Ridurre in schiavitù le famiglie yazide è lecito: è questo l’ultimo messaggio dell’Isis, affidato al nuovo numero della rivista web “Dabiq”, con cui Stato islamico diffonde le proprie posizioni on line. Secondo l’articolo i prigionieri fatti dalle milizie sono considerati “bottino di guerra”, così come “prevede la sharia”.
Nel quarto numero della rivista, l’organizzazione terroristica sostiene la legittimità del rapimento e della riduzione in schiavitù sessuale delle donne degli “infedeli”, in base alla legge islamica: un’interpretazione della sharia respinta dalla maggioranza del mondo musulmano. Gli yazidi sono la comunità religiosa curda che vive prevalentemente fra Iraq e Turchia: il messaggio contenuto nell’articolo “Il ritorno della schiavitù prima del Giorno del Giudizio”, conferma quanto denunciato da mesi da Human Rights Watch.
“Ci si dovrebbe ricordare che ridurre in schiavitù le famiglie dei kuffar”, cioè gli infedeli, “e prendere le loro donne come concubine è un aspetto saldamente stabilito dalla sharia, la legge islamica“: il problema si concentra in particolare in Iraq, nelle zone di Mosul, Tal Afar e Sinjar, e nell’est della Siria. In un rapporto diffuso di recente e redatto sulla base di 76 interviste, l’organizzazione internazionale per la tutela dei diritti umani aveva denunciato gli “orribili crimini” perpetrati dai militanti nelle aree di conflitto: centinaia di yazidi irachene prigioniere, costrette a convertirsi e a contrarre matrimonio con i combattenti. “Abbiamo raccolto – hanno spiegato gli attivisti di Human Rights Watch – storie scioccanti di abusi sessuali e schiavitù, di donne e adolescenti costrette a sposare i militanti contro la loro volontà”.