Papa Francesco ha cominciato l’udienza di oggi ospitando a bordo, come è ormai consuetudine, quattro bambini, maschi e femmine, sulla jeep bianca scoperta. Contraddistinti da un cappellino giallo, i piccoli ospiti si sono goduti il giro sulla papamobile tra i vari settori della piazza. Il Santo Padre è poi salito su sagrado e, continuando il ciclo di catechesi su “I vizi e le virtù”, ha incentrato la sua riflessione sul tema La fortezza (Lettura: Sal 31,2.4.25). Riportiamo la catechesi integrale.
Catechesi del Santo Padre in lingua italiana
Cari fratelli e sorelle, buongiorno! La catechesi di oggi è dedicata alla terza delle virtù cardinali, vale a dire la fortezza. Partiamo dalla descrizione che ne dà il Catechismo della Chiesa Cattolica: «La fortezza è la virtù morale che, nelle difficoltà, assicura la fermezza e la costanza nella ricerca del bene. Essa rafforza la decisione di resistere alle tentazioni e di superare gli ostacoli nella vita morale. La virtù della fortezza rende capaci di vincere la paura, perfino della morte, e di affrontare la prova e le persecuzioni» (n. 1808). Ecco, dunque, la più “combattiva” delle virtù. Se la prima delle virtù cardinali, vale a dire la prudenza, era soprattutto associata alla ragione dell’uomo; e mentre la giustizia trovava la sua dimora nella volontà; questa terza virtù è spesso legata dagli autori scolastici a ciò che gli antichi chiamavano “appetito irascibile”. Il pensiero antico non ha immaginato un uomo senza passioni: sarebbe un sasso.
E non è detto che le passioni siano necessariamente il residuo di un peccato; però esse vanno educate, indirizzate, purificate con l’acqua del Battesimo, o meglio con il fuoco dello Spirito Santo. Un cristiano senza coraggio, che non piega al bene la propria forza, che non dà fastidio a nessuno, è un cristiano inutile. Gesù non è un Dio diafano e asettico, che non conosce le emozioni umane. Al contrario. Davanti alla morte dell’amico Lazzaro scoppia in pianto; e in certe sue espressioni traspare il suo animo appassionato, come quando dice: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!» (Lc 12,49); e davanti al commercio nel tempio ha reagito con forza (cfr Mt 21,12-13). Ma cerchiamo ora una descrizione esistenziale di questa virtù così importante che ci aiuta a portare frutto nella vita. Gli antichi – sia i filosofi greci, che i teologi cristiani – riconoscevano nella virtù della fortezza un duplice andamento, uno passivo, l’altro attivo.
Il primo è rivolto dentro noi stessi. Ci sono nemici interni che dobbiamo sconfiggere, che vanno sotto il nome di ansia, di angoscia, di paura, di colpa: tutte forze che si agitano nel nostro intimo e che in qualche situazione ci paralizzano. Quanti lottatori soccombono prima ancora di iniziare la sfida! La fortezza è una vittoria anzitutto contro noi stessi. La maggior parte delle paure che nascono in noi sono irrealistiche, e non si avverano per nulla. Meglio allora invocare lo Spirito Santo e affrontare tutto con paziente fortezza: un problema alla volta, come siamo capaci, ma non da soli! Il Signore è con noi, se confidiamo in Lui e cerchiamo sinceramente il bene. Allora in ogni situazione possiamo contare sulla Provvidenza di Dio che ci fa da scudo e corazza.
E poi c’è il secondo movimento della virtù della fortezza, questa volta di natura più attiva. Oltre alle prove interne, ci sono nemici esterni, che sono le prove della vita, le persecuzioni, le difficoltà che non ci aspettavamo e che ci sorprendono. Infatti, noi possiamo tentare di prevedere quello che ci capiterà, ma in larga parte la realtà è fatta di avvenimenti imponderabili, e in questo mare qualche volta la nostra barca viene sballottata dalle onde. La fortezza allora ci fa essere marinai resistenti, che non si spaventano e non si scoraggiano. La fortezza è una virtù fondamentale perché prende sul serio la sfida del male nel mondo.
Qualcuno finge che esso non esista, che tutto vada bene, che la volontà umana non sia talvolta cieca, che nella storia non si dibattano forze oscure portatrici di morte. Ma basta sfogliare un libro di storia, o purtroppo anche i giornali, per scoprire le nefandezze di cui siamo un po’ vittime e un po’ protagonisti: guerre, violenze, schiavitù, oppressione dei poveri, ferite mai sanate che ancora sanguinano.
La virtù della fortezza ci fa reagire e gridare un “no” secco a tutto questo. Nel nostro confortevole Occidente, che ha un po’ annacquato tutto, che ha trasformato il cammino di perfezione in un semplice sviluppo organico, che non ha bisogno di lotte perché tutto gli appare uguale, avvertiamo talvolta una sana nostalgia dei profeti. Ma sono molto rare le persone scomode e visionarie. C’è bisogno di qualcuno che ci scalzi dal posto soffice in cui ci siamo adagiati e ci faccia ripetere in maniera risoluta il nostro “no” al male e a tutto ciò che conduce all’indifferenza. Riscopriamo allora nel Vangelo la fortezza di Gesù, e impariamola dalla testimonianza dei santi e delle sante.
La preghiera per il popolo del Kazakistan
“Desidero trasmettere al popolo del Kazakistan la mia vicinanza spirituale in questo momento, in cui una massiccia alluvione ha colpito molte regioni del Paese e ha causato l’evacuazione di migliaia di persone dalle loro case”. Lo ha detto papa Francesco nell’udienza generale, durante i saluti ai pellegrini di lingua inglese. “Invito tutti a pregare per tutti coloro che stanno subendo gli effetti di questo disastro naturale”, ha aggiunto il Pontefice.
Il Papa ricorda vescovo polacco martire a Dachau
“Nell’esercizio quotidiano della virtù della fortezza vi sia d’esempio il patrono della vostra diocesi (di Bydgoszcz, ndr), il beato vescovo Michal Kozal, martire di Dachau. Egli affermava che: ‘Di una sconfitta da arma fa inorridire di più l’abbattimento dello spirito degli uomini e il dubbioso diventa involontariamente alleato del nemico’”. Lo ha detto papa Francesco nell’udienza generale, salutando i pellegrini polacchi.
“Preghiamo per la pace, in Ucraina, Palestina, Israele”
“Il mio pensiero va alla martoriata Ucraina, e alla Palestina e a Israele. Che il Signore ci dia la pace: la guerra è dappertutto, non dimentichiamo il Myanmar. Ma chiediamo al Signore la pace. E non dimentichiamo questi nostri fratelli e sorelle che soffrono tanto nei Paesi in guerra. Preghiamo sempre per la pace”. Lo ha detto papa Francesco ‘a braccio’, in un appello al termine dell’udienza generale.
Fonte: Ansa