Il presepe come opportunità per il dialogo interreligioso. La Natività è ponte tra le fedi. Un piccolo presepe fa mostra di sé, sopra un tappeto da preghiera, in una moschea. Accade nel popoloso quartiere della Cita a Marghera (Venezia). Dove la comunità interreligiosa e multietnica ha dato spazio al simbolo cristiano nel luogo di preghiera musulmano. Poco dopo l’ingresso nella mosche, una volta tolte le scarpe per accedere l’area di preghiera, si trova la piccola Natività. Un gesto di condivisione.
Presepe del dialogo
Per terra ci sono i tappeti. Al muro una fotografia con l’immagine della Kaaba (il cubo in pietra). Dietro il Corano. E poi la Natività con la Madonna, San Giuseppe e Gesù. Un presepe piccolo. E con qualche pastore e pecorella. Intagliato nel legno. E’ stato portato nella moschea del Centro islamico bengalese della Cita. Dal presidente della comunità stessa Khan Shshidul. “Da anni ormai siamo concittadini dei cristiani che nel Natale hanno la festa più bella- spiega-. Mettendo il presepe in moschea volevamo unirci alla loro gioia nel comune, grande rispetto e onore verso Gesù. I fedeli della comunità sono felici di vedere il presepio in moschea”. Un gesto simile viene fatto da un parroco veneziano. In occasione di ogni Natale il sacerdote consegna una piccola Natività in vetro ad una associazione islamica.
Isa e Maryam
I musulmani credono che Gesù (chiamato “Isa” in arabo) era un profeta di Dio. E’ nato da una vergine (Maria). E tornerà sulla terra prima del giorno del giudizio. Per ristabilire la giustizia. E per sconfiggere al-Masih ad-Dajjal (“il falso messia”). Noto anche come l’Anticristo. Maria (chiamata “Maryam” in arabo) ha un intero capitolo del Corano per lei. L’unico capitolo del Corano chiamato col nome di una figura femminile.