, di questo io non avevo parlato”. Durante l’incontro si è accennato anche al problema dei preti cattolici di rito latino che si sono sposati e quindi non possono più dire la Messa, mentre i preti cattolici di rito orientale che possono sposarsi celebrano normalmente.
Nella liturgia mattutina officiata dal vescovo di Roma il 10 febbraio a Santa Marta, assieme a sette preti che celebravano i 50 anni di sacerdozio, erano presenti anche cinque sacerdoti sposati. Francesco ha raccontato ai pastori della diocesi capitolina anche alcuni aneddoti riguardanti il tema delle omelie, come quello di un sacerdote “che una volta è andato a trovare i suoi genitori e ha trovato il suo papà molto contento, ‘sai sono contento perché con i miei amici abbiamo trovato una chiesa dove si fa la Messa senza omelia…’”. All’inizio dei lavori di oggi il cardinale vicario di Roma Agostino Vallini, aveva parlato di “pericolo della nausea della parola nella liturgia” e di rischio che ci siano “parole ripetitive, un po’ logore, astruse o moralistiche”.