Il paradosso della verità e del vivere per essa e con essa

Verità

Foto di Bruno van der Kraan su Unsplash

Un giovane chiese a un saggio: “Ho parlato della verità, ho scritto su di essa e l’ho spiegata con ogni garbo e cortesia. Cerco sempre di viverla, di difenderla e di diffonderla tra la gente. Ma non ho ottenuto altro che critiche, odio, gelosia, ostilità da parte di amici e conoscenti. Perché dovrei continuare?”.

Il saggio gli rispose: “Figliolo, le persone di fronte alla verità si dividono in tre categorie:
La prima categoria sono le persone che temono la verità perché essa svela le loro vile azioni, attaccano chi la dice e lo evitano, lo screditano, lo considerano un nemico personale. Utilizzano tutto il loro potere per allontanarlo, offenderlo, diminuire il suo valore e la sua alta statura. Lo guardano con sospetto e non perdono occasione di pugnalarlo alle spalle. Fanno tutto questo, spesso, con un sorriso sulle labbra, con un viso da agnello innocente, e spesso con senso religioso poiché si sentono giudici illuminati che devono tutelare gli interessi delle persone che diversamente cadranno vittime della dubitazione e della seduzione. A questa categoria appartengono gli scribi e i farisei che hanno crocifisso il Signore della Gloria e il Signore della Legge in nome della Legge. “Uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote in quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla e non considerate che conviene per noi che un sol uomo muoia per il popolo e non perisca tutta la nazione»” (Gv 11: 49 – 50).

La seconda categoria, rappresenta la maggioranza, sono le persone che si limitano solo a guardare e a tifare per il vincitore. Urlano in faccia al perdente e cambiano posizione come un camaleonte cambia pelle. Vivono il momento e non vedono oltre l’ombra dei loro piedi. Sono persone dal fiato corto, dalla vista limitata, dall’animo povero e impoverito. Hanno una memoria molto corta e menti molto limitate e spesso svendono le pietre preziose al prezzo più basso. Spesso vengono usati, guidati e spinti dalla prima categoria. Sono vittime della loro meschinità e per questo vengono usate dalla prima categoria con l’inganno, la frode, la scaltrezza e l’astuzia. Appartengono a questa categoria, il popolo che gridava, nella domenica delle palme, al Messia quando entrò a Gerusalemme: “Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele!”, e con la stessa forza gridavano davanti a Pilato: “Crocifiggilo, crocifiggilo!” (Mt 21, 10-11 – Lc 23, 21).

La terza categoria, è molto rara. Sono le persone che si rallegrano della verità e la proclamano tra la gente, incoraggiano chi la dice e sostengono la verità e i suoi testimoni in ogni circostanza, indipendentemente dalle conseguenze o dalle reazioni, perché credono in ciò che dicono. Sono persone che possiedono alti valori e elevati principi morali e difendono la loro fede a qualsiasi costo. Sono spesso emarginate ed escluse dalla maggioranza. Tutti le guardano con ammirazione e paura, con attrazione e terrore, con soggezione e timore. Tutti vorrebbero essere come loro e allo stesso tempo desiderano non vederle mai più. Suscitano nei cuori della maggioranza sempre sentimenti contrari e contrastanti, perché la loro stessa presenza in un luogo indebolisce la presenza degli altri e li fa sentire inferiori. A questa terza categoria appartengono i maestri, i giusti, gli onesti, i santi e gli apostoli che hanno annunciato il Vangelo con coraggio e hanno pagato il prezzo con la loro stessa vita. Chi appartiene a questa categoria riesce a dichiarare: “Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini” (At 5, 29).

Dal grembo della prima categoria nascono i corrotti, i finti-istruiti, i falsi pii, gli scribi e i farisei, gli opportunisti, gli odiosi, i traditori, gli indignati, gli scusanti, i pessimisti, gli illusi, i molestatori, i criminali, coloro che possiedono coscienze ottuse, menti vuote e cuori immersi nell’odio, nel rancore, nell’invidia, nelle scuse e nelle condanne. Spesso per la loro astuzia arrivano a posizioni di potere, senza diritto né merito. Sono persone che giustificano sempre ogni loro ingiustizia e credono di avere sempre ragione e che tutti dovrebbero obbedirgli e giurargli fedeltà. Conoscono bene nell’intimo del loro cuore il proprio scarso valore e si rendono conto di essere nani vestiti da guerrieri e corrotti che inneggiano all’onore. Sono nemici malvagi e feroci che non esitano a distorcere e crocifiggere il giusto se si trova sulla loro strada o minaccia la loro autorità. Sono nani nel fare il bene, codardi nel difenderlo e giganti nel compiere il male.

Dal grembo della terza categoria nascono i grandi, i leader e le persone onorevoli il cui valore spesso viene riconosciuto solo dopo la loro crocifissione e resurrezione. Di loro dice la Lettera agli ebrei: “Furon lapidati, furon segati, furono uccisi di spada; andarono attorno coperti di pelli di pecora e di capra; bisognosi, afflitti, maltrattati (di loro il mondo non era degno), vaganti per deserti e monti e spelonche e per le grotte della terra” (Eb 11, 37-38). Persone che vanno controcorrente e non si aspettano ringraziamenti, onori o riconoscimenti. Persone che soffrono in silenzio poiché la purezza della loro anima e l’altezza della loro statura moltiplicano il loro dolore e la loro incomprensioni per gli atteggiamenti della prima categoria, ma non si arrendono mai e grazie ai loro sacrifici il mondo gode ancora di un po’ di luce, moralità e creatività.

Scegli quindi, figliolo, a quale tipologia vuoi appartenere, ma prima di scegliere devi sapere che il prezzo di tradire i propri principi è molto più grande del dolore di sentirsi soli e dell’amarezza di conservare l’onestà e i principi. Non lasciarti ingannare dalle apparenze e sappi che le lacrime del dire la verità sono come i diamanti nel grappolo dell’eternità, perché non esiste alcun successo vero per coloro che hanno il cuore indurito e la coscienza morta. E non dimenticare, figlio mio, che Dio non si lascia ingannare dalle apparenze e che vede ciò che c’è nei cuori e giudicherà tutti con giustizia. Il Signore rispose a Samuele: «Non guardare al suo aspetto né all’imponenza della sua statura. Io l’ho scartato, perché io non guardo ciò che guarda l’uomo. Perché l’uomo guarda l’apparenza, ma il Signore guarda il cuore»” (1 Sam 16, 7).

Ricordati le parole dell’apostolo Paolo: “Insultati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; calunniati, confortiamo; siamo diventati come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti, fino ad oggi”. (1 Cor 4, 12). “Come sta scritto: «Per amor tuo siamo tutto il giorno messi a morte; siamo stati reputati come pecore da macello». Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori in virtù di colui che ci ha amati. Infatti io sono persuaso che né morte né vita né angeli né principati né potenze né cose presenti né cose future, né altezze né profondità, né alcun’altra creatura potrà separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore»” (Rm 8, 36-39).

mons. Yoannis Lahzi Gaid: