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Pio XII, l'ultimo romano a diventare Papa

Il 9 ottobre di sessant'anni fa Pio XII ritornava alla casa del Padre, stroncato da un attacco di trombosi a 82 anni mentre si trovava nella residenza estiva di Castel Gandolfo.

La carriera

Eugenio Pacelli è stato l'ultimo Papa nato a Roma. Discendente da una nobile famiglia capitolina, studiò nel prestigioso Collegio Capranica. Dopo gli studi all'Università Gregoriana e la laurea in teologia in utroque iure, già da giovane sacerdote entrò in Segreteria di Stato come minutante alla Congregazione degli Affari Straordinari. Pacelli iniziò allora una lunga e brillante carriera nella diplomazia vaticana che lo portò a svolgere nel 1917 il ruolo di nunzio apostolico a Monaco di Baviera dopo aver ricevuto l'ordinazione episcopale come titolare della sede di Sardi, in Anatolia. L'umanità fu il tratto distintivo di Pacelli come diplomatico: lo dimostrò durante la Grande Guerra impegnandosi in prima persona per la liberazione dei prigionieri di guerra italiani. Rimase in Germania fino al 1929 quando Pio XI lo creò cardinale e l'anno successivo lo nominò successore di Pietro Gasparri, suo maestro, alla guida della Segreteria di Stato. In tale posizione si occupò di alcune delle questioni più delicate per la Chiesa. Il Conclave apertosi dopo l'improvvisa morte di Papa Ratti lo elesse il 2 marzo del 1939 come 260esimo Successore di Pietro in un'epoca particolarmente complicata per l'umanità che si avviava inesorabilmente verso la seconda guerra mondiale.

Il Papato

Nei mesi che lo separarono dallo scoppio del conflitto, il neoeletto Pio XII si prodigò per impedire lo scoppio dell'ostilità, senza riuscirvi. Nella sua prima enciclica, la “Summi Pontificatus”, condannò le violenze e non esitò a definire “una vera ora delle tenebre” quella che si era appena aperta con l'invasione della Polonia. Nell'ora più difficile per Roma, abbandonata dalla famiglia reale e dai vertici militari e lasciata in preda alle rappresaglie dei nazisti, Pio XII si guadagnò quell'appellativo di “Defensor Civitatis” con cui viene ricordato ancora oggi. Emblematica è l'immagine del Pontefice a braccia aperte sulle macerie del quartiere di San Lorenzo dopo il bombardamento americano. Avversario delle ideologie totalitarie, Papa Pacelli ebbe sempre come prima preoccupazione quella di difendere la vita delle persone, a prescindere dalla fede professata. Nel Dopoguerra, il suo ruolo fu decisivo anche come forma di garanzia per il futuro del nostro Paese appena uscito distrutto moralmente e materialmente dal conflitto. Difensore instancabile della dottrina cattolica, Pio XII viene ricordato ancora oggi come “maestro della morale professionale” specialmente dai medici e dagli operatori sanitari cattolici. Il 9 ottobre del 1958 la Chiesa perse un pastore autenticamente umile ma consapevole della dignità che il ministero da lui svolto richiedeva. Un aspetto ricordato in un'intervista a Renzo Allegri dal nipote Giulio: “In pubblico mio zio voleva sempre apparire perfetto, impeccabile. Rappresentava la Chiesa, sentiva in modo elevatissimo il senso di questa suprema dignità. Il suo comportamento e i suoi abiti, esteriormente, erano impeccabili come quelli di un sovrano. Ma in realtà egli era poverissimo. Dopo la sua morte, scoprimmo che il suo corredo di biancheria era misero: aveva soltanto tre camicie, logore e rattoppate, alle quali cambiava spesso i polsini inamidati perché, quelli, si vedevano. Aveva due o tre paia di scarpe che faceva continuamente aggiustare e risuolare. Durante gli anni della guerra diede ai poveri tutto quello che aveva, tutto il denaro che riceveva. Quando morì, non lasciò niente a nessuno, perché non aveva niente. Come tutti hanno potuto constatare osservando le fotografie pubblicate dopo la sua morte, dormiva in una camera disadorna, su una branda di ferro.”.

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