Perché la Chiesa festeggia e ricorda gli Arcangeli

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Quando ormai è cominciato l’autunno e il mese di settembre sta per finire, la Chiesa festeggia e ricorda i tre arcangeli: Michele, Gabriele e Raffaele. Nel 493 papa Gelasio I (492-496) istituì la festa di S. Michele Arcangelo e di tutti gli angeli il 29 settembre, giorno della consacrazione della Chiesa di San Michele in Via Salaria a Roma.

Fino all’ultima riforma del calendario liturgico, la triplice ricorrenza era celebrata singolarmente, S. Michele, “chi è come Dio”, è l’Arcangelo che insorge contro Satana e i suoi satelliti difensori degli amici, protettore del popolo il 29 settembre; S. Gabriele “forza di Dio” è uno degli spiriti che stanno davanti a Dio, rivela a Daniele i segreti del piano di Dio, annunzia a Zaccaria la nascita di Giovanni Battista e soprattutto a Maria, quella di Gesù, si ricordava il 24 marzo; infine S. Raffaele “Dio ha guarito”, anch’egli fra i sette Angeli che stanno davanti al trono di Dio, accompagna e custodisce Tobia nelle peripezie del suo viaggio e gli guarisce il padre non vedente, si festeggiava il 24 ottobre.

Il 29 settembre originariamente a Roma si ricordava la dedicazione all’Arcangelo di una basilica del V secolo al settimo miglio dell’antica via Salaria, presso Fidene, sulla collina di Castel Giubileo, che fu detta fino alla fine del secolo XIV “Mons sancti Angeli”.

Nel cristianesimo orientale il culto verso S. Michele, che come narrato nell’ Apocalisse sconfisse il drago, risale ai primi secoli quando furono costruiti molti santuari, “i Michaelion” nei luoghi dove egli aveva compiuto dei miracoli. Sempre a S. Michele è legata in particolar modo la storia della vecchia Mole Adriana, che in suo onore tanti secoli fa prese il nome di Castel S. Angelo. La presenza del simulacro angelico sul Castello, l’antico mausoleo di Adriano imperatore romano dal 117 al 138, si deve com’è noto al portentoso episodio avvenuto ai tempi di papa Gregorio I detto poi Magno (590-604), quando una paurosa inondazione del Tevere aveva fatto scoppiare a Roma, una terribile pestilenza. Era l’anno 589 e lo stesso pontefice Pelagio II (579-590) ne rimase contagiato e morì.

Il suo successore Gregorio Magno, appunto, indisse un’imponente processione di penitenza, che, muovendo da tutte le chiese romane si concluse a S. Maria Maggiore. Anche il papa a piedi nudi seguì il lunghissimo corteo. Ritornando in S. Pietro a Gregorio Magno apparve in cielo, sopra il mausoleo di Adriano, un angelo intento a riporre la spada nel fodero, quasi a significare che la collera di Dio s’era placata. E il flagello della peste passò.

A ricordo dell’apparizione, nell’anno 607 Bonifacio II, pontefice dal febbraio al novembre del 607, ordinò che sulla sommità del Castello venisse innalzata una statua rappresentante l’angelo così com’era stato visto dal suo predecessore e dai romani in preghiera. Fu inoltre decisa la costruzione di una cappella dedicata a S. Michele, che venne detta “inter nubes”, cioè “tra le nuvole”. E da allora il mausoleo di Adriano, prese il nome di Castel S. Angelo, che tuttora conserva e che è conosciuto in tutto il mondo.

Gabriele recò alla Vergine Maria la notizia dell’imminente nascita di Gesù e per questo è chiamato “l’Angelo dell’Annunciazione”, lo stesso Gabriele era già apparso ad Abramo per annunciargli che Sara sua moglie, ormai avanti negli anni e ritenuta sterile, gli darà Isacco, il figlio tanto atteso e desiderato. Inoltre egli è forse l’angelo che annuncia ai pastori la notte di Natale, la nascita del Messia, cantando insieme ad una schiera di angeli: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”.

Per quanto riguarda S. Raffaele, egli è il capo degli angeli custodi, l’angelo della provvidenza che veglia su tutta l’umanità. E’ il protettore dei pellegrini più che dei viaggiatori, infatti si prende cura di chi è impegnato in un pellegrinaggio verso Dio. Nell’ Antico Testamento, Raffaele camuffato come un qualunque essere umano appare a Tobia e lo accompagna e protegge in un viaggio lungo e pieno di pericoli.