Parolin: “Testimoniamo la fede con le opere”

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Si è concluso con la Santa Messa presieduta dal Segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, il Festival della Dottrina sociale, svoltosi in questi giorni a Verona. Nella sua omelia, il porporato ha ricordato che  “la dottrina sociale fornisce, in un contesto caratterizzato dal deficit di una politica amica della persona, spesso lontana dai bisogni della gente, e dall’assenza di una visione a lungo raggio, una piattaforma di beni e valori. Verso tale piattaforma sono chiamati a convergere i credenti e tutti gli uomini di buona volontà”.

Testimoniare Cristo

“Il credente è sollecitato a prendere coscienza della dimensione sociale della sua fede. Come ha evidenziato Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium – ha prosegutio -, il credente non può ignorare le ragioni profonde del suo impegno missionario in ogni realtà terrena”. È chiamato, dunque, “a vivere un amore pieno di verità in ogni ambito della sua vita e delle sue relazioni, fino all’attività finanziaria ed economica”. Da qui l’invito a testimoniare “l’amore di Cristo con la difesa della vita nascente e della vita che si spegne, con l’inclusione sociale dei poveri, con l’instaurazione di una sana economia mondiale, aiutando le persone che sono chiamate a operare, a livello sociale e politico, a prepararsi al loro compito, non dimenticando che tutto deve essere finalizzato al bene comune”. Il cardinale ha poi inquadrato sia il contesto in cui va svolto quest’impegno, ovvero quello di “una società dominata da un neo-individualismo radicale e da una prevalente indifferenza nei confronti dell’altro”, sia il periodo storico, “in cui avanzano spinte oligarchiche e populiste”. Infine ha sottolineato l’esigenza di “seminare, dove ci sono segni di disperazione e di scoraggiamento, segni di speranza che possano germinare e dare frutto”. Per questo motivo, “la dottrina sociale va conosciuta, studiata, comunicata, sperimentata e, quindi, testimoniata sia mediante la formazione dei quadri delle associazioni, delle organizzazioni e dei movimenti sia mediante realizzazioni esemplari”.

Riconoscere i migranti come fratelli

In conclusione, a margine dell'evento, il porporato, parlando dei recenti naufragi davanti alle coste libiche in cui hanno perso la vita decine di persone, ha dichiarato: “Vi sia una dimensione umana e cristiana nei confronti dell’immigrazione, quindi un atteggiamento di apertura. Bisogna riconoscere in ogni persona un nostro fratello”. Questo tema “della fraternità universale, che è molto presente nella dottrina sociale della Chiesa – ha proseguito -, è fondamentale per risolvere i problemi di oggi e deve diventare concretezza di intervento da parte degli Stati nei confronti di chi è più povero e vulnerabile. Anche noi interveniamo a livello di organizzazioni internazionali – ha aggiunto il cardinale -. Stiamo collaborando al Global compact per l’immigrazione, che sarà approvato dall’Onu, con proposte molto concrete. Credo che il nostro impegno debba essere quello di dare un orizzonte di fondo, sul quale collocare anche gli interventi concreti, ed è quello della fraternità e del riconoscimento della dignità della persona umana – ha concluso -. Il Papa insiste molto su questo, sui volti, sulle persone concrete”.

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