Il Report della Diocesi di Bolzano-Bressanone, reso pubblico il 20 gennaio 2025, dimostra che il percorso è ancora lungo e aperto, irto e comunque possibile. Quando la paternità dei vescovi e dei sacerdoti tradisce i figli a loro affidati, il grido di dolore si eleva oltre il cielo e gli ‘angeli’ gridano davanti al Padre. La “sposa di Cristo” e i suoi figli, riscattati con il sangue prezioso e a caro prezzo, gemono e soffrono, lacerano e rendono a brandelli la tunica di Gesù senza cuciture, vendendola a sorte per pochi spiccioli.
I prediletti del Signore non possono essere trafficati, venduti, lacerati e uccisi per la perversione e il male di alcuni che scelgono di rendere bruttezza la bellezza dell’innocenza, dei poveri e dei vulnerabili. Non dobbiamo considerare l’abuso come un episodio che si può dimenticare o cancellare. Le ferite e le sofferenze sono permanenti, indelebili come un ‘colore nero’ che non viene cancellato, pur colorandoci sopra con altre tinte.
L’abuso è sconvolgente. Da tempo ripetiamo che è un “omicidio psicologico”, e non impareremo mai del tutto quanta sofferenza provoca in chi lo subisce. Non impareremo mai abbastanza quanto pesino le omissioni, la falsità, le coperture e le manipolazioni. Chi ha commesso errori deve assumersi le proprie responsabilità e fare sì che un eventuale “sistema di complicità e di omissioni” venga smascherato.
Le parole del Card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della CEI, nell’introduzione al Consiglio Permanente della CEI, ci richiamano a quel “diventare bambini” e a pensare ai “piccoli come modelli del discepolato” che devono essere amati, tutelati, custoditi e accompagnati con responsabilità alla vita piena che dovranno già vivere nell’oggi. La Chiesa deve diventare sempre più una “Madre” che accoglie i suoi figli in una casa sicura (…).
Il Card. Zuppi ha richiamato, pensando al Giubileo, “a un tempo in cui individuare i piccoli delle nostre diocesi e metterci al loro servizio (…). Penso alle vittime di abusi, la cui sofferenza portiamo nel cuore e ci impegna con rigore nel contrasto e nella prevenzione”. Ci ha ricordato inoltre di “diventare ‘minori’, cioè piccoli, come via evangelica (…) per far crescere i piccoli e compiere le ‘grandi cose’ degli umili”.
“Voi siete la luce del mondo”, e chi sceglie di compiere abusi oscura questa luce. Oggi non possiamo più permetterci questa oscurità. La Chiesa, e non solo, deve ancora imparare molto dagli errori del passato e di un presente che necessita di un’opera sempre più intensa di purificazione e conversione. Un abuso non si dimentica mai, ed è giusto ricordarlo. La Speranza ci aiuti a continuare senza indietreggiare e senza ripiombare nel baratro del male.