Negli anni venti dell’800 furono due papi marchigiani a comprendere il grande futuro che gli Stati Uniti avevano davanti. E a creare le condizioni affinché Usa e Stato Pontificio fossero collegati da relazioni diplomatiche. Si tratta di Leone XII (originario di Genga) e Pio VIII (nato a Cingoli). Il primo pontefice gettò informalmente il ponte al di là dell’oceano che poi il successore seppe strutturare compiutamente. Un esito reso possibile da una serie di accorte e complesse mediazioni sul turbolento scacchiere geopolitico e religioso del terzo decennio del diciannovesimo secolo.
Sulle orme di Pio VIII
Prima da sindaco di Cingoli e ora come assessore regionale alla Sanità, Filippo Saltamartini lavora da molti anni per consolidare rapporti culturali e commerciali tra le Marche e gli Stati Uniti. “Storicamente la figura di Pio VIII è stata decisiva nell’instaurare relazioni diplomatiche tra gli Stati Uniti e lo Stato Pontificio- spiega Saltamartini a Interris.it -. Due secoli dopo intendiamo percorrere ogni strada per seguire le orme del nostro illustre conterraneo. E per far conoscere oltre oceano la Regione Marche e i suoi tesori economici, culturali ed enogastronomici. Un’esigenza tanto più rilevante nel rilancio post-pandemia sui principali mercati internazionali“.
Usa-Stato Pontificio, le radici
Era 1788 quando George Washington fece comunicare a Pio VI, tramite Benjamin Franklin, che nella nuovissima Repubblica non vi era bisogno di alcun permesso per la nomina di un vescovo da parte della Santa Sede. Poiché quello che la rivoluzione aveva portato alle colonie era proprio la libertà, inclusa la libertà religiosa. Il Papa prontamente designò un gesuita, padre John Carroll, a divenire il primo vescovo cattolico d’America. Il Papa, da allora, ha costituito la gerarchia della Chiesa negli Stati Uniti libero da ogni interferenza del governo.
Wojtyla-Reagan
Per arrivare a piene relazioni diplomatiche, fu necessario attendere quasi due secoli. Nel 1984 furono Giovanni Paolo II e Ronald Reagan a raccogliere i frutti di rapporti iniziati in un’epoca ormai lontana. Nel XVIII secolo, la missione americana presso la Santa Sede (lo Stato Pontificio) è stata insediata con lo scopo primario di proteggere gli interessi commerciali statunitensi. Non molto tempo dopo la ratifica della Costituzione, gli Stati Uniti iniziarono a riconoscere la necessità di una rappresentanza consolare americana a Roma. La città eterna, in quel tempo, era anche la capitale dello Stato Pontificio.
Il primo console
Il primo console americano nello Stato del papa fu Giovanni Sartori, designato dal presidente John Adams nel 1797. Sartori fu uno degli undici consoli a rappresentare gli interessi dell’America a Roma tra il 1797 e la caduta dello Stato Pontificio del 18702. Nonostante il loro status di rappresentanti consolari, il governo pontificio garantiva loro ciò che uno di questi consoli descrisse come “inusuali privilegi e favori”. Infatti essi erano ricevuti a tutte le cerimonie formali “allo stesso livello con cui erano ammessi i diplomatici rappresentanti delle altre nazioni”.
Uno spirito conciliatore
Francesco Saverio Maria Felice Castiglioni nacque a Cingoli (Macerata) il 20 novembre 1761 aveva due antenati pontefici: Celestino V e San Pio V, il papa di Lepanto. Aveva un carattere portato più a conciliare. Non prendeva di petto le situazioni come il più integralista Leone XII. Suo conterraneo e predecessore sul Soglio di Pietro. Pio VIII uscì eletto dal conclave per la capacità di mediare tra “zelanti” e “politicanti”. E tra austrofili e francofili. Muovendosi “con la prudenza del serpente e con la semplicità della colomba“. Non amava la parola “sùbito”. Perché non gli piacevano le decisioni precipitose. Fu sepolto nella basilica di San Pietro. Da dove, alla morte di Gregorio XVI, i resti mortali furono trasferiti nelle Grotte vaticane.