Bartolo Longo ha reso Pompei la cittadella mariana della carità. Il Giubileo dei 150 anni

Logo Interris - Il Papa si fermerà in preghiera al santuario mariano di Pompei il 21 Marzo

Logo INTERRIS in sostituzione per l'articolo: Il Papa si fermerà in preghiera al santuario mariano di Pompei il 21 Marzo

150 anni fa trasformò Pompei nella cittadella mariana della carità. Il mese di ottobre a Pompei, quest’anno, sara’ interamente dedicato al Giubileo del cammino longhiano. Ovvero alla celebrazione del 150° anniversario dell’arrivo di Bartolo Longo a Pompei. Con l’avvio della sua opera di diffusione del Santo Rosario. La costruzione della Basilica. E delle numerose opere di carità che caratterizzano la città mariana. Opere che sono state ricordate -nel giorno della Supplica– dall’arcivescovo di Pompei. Monsignor Tommaso Caputo ha citato i “160 bambini e ragazzi accolti nei centri diurni“. I pasti caldi distribuiti alla mensa intitolata a Papa Francesco. Il servizio docce, barbiere e parrucchiere. I bambini nelle case famiglia provenienti da situazioni difficili. E che ora respirano un clima di amore e di generosità.

La missione di Pompei

Nella seconda metà dell’Ottocento il Beato Bartolo Longo decise di edificare nella valle di Pompei una Chiesa in onore della Madonna del Rosario. La finalità religiosa dell’iniziativa si inseriva in un più ampio intento. E cioè offrire un riscatto civile e morale a popolazioni abbandonate da secoli nella loro miseria. Il santuario di Pompei in onore della Vergine venne completato da una vera e propria “città della carità”. Fatta di asili, orfanotrofi, ospizi per i figli dei carcerati. Bartolo Longo voleva elevare culturalmente e spiritualmente i contadini della valle campana. Nello stesso tempo la sua opera si apriva alla dimensione universale. Perché tutti i cristiani, tutti gli uomini hanno bisogno della misericordia di Dio. Invocata attraverso Maria, madre di misericordia. A dirlo è anche la Supplica: “Pietà vi prenda, o Madre buona. Misericordia per tutti, o Madre di Misericordia”.

Giacomo Galeazzi: