“Preservare l'Amazzonia dai nuovi colonialismi”

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Difendere il pianeta “non ha altra finalità che non sia la difesa della vita”. Tutti conoscono “la sofferenza che alcuni” popoli dell'Amazzonia “patiscono per le fuoriuscite di idrocarburi che minacciano seriamente la vita delle vostre famiglie e inquinano il vostro ambiente naturale”. Infatti, l’Amazzonia, “oltre ad essere una riserva di biodiversità, è anche una riserva culturale che deve essere preservata di fronte ai nuovi colonialismi ideologici mascherati da progresso che a poco a poco entrano e dilapidano identità culturali e stabiliscono un pensiero uniforme, unico… e debole”.E' il monito che lancia Papa Francesco dal Coliseo Madre de Dios di Puerto Maldonado, in Perù, dove incontra i popoli indigeni dell'Amazzonia, prima tappa della seconda parte del suo Viaggio Apostolico in Sud America

La saggezza degli indios

Al suo arrivo viene accolto dal Vicario Apostolico di Puerto Maldonado, mons. David Martínez de Aguirre Guinea, dal Governatore e dal Sindaco. Nel Coliseo sono presenti circa 4.000 indigeni, rappresentanti di diversi popoli autoctoni. I canti e le danze tipici dei popoli autoctoni scandiscono i vari momenti dell'incontro, e dopo la testimonianza di alcuni indigeni e la consegna dell’Enciclica Laudato Si’ nelle lingue locali, mentre viene eseguito un canto Machirenga. Il Pontefice prende poi la parola. Ringrazia i presenti, le autorità locali, civili ed ecclesiastiche. Nomina uno ad uno tutti i popoli rappresentati nell'arena: Harakbut, Esse-ejas, Matsiguenkas, Yines, Shipibos, Asháninkas, Yaneshas, Kakintes, Nahuas, Yaminahuas, Juni Kuin, Madijá, Manchineris, Kukamas, Kandozi, Quichuas, Huitotos, Shawis, Achuar, Boras, Awajún, Wampís. Tante le popolazioni che vengono dalle Ande: “Un volto plurale, di un’infinita varietà e di un’enorme ricchezza biologica, culturale, spirituale”. Citando diversi passaggi della sua Enciclica, sottolinea la bellezza dell'Amazzonia, facendo notare come l'uomo che non abita “queste terre” abbia bisogno “della vostra saggezza e delle vostre conoscenze per poterci addentrare, senza distruggerlo, nel tesoro che racchiude questa regione“. 

“No a complicità silenziose”

Una regione, rimarca, che necessita di una particolare cura. E per farlo è necessario “educare” gli uomini all'ascolto degli anziani: “Essi dispongono di una saggezza che li pone a contatto con il trascendente e fa loro scoprire l’essenziale della vita. Non dimentichiamoci che la scomparsa di una cultura può essere grave come o più della scomparsa di una specie animale o vegetale”. Ma l'Amazzonia non viene devastata solo dal punto di vista ambientale. “Parallelamente – afferma il Papa -, esiste un’altra devastazione della vita che viene provocata con questo inquinamento ambientale causato dall’estrazione illegale“. Bergoglio fa riferimento alla tratta di persone, alla mano d’opera schiavizzata e all’abuso sessuale. E spiega: “La violenza contro gli adolescenti e contro le donne è un grido che sale al cielo. Mi ha sempre addolorato la situazione di coloro che sono oggetto delle diverse forme di tratta di persone”. E ammonisce: “Non facciamo finta di niente. Ci sono molte complicità. La domanda è per tutti!“.

Il suo pensiero va poi a quei popoli denominati “Popoli Indigeni in Isolamento Volontario”: “Sappiamo che sono i più vulnerabili tra i vulnerabili. Il retaggio di epoche passate li ha obbligati a isolarsi persino dalle loro stesse etnie, iniziando una storia di reclusione nei luoghi più inaccessibili della foresta per poter vivere in libertà”. E aggiunge: “Continuate a difendere questi fratelli più vulnerabili. La loro presenza ci ricorda che non possiamo disporre dei beni comuni al ritmo dell’avidità del consumo. E’ necessario che esistano limiti che ci aiutino a difenderci da ogni tentativo di distruzione di massa dell’habitat che ci costituisce”.

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Riconoscere queste popolazioni, “che non possono mai essere considerati una minoranza, ma autentici interlocutori – sottolinea -, come pure di tutti i popoli originari, ci ricorda che non siamo i padroni assoluti del creato”. Da qui l'invito a educare tutti i popoli del pianeta a costruire ponti per “generare una cultura dell’incontro“. “La scuola e l’educazione dei popoli originari dev’essere una priorità e un impegno dello Stato – spiega -, impegno integrante e inculturato che assuma, rispetti e integri come un bene di tutta la nazione la loro sapienza ancestrale“.

Proteggere i popoli dell'Amazzonia

Quindi, un appello ai Vescovi affinché “continuino a promuovere spazi di educazione interculturale e bilingue nelle scuole e negli istituti pedagogici e universitari”. Francesco si complimenta per le iniziative intraprese dalla Chiesa peruviana dell’Amazzonia per la promozione dei popoli originari. E aggiunge: “Mi congratulo anche con tutti quei giovani dei popoli originari che si sforzano di elaborare, dal proprio punto di vista, una nuova antropologia e lavorano per rileggere la storia dei loro popoli dalla loro prospettiva. Inoltre mi congratulo con quelli che, per mezzo della pittura, della letteratura, dell’artigianato, della musica, mostrano al mondo la loro visione del cosmo e la loro ricchezza culturale. Molti hanno scritto e parlato su di voi. E’ bene che adesso siate voi stessi ad autodefinirvi e a mostrarci la vostra identità. Abbiamo bisogno di ascoltarvi“.

Il Sinodo del 2019

Infine, spiega i motivi che lo hanno spinto a convocare nel 2019 un Sinodo per l'Amazzonia: “Quanti missionari e missionarie si sono impegnati con i vostri popoli e hanno difeso le vostre culture! Lo hanno fatto ispirati dal Vangelo. Anche Cristo si è incarnato in una cultura, quella ebrea, e a partire da quella, si è donato a noi come novità per tutti i popoli in modo che ciascuno, a partire dalla propria identità, si senta autoaffermato in Lui. Non soccombete ai tentativi che ci sono di sradicare la fede cattolica dei vostri popoli. Ogni cultura e ogni visione del cosmo che accoglie il Vangelo arricchisce la Chiesa con la visione di una nuova sfaccettatura del volto di Cristo. La Chiesa non è aliena dalla vostra problematica e dalla vostra vita, non vuole essere estranea al vostro modo di vivere e di organizzarvi. Abbiamo bisogno che i popoli originari plasmino culturalmente le Chiese locali amazzoniche. Aiutate i vostri Vescovi, i missionari e le missionarie affinché si uniscano a voi, e in questo modo, dialogando con tutti, possano plasmare una Chiesa con un volto Amazzonico e una Chiesa con un volto indigeno. Con questo spirito ho convocato un Sinodo”.

Poi il saluto in lingua quechua: “Prego per voi, per la vostra terra benedetta da Dio, e vi chiedo, per favore, di non dimenticarvi di pregare per me. Grazie! Tinkunakama (al prossimo incontro)”.

Fabio Beretta: