Le Pontificie Opere Missionarie (Pom) sono una rete mondiale a servizio del Papa. Per sostenere la missione e le giovani Chiese. Con la preghiera e la carità. Le Pom (Pontificie opere missionarie) tornano alle radici per costruire il futuro dell’evangelizzazione. E scelgono di abbeverarsi alle fonti. Che sono la storia e l’esperienza di vita della beata Pauline Jaricot. L’obiettivo è rigenerarsi. Rinnovando la propria coscienza di essere battezzati e inviati. Veri “discepoli missionari” di Cristo. E’ questa la visione che emerge a conclusione dell’Assemblea Generale delle Pontificie opere missionarie. Sono stati coinvolti oltre 100 direttori nazionali delle Pom. Provenienti dai cinque continenti. Accanto ai quattro segretari generali delle POM. E all’arcivescovo Giampietro dal Toso, presidente delle Pontificie opere missionarie.
Vocazione delle Pom
Racconta padre Kizito T. Nhunmdu, direttore Pom dello Zimbabwe: “Dopo questo incontro e questa assemblea non sono più lo stesso”. Il religioso avverte “la fiducia e il supporto da parte di una rete che è quella delle Pontificie opere missionarie”. Ciò, aggiunge, “ci aiuta nella missione evangelizzatrice della nostra Chiesa locale”. Di Pauline Jaricot, sottolinea padre Kizito, “mi ha toccato l’esperienza di vita”. E “siamo chiamati a seguirne le orme“. Inoltre “aver conosciuto di persona i quattro segretari generali delle Pom è molto importante per il lavoro futuro“.
Dall’universale al particolare
Ribadisce suor Ines Paulo Albino, direttrice Pom del piccolo stato africano della Guinea Bissau: “Mi hanno ispirato particolarmente le celebrazioni. Come la beatificazione di Pauline Jaricot. Semplice e profonda. Da lei impariamo l’attenzione alla Chiesa universale. Agendo e amando nella nostra Chiesa particolare. Dall’universale al particolare e viceversa. Siamo chiamati a costruire la nostra comunità locale. Per evangelizzare a livello globale”.