Al termine dell'incontro con i missionari della Misericordia nella Sala Regia del Palazzo Apostolico, il S. Padre ha raccontato a braccio alcuni aneddoti della sua esperienza pastorale a Buenos Aires legati al ministero della confessione che peraltro aveva già raccontato in passato.
Il primo era riferito a un anziano sacramentino, padre Aristide: “Io non so quanti ma la maggioranza del clero di Buenos Aires andava a confessarsi da lui – ha detto Papa Francesco – Anche quando S. Giovanni Paolo II era a Buenos Aires chiese un confessore e chiamarono lui. Un uomo che (io ne ho avuto l'esperienza, perché mi sono confessato da lui quando ero provinciale per non farlo con i miei direttori gesuiti) cominciava sempre con 'sta bene, bene, bene', sempre ti dava coraggio per andare avanti. Un uomo buono. E' morto a 94 anni e confessò fino all'anno prima. Quando non era nel confessionale, si suonava e lui scendeva. Un giorno, ero vicario generale, sono uscito da una stanza dov'era il fax, lo facevo tutte le mattine presto, per vedere le notizie urgenti, era la domenica di Pasqua. E ho letto 'ieri mezz'ora prima della veglia pasquale, è venuto a mancare padre Aristide'. Sono andato a pranzo alla casa di riposo dei sacerdoti e poi sono andato al tempio nel centro della città dove c'era la veglia funebre. C'era la bara e due vecchiette che pregavano il Rosario. Solo. Mi sono avvicinato e… nessun fiore. Niente. Ma questo era confessore di tutti noi, questo mi ha colpito, ho sentito quanto brutta è la morte. Sono uscito, sono andato, non so, a duecento metri, dove c'era un venditore di fiori di quelli che sono per le strade, ho comprato alcuni fiori, sono tornato e mentre mettevo i fiori lì dentro la bara ho visto che nelle mani aveva il rosario. 7° comandamento… – ha scherzato il Papa – No, questo è mio… il rosario è rimasto ma mentre facevo finta di sistemare i fiori ho fatto così e ho preso la croce e le vecchiette guardavano. Quella croce la porto qui da quel momento e chiedo a lui la grazia di essere misericordioso… la porto con me sempre. Questo sarebbe stato nel 96 più o meno… gli chiedo questa grazia. Le testimonianze di questi uomini sono grandi”.
Poi il S. Padre ha parlato di un “altro caso, questo è vivo 92 anni, è un cappuccino (padre Luis Dri, ndr) che ha la coda (di penitenti, ndr). Ma di tutti i colori: poveri, ricchi, laici, preti, qualche vescovo, suore, non finisce mai, è un gran perdonatore ma non di manica larga, no no… un gran perdonatore. Un misericordioso. Io lo conoscevo, due volte che sono andato al santuario di Pompei dove lui confessava a Buenos Aires, l'ho salutato, adesso ha 92 anni, a quel tempo ne avrà avuti 85, quando è venuto da me. 'Voglio parlare con te perché ho un problema, ho un grande scrupolo che a volte mi viene, di perdonare troppo'. E mi spiegava: 'Ma io non posso non perdonare una persona che viene a chiedere perdono, che vorrebbe cambiare ma non sa se ce la farà. E io perdono ma a volte mi viene un'angoscia, uno scrupolo'. E gli ho chiesto: cosa fai quando ti viene questo scrupolo? E lui mi ha risposto così 'Vado in cappella, la cappella interna del convento, davanti al tabernacolo e sinceramente chiedo scusa al Signore: perdonami, oggi ho perdonato troppo, perdonami ma stai attento che sei stato tu a darmi il cattivo esempio!'. Così pregava questo” ha concluso il Papa.