Ad accomunare i 13 presuli che riceveranno la berretta cardinalizia nel concistoro del 5 ottobre è la capacità di testimoniare il Vangelo in modo coerente e credibile nelle periferie geografiche ed esistenziali. Quello del 5 ottobre 2019 è il sesto concistoro per la creazione di nuovi cardinali ad essere celebrato da Francesco. I precedenti si sono tenuti il 22 febbraio 2014, il 14 febbraio 2015, il 19 novembre 2016, il 28 giugno 2017 e il 28 giugno 2018.
La berretta rossa come un mandato
Dal giorno dell’annuncio della loro creazione, In Terris ha raccontato, uno per uno, i nuovi principi della Chiesa entrati nel sacro collegio. Dalla galleria dei loro ritratti emerge l’identikit della “Chiesa in uscita” che papa Francesco vuole sempre più identificata con un “ospedale da campo” in grado di soccorrere l’umanità provata dalla dilagante globalizzazione dell’indifferenza. Tra i tredici neo-porporati (10 elettori e 3 over 80 che non entreranno in conclave per aver superato l’età canonica oltre la quale non è consentito partecipare alla scelta del Pontefice) ci sono un eroe lituano della resistenza anti-sovietica imprigionato in un gulag siberiano, il difensore dei diritti degli emarginati e delle popolazioni indigene in Guatemala, il negoziatore della pace in Mozambico, l’irriducibile oppositore della dittatura castrista, l’infaticabile missionario in Sud America e Africa, il primo comboniano elevato alla dignità cardinalizia. E ancora, il gesuita chiamato in Curia a combattere la tratta, l’evangelizzatore del mondo della cultura, i paladini della nuova “Chiesa del silenzio” in Maghreb e nel sud-est asiatico, il cappuccino in prima linea per pacificare il Congo e rendere dignitose le condizioni di vita della popolazione, il leader dei vescovi europei che combatte contro i muri e il laicismo, lo storico costruttori di ponti con l’Islam. Ognuno di loro riceve dal Pontefice il mandato di essere fedeli alla Chiesa “fino all'effusione del sangue”, cioè fino al sacrificio della propria vita. Sempre e ovunque dalla parte degli ultimi.
La responsabilità è servizio
Papa Francesco non concepisce il collegio cardinalizio come il club più elitario del mondo e non vede la porpora come un' onorificenza. In tutte le nomine il Pontefice arrivato “quasi dalla fine del mondo” valorizza chi serve la Chiesa invece di servirsene. Interpreta l'assegnazione di posti di responsabilità come l'applicazione del mandato evangelico di portare Cristo fino agli estremi confini del mondo. “Non si celebrerà in novembre, per la festa di Cristo Re. Il concistoro per la creazione dei nuovi cardinali viene anticipato a sabato 5 ottobre, vigilia della celebrazione inaugurale del Sinodo dei vescovi dedicato all’Amazzonia – spiega Andrea Tornielli, direttore editoriale del media vaticani -. Così, a sorpresa, il Papa ha annunciato durante l’Angelus di domenica 1 settembre la lista dei 13 nuovi cardinali che riceveranno la berretta rossa, otto dei quali appartenenti a ordini religiosi missionari. È subito evidente, scorrendo l’elenco dei nuovi porporati (dieci con meno di ottant’anni e dunque elettori in caso di conclave, più tre ultraottantenni e dunque non elettori), la fedeltà alla via seguita da Francesco fin dall’inizio del suo pontificato: quella di prediligere uomini di Chiesa in diocesi di frontiera, al di là degli schemi e delle tradizioni consolidate”.
La prospettiva del pontificato
Ricevono la berretta color porpora simboleggiante la disponibilità a spargere il sangue e dunque a donare la propria vita per la fedeltà al Vangelo in unità con il Vescovo di Roma tre prelati della Curia romana: il presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, Miguel Angel Ayuso Guixot, comboniano spagnolo, nominato alla guida del dicastero lo scorso maggio, in prima linea nel dialogo con l’Islam e con le altre religioni; José Tolentino Calaça de Mendonça, portoghese, da poco più di un anno Archivista e Bibliotecario di Santa Romana Chiesa; padre Michael Czerny, gesuita nato in Cecoslovacchia ma formatosi in Canada e negli Stati Uniti, Sotto Segretario della Sezione Migranti del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale. Delle nomine curiali quest’ultima è certamente la più innovativa. Czerny, oltre all’impegno per i migranti e rifugiati, avrà il ruolo chiave di segretario speciale nel prossimo Sinodo per la regione Panamazzonica. Dei dieci nuovi cardinali elettori, due sono vescovi diocesani in Europa: sono il lussemburghese Jean-Claude Höllerich, gesuita, che ha trascorso molti anni della sua vita in Giappone, e l’italiano Matteo Zuppi. Due sono latinoamericani: il cubano Juan de la Caridad García Rodríguez e il guatemalteco Alvaro Leonel Ramazzini Imeri. Due sono vescovi in Africa: Fridolin Ambongo Besungu, cappuccino, arcivescovo di Kinshasa nella Repubblica democratica del Congo, il salesiano di origini spagnole Cristóbal López Romero, arcivescovo di Rabat, in Marocco. Infine uno ha origini asiatiche: Ignatius Suharyo Hardjoatmodjo, arcivescovo di Jakarta, in Indonesia. “Anche i tre ultraottantenni che Papa Francesco ha voluto includere nel collegio cardinalizio confermano la prospettiva del pontificato – evidenzia Tornielli -. Oltre al vescovo inglese Michael Louis Fitzgerald, dei Padri Bianchi, per molti anni impegnato nel dialogo interreligioso e negli ultimi anni del suo servizio nella nunziatura apostolica in Egitto, ricevono la berretta rossa Sigitas Tamkevičius, gesuita, arcivescovo emerito di Kaunas in Lituania, e Eugenio Dal Corso, dei Poveri Servi della Divina Provvidenza, nato in provincia di Verona, in Italia, vescovo Emerito di Benguela, in Angola”.