Sono trascorsi alcuni giorni dalle
intimidazioni mafiose a don Tonino Saraco, sacerdote calabrese in prima linea a tutela della legalità.
La solidarietà è stata bipartisan. E ora si può compiutamente parlare di una
mobilitazione religiosa e civile. Il Santuario della
Madonna di Polsi è luogo di forte e importante spiritualità. Ma anche simbolo della ’ndrangheta che vi ha svolto vertici e ‘riti’ di affiliazione. Ora la Calabria onesta
dice no all’infiltrazione delle ‘ndrine nella società. La diocesi di
Locri-Gerace esprime piena fiducia, vicinanza e solidarietà a
don Tonino Saraco. Il rettore del Santuario di Polsi e Parroco ad Ardore, fatto oggetto di insulti e scritte offensive. Le scritte denigratorie sono apparse un muro lungo una strada provinciale ad Ardore. Dopo averne ricevuto
segnalazione, il sacerdote si è recato dai Carabinieri e ha presentato la denuncia per diffamazione.
Polsi dice no
“Ancora una volta viene scelta la via della diffamazione, per
denigrare un sacerdote, che tanto bene opera sia al
Santuario della Madonna della Montagna che nella parrocchia di
Ardore Marina– afferma una nota della diocesi calabrese-Con gli insulti e la diffamazione
non si va da nessuna parte. Si lede la dignità della persona e si tenta di scoraggiare
ogni proposito di bene“. Aggiunge la diocesi: “L’azione pastorale condotta da don Tonino, tanto in parrocchia quanto al Santuario della Madonna di Polsi, è un servizio religioso importante, che non ha niente a che vedere con altri interessi privati”.
Ciò che dev’essere
Aggiunge la diocesi: “Le sue attività sono dirette a privilegiare sempre il bene della comunità e non di singoli. Per quanto riguarda il Santuario della Madonna di Polsi, tende ad affermare l’immagine di ciò che dev’essere. Luogo di preghiera, di conversione a Dio e di accoglienza dei pellegrini. Ma anche spazio umano di crescita sociale e civile che non cede ai compromessi e non si concilia con qualunque azione illegale e malavitosa“. In tale direzione “già si vedono tanti buoni frutti. Quali un’accoglienza dignitosa e sicura dei pellegrini, l’organizzazione di incontri e ritiri spirituali, la vigilanza e l’ordine pubblico”.
Tenebre
Don Tonino, assicura la diocesi, “non si arrende di fronte ad ogni possibile forma di intimidazione. Purtroppo spesso ha dovuto confrontarsi con mentalità distorte e comportamenti negativi che ostacolano il cambiamento ed il rinnovamento”. La diocesi ribadisce: “Chi opera nelle tenebre ha paura della luce. Chi semina maldicenze o diffama una persona attraverso scritte ingiuriose, lettere anonime o sui social. Ed altre vie illecite non cammina nella Chiesa. E, se è cristiano, offende questo nome e non segue gli insegnamenti del Signore. Bisogna scegliere sempre la via della carità, della lealtà e del rispetto verso tutti. Questa l’unica via che fa crescere in umanità il territorio”.
Solidarietà
“Esprimo piena solidarietà a don Tonino Saraco, rettore del Santuario di Polsi e parroco ad Ardore, per il vile atto ingiurioso perpetrato. Un atto indegno che non può passare sotto silenzio. A nome mio e delle istituzioni che rappresento, voglio esprimere a don Tonino tutta la vicinanza per l’orribile gesto di cui è stato vittima. Un episodio grave a cui è necessario guardare con grande attenzione“, sostiene il consigliere regionale di Forza Italia Raffaele Sainato. “Un gesto esecrabile, che colpisce un uomo, un sacerdote, da sempre impegnato in favore della comunità e non a beneficio personale o di singoli. Un’opera importante che don Tonino porta avanti dimostrandosi come punto di riferimento fondamentale per i giovani e gli anziani in particolare. Con l’impegno diretto in iniziative sociali in ogni campo e in aiuto dei più deboli. Azioni che hanno portato esclusivamente benefici nella capacità di accoglienza dei pellegrini, nella vigilanza e nella maggiore sicurezza della città. Sono certo che don Tonino non si scoraggerà e continuerà la sua opera, le sue battaglie al fianco di tutti noi, con lo stesso impegno e la stessa determinazione di sempre. Un pensiero di grande vicinanza va anche a monsignor Francesco Oliva, vescovo di Locri-Gerace e a tutta la diocesi, ferita dal grave gesto”, conclude l’esponente forzista.