Presentazione della Beata Vergine: l’origine della memoria liturgica

Presentazione Beata Vergine

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Nel giorno della dedicazione della chiesa di S. Maria Nuova, costruita presso il tempio di Gerusalemme nel 543, per opera di Giustiniano I (527-565) celebriamo insieme ai cristiani d’Oriente quella “dedicazione” che Maria fece a Dio sé stessa fin dall’infanzia, mossa dallo Spirito Santo, della cui grazia era stata ricolma nella sua immacolata concezione, come si legge nel Messale Romano.

La ricorrenza

Nel calendario della Chiesa Bizantina, tale ricorrenza viene considerata di precetto e fa parte del Dodecaorton, o ciclo delle dodici grandi feste dell’anno liturgico, e viene celebrata addirittura in sei giorni dalla vigilia del 20 fino al 25 di novembre. In occidente la festa fu celebrata fin dal IX secolo nei monasteri orientali situati nell’Italia del Sud, da dove sarebbe passata nel secolo XI in Gran Bretagna; solamente nel 1472 il pontefice Sisto IV (1471-1484) la estese a tutta la Chiesa cattolica; ma nel Concilio Vaticano II la festa venne ridotta a semplice memoria.

La presentazione

L’origine di tale giorno si deve all’episodio della presentazione al tempio, raccontato nel Protovangelo di Giacomo, inserito nei cosiddetti vangeli apocrifi, in quanto i quattro evangelisti, non fanno alcun riferimento alla vita della Madonna prima dell’Annunciazione. Da questo episodio, sappiamo che i genitori di Maria, Anna e Gioacchino, la condussero al tempio del Signore, per mantenere la promessa che avevano fatto. Quindi Gioacchino disse: “Chiamate le figlie, che sono senza macchia, degli Ebrei. Ognuna prenda una fiaccola; e le fiaccole rimangano accese affinché la bambina, non si volti indietro e non sia rapito il suo cuore fuori dal tempio del Signore”.

Così fu fatto e salirono al tempio del Signore. Il sacerdote accogliendo Maria, che aveva solo tre anni, la baciò e la benedisse pronunciando queste parole: “Il Signore ha magnificato il tuo nome in tutte le generazioni; in te il Signore manifesterà la sua salvezza ai figli d’Israele”.

Gualtiero Sabatini: