San Giovanni Paolo II sosteneva che “le mani sono il paesaggio del cuore”. Sin da bambini, siamo abituati a tenerle giunte quando si è raccolti in preghiera. Ma perché lo facciamo? E da dove nasce questa pratica?
Le origini
L'usanza nasce nel Medioevo, precisamente nel XIII secolo. Ad introdurla furono i francescani e risale alla liturgia promossa dal “Poverello d'Assisi” per l'adorazione dell'Eucarestia. La pratica ricalca quella utilizzata dai vassalli di fronte al loro signore, sebbene fosse presente già nel mondo romano in segno di supplica. Fu Gregorio IX, protettore dell'Ordine Francescano e Papa che canonizzò il suo fondatore, a rendere la preghiera manibus junctis una consuetudine.
Il significato
La preghiera a mani giunte consente di accostarsi a Dio col massimo senso di rispetto, “disarmati” davanti al Suo amore. Ricalcando la reccomandatio feudale, il fedele ridimensiona se stesso, riconosce di essere piccolo di fronte alla grandezza sconfinata del Signore ed invoca il Suo aiuto. Sebbe oggi la postura durante la Messa non sia normata, l'usanza di tenere le mani giunte continua ad essere la preferita dai fedeli che sentono in questo modo di vivere un'esperienza di preghiera più intensa.
Influenza nell'arte
Dal Medioevo in poi l'usanza si è affermata ed è diventata rappresentativa del gesto stesso del pregare. Non a caso, in tutta la storia dell'arte c'è una vastissima iconografia che comprende personaggi raffigurati a mani giunte. Uno dei quadri più belli e famosi in questo senso è “La Madonna dei pellegrini” di Caravaggio, conservato nella Cappella Cavalletti della basilica di Sant'Agostino a Roma. Nell'opera si vedono due pellegrini inginocchiati davanti a Maria che tiene in braccio il Divin Bambino. I due pellegrini sono due anziani, dagli abiti vissuti e tengono le mani in segno di devozione.