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“Più martiri cristiani oggi che in passato”: il commento alle parole del Papa di Alessandro Monteduro (ACS)

Interris.it ha chiesto un commento alle parole del Papa ad Alessandro Monteduro Direttore di Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS)

Non si deve mai uccidere in nome di Dio, perché per Lui siamo tutti fratelli e sorelle. Ma insieme si può dare la vita per gli altri. Preghiamo dunque, perché non ci stanchiamo di dare testimonianza al Vangelo anche in tempo di tribolazione”. Così stamani in Piazza san Pietro Papa Francesco durante l’Udienza Generale, dedicata ai martiri cristiani quali testimoni di fede.

“Lo Yemen – ha aggiunto il Papa – è una terra da molti anni ferita da una guerra terribile, dimenticata, che ha fatto tanti morti e che ancora oggi fa soffrire tanta gente, specialmente i bambini. Proprio in questa terra ci sono state luminose testimonianze di fede, come quella delle suore Missionarie della Carità, che hanno dato la vita, ancora oggi, ma vanno avanti. Ancora oggi esse sono presenti nello Yemen, dove offrono assistenza ad anziani ammalati e a persone con disabilità. Accolgono tutti, di qualsiasi religione, perché la carità e la fraternità non hanno confini”.

“Nel luglio 1998 – ricorda Papa Francesco – Suor Aletta, Suor Zelia e Suor Michael, mentre tornavano a casa dopo la Messa sono state uccise da un fanatico, perché erano cristiane. Più recentemente, poco dopo l’inizio del conflitto ancora in corso, nel marzo 2016, Suor Anselm, Suor Marguerite, Suor Reginette e Suor Judith sono state uccise insieme ad alcuni laici che le aiutavano nell’opera della carità tra gli ultimi. Sono i martiri del nostro tempo. Tra questi laici uccisi, oltre ai cristiani c’erano fedeli musulmani che lavoravano con le suore. Ci commuove vedere come la testimonianza del sangue possa accomunare persone di religioni diverse. Tutti i santi e le sante martiri siano semi di pace e di riconciliazione tra i popoli per un mondo più umano e fraterno, nell’attesa che si manifesti in pienezza il Regno dei cieli, quando Dio sarà tutto in tutti”, ha concluso il Papa.

Alessandro Monteduro, Direttore ACS Italia (Foto: @acs_italia)

Il commento di Alessandro Monteduro di Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS)

Interris.it ha chiesto un commento alle parole del Papa ad Alessandro Monteduro Direttore di Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS). Da 75 anni ACS dedica la propria missione a tutte quelle comunità cristiane che sono quotidianamente perseguitate, discriminate, oppresse, a volte uccise per la propria fede. Perché appartengono a Gesù e non vogliono abiurare alla fede cristiana.

“Qualcuno non abituato ad ascoltare i discorsi o le omelie del Santo Padre potrebbe stupirsi delle forti parole pronunciate oggi durante l’Udienza Generale, dedicata proprio ai numerosissimi martiri cristiani”.

“Ma sin dall’inizio del suo pontificato il Santo padre ha richiamato più volte l’attenzione di tutti alla persecuzione anti cristiana e alle violazioni alla libertà religiosa nel mondo. Tematiche queste quanto mai attuali e tutt’altro che storiche: non sono fenomeni relegati ai secoli passati”.

“In quelle stesse occasioni, il Papa non ha mai smesso di evidenziare come i cristiani perseguitati, i martiri di questo secolo, siano addirittura molto più numerosi di quanti ce ne fossero duemila anni or sono”.

“Le religiose missionarie della Carità citate dal Pontefice – suor Anselm dell’India, suor Marguerite del Rwanda, suor Judit del Kenya e suor Reginette del Rwanda che furono brutalmente uccise ad Aden in Yemen da jihadisti il 4 marzo del 2016 – hanno rappresentato un esempio di carità cristiana in un contesto in cui testimoniare implica l’eroismo”.

“Nel 2016 le minoranze religiose, quali cristiani, indù ed ebrei, denunciavamo livelli crescenti di vessazioni e discriminazioni, soprattutto nelle aree controllate dagli Houthi [gruppo sciita dello Yemen, ndr]. Eppure loro non demordevano. Mai hanno pensato di lasciare la propria comunità. Hanno così incarnato il vero spirito missionario”.

“Purtroppo ancora oggi, pur in un quadro generale migliorato riguardo la sicurezza della popolazione, le forti tensioni restano una fonte di preoccupazione, poiché hanno effetti sui diritti umani e sulle libertà fondamentali, inclusa la libertà religiosa. Ma, come ha ricordato il Papa oggi: ‘Non si deve mai uccidere in nome di Dio, perché per Lui siamo tutti fratelli e sorelle’. Tutti senza eccezioni”.

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