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Il Papa chiude il viaggio apostolico in Slovacchia con la messa a Sastin

Prevista stamane la messa al santuario nazionale di Sastin dedicato alla Madonna dei sette dolori, patrona della Slovacchia

Papa Francesco conclude oggi il suo viaggio in Slovacchia, dove ĆØ arrivato domenica scorsa dopo la tappa di poche ore a Budapest. Previsti stamane il pellegrinaggio e la messa al santuario nazionale di Sastin, a circa 70 km dalla capitale Bratislava, dedicato alla Madonna dei sette dolori, patrona della Slovacchia di cui oggi si celebra la memoria liturgica.

Alle 13.30 la cerimonia di congedo all’aeroporto di Bratislava. SarĆ  presente la presidente della repubblica, Zuzana Caputova. Alle 13.45 la partenza per Roma.

Il Papa al Santuario di Sastin affida la Slovacchia alla protezione di Maria

Madre di Dio e Madre nostra, ti affidiamo la nostra vita e la nostra patria, ti affidiamo la nostra stessa comunione episcopale”. Sono le parole, pronunciate con i vescovi slovacchi nella preghiera di affidamento nel Santuario nazionale di Sastin, con cui papa Francesco ha affidato la Slovacchia e la sua Chiesa alla Vergine Maria dei Sette Dolori, patrona del Paese, cui ĆØ dedicata la Basilica e di cui oggi ricorre la solennitĆ .

La Beata Vergine Maria dei Sette Dolori, patrona della Slovacchia

Papa: “Fede sia in cammino, non statica o per tradizione”

“La Vergine ĆØ modello della fede di questo popolo slovacco: una fede che si mette in cammino, sempre animata da una devozione semplice e sincera, sempre in pellegrinaggio alla ricerca del Signore”. Lo ha detto papa Francesco nell’omelia della messa celebrata sulla spianata del Santuario nazionale di Sastin, momento conclusivo della sua visita in Slovacchia.

“E, camminando, voi vincete la tentazione di una fede statica, che si accontenta di qualche rito o vecchia tradizione, e invece uscite da voi stessi, portate nello zaino le gioie e i dolori, e fate della vita un pellegrinaggio d’amore verso Dio e i fratelli”, ha sottolineato. “Grazie per questa testimonianza! E per favore, restate in cammino sempre, non fermarsi!”, ha detto ancora il Pontefice, applaudito dai fedeli. “Anche vorrei aggiungere – ha quindi continuato ‘a braccio’ -: ho detto non fermarsi. PerchĆ© quando i vescovi si fermano, ammalano la Chiesa. Quando i preti si fermano ammalano il popolo di Dio”.

“Non si puĆ² ridurre la fede a zucchero che addolcisce la vita”

“Non dimentichiamo questo: non si puĆ² ridurre la fede a zucchero che addolcisce la vita”, ha detto ancora papa Francesco nella messa al Santuario nazionale di Sastin. “GesĆ¹ ĆØ segno di contraddizione – ha sottolineato -. ƈ venuto a portare la luce dove ci sono le tenebre, facendo uscire le tenebre allo scoperto e costringendole alla resa. Per questo le tenebre lottano sempre contro di Lui”.

“Chi accoglie Cristo e si apre a Lui risorge; chi lo rifiuta si chiude nel buio e rovina sĆ© stesso – ha proseguito il Pontefice -. Ai suoi discepoli GesĆ¹ disse di non essere venuto a portare pace, ma una spada (cfr Mt 10,34): infatti la sua Parola, come spada a doppio taglio, entra nella nostra vita e separa la luce dalle tenebre, chiedendoci di scegliere”. Secondo Francesco, “davanti a GesĆ¹ non si puĆ² restare tiepidi, con ‘il piede in due scarpe’. Accoglierlo – ha osservato – significa accettare che Egli sveli le mie contraddizioni, i miei idoli, le suggestioni del male; e che diventi per me risurrezione, Colui che sempre mi rialza, che mi prende per mano e mi fa ricominciare”.

“La fede cristiana promuova accoglienza e solidarietĆ ”

“Non si tratta di essere ostili al mondo, ma di essere ‘segni di contraddizione’ nel mondo”: “di questi profeti ha bisogno oggi anche la Slovacchia”, ha aggiunto il Papa nella messa a Sastin. “Cristiani che sanno mostrare, con la vita, la bellezza del Vangelo – ha spiegato -. Che sono tessitori di dialogo laddove le posizioni si irrigidiscono; che fanno risplendere la vita fraterna, laddove spesso nella societĆ  ci si divide e si ĆØ ostili; che diffondono il buon profumo dell’accoglienza e della solidarietĆ , laddove prevalgono spesso gli egoismi personali e collettivi; che proteggono e custodiscono la vita dove regnano logiche di morte”.

“La fede ĆØ condivisione con i feriti e i bisognosi”

“Anche noi, guardando la Vergine Madre Addolorata, ci apriamo a una fede che si fa compassione, che diventa condivisione di vita verso chi ĆØ ferito, chi soffre e chi ĆØ costretto a portare croci pesanti sulle spalle”. Lo ha detto papa Francesco nella messa al Santuario nazionale di Sastin, in Slovacchia. “Una fede che non rimane astratta, ma ci fa entrare nella carne e ci fa solidali con chi ĆØ nel bisogno”, ha affermato.

“Questa fede, con lo stile di Dio, umilmente e senza clamori, solleva il dolore del mondo e irriga di salvezza i solchi della storia. E Maria Santissima vi ottenga la grazia che la vostra fede rimanga sempre in cammino, che abbia il respiro della profezia e che sia ricca di compassione” ha concluso il Pontefice.

Logo del viaggio apostolico papale in Slovacchia (Fonte: Vatican News)

Il testo completo dell’omelia del Papa a Sastin

Nel Tempio di Gerusalemme, le braccia di Maria si protendono verso quelle del vecchio Simeone, che puĆ² accogliere GesĆ¹ e riconoscerlo come il Messia inviato per la salvezza di Israele. In questa scena contempliamo chi ĆØ Maria: ĆØ la Madre che ci dona il Figlio GesĆ¹. Per questo la amiamo e la veneriamo. E in questo Santuario nazionale di Å aÅ”tĆ­n, il popolo slovacco accorre, con fede e devozione, perchĆ© sa che ĆØ Lei a donarci GesĆ¹. Nel ā€œlogoā€ di questo Viaggio Apostolico cā€™ĆØ una strada disegnata dentro un cuore sormontato dalla Croce: Maria ĆØ la strada che ci introduce nel Cuore di Cristo, che ha dato la vita per amore nostro. Alla luce del Vangelo che abbiamo ascoltato, possiamo guardare a Maria come modello della fede. E riconosciamo tre caratteristiche della fede: il cammino, la profezia, la compassione. Anzitutto, la fede di Maria ĆØ una fede che si mette in cammino. La fanciulla di Nazaret, appena ricevuto lā€™annuncio dellā€™Angelo, Ā«si mise in viaggio verso la montagnaĀ» (Lc 1,39), per andare a visitare e aiutare Elisabetta, sua cugina. Non ritenne un privilegio lā€™essere stata chiamata a diventare Madre del Salvatore; non perse la gioia semplice della sua umiltĆ  per aver ricevuto la visita dellā€™Angelo; non rimase ferma a contemplare sĆ© stessa, tra le quattro mura di casa sua. Al contrario, Ella ha vissuto quel dono ricevuto come missione da compiere; ha sentito lā€™esigenza di aprire la porta e uscire di casa; ha dato vita e corpo allā€™impazienza con cui Dio vuole raggiungere tutti gli uomini per salvarli con il suo amore. Per questo Maria si mette in cammino: alla comoditĆ  delle abitudini preferisce le incognite del viaggio, alla stabilitĆ  della casa la fatica della strada, alla sicurezza di una religiositĆ  tranquilla il rischio di una fede che si mette in gioco, facendosi dono dā€™amore per lā€™altro. Anche il Vangelo di oggi ci fa vedere Maria in cammino: verso Gerusalemme dove, insieme a Giuseppe suo sposo, presenta GesĆ¹ nel Tempio. E tutta la sua vita sarĆ  un cammino dietro al suo Figlio, come prima discepola, fino al Calvario, ai piedi della Croce. Sempre Maria cammina. CosƬ, la Vergine ĆØ modello della fede di questo popolo slovacco: una fede che si mette in cammino, sempre animata da una devozione semplice e sincera, sempre in pellegrinaggio alla ricerca del Signore. E, camminando, voi vincete la tentazione di una fede statica, che si accontenta di qualche rito o vecchia tradizione, e invece uscite da voi stessi, portate nello zaino le gioie e i dolori, e fate della vita un pellegrinaggio dā€™amore verso Dio e i fratelli. Grazie per questa testimonianza! E per favore, restate in cammino! Quella di Maria ĆØ anche una fede profetica. Con la sua stessa vita, la giovane fanciulla di Nazaret ĆØ profezia dellā€™opera di Dio nella storia, del suo agire misericordioso che rovescia le logiche del mondo, innalzando gli umili e abbassando i superbi (cfr Lc 1,52). Rappresentante di tutti i ā€œpoveri di Jahwehā€, che gridano a Dio e attendono la venuta del Messia, Maria ĆØ la Figlia di Sion annunciata dai profeti di Israele (cfr Sof 3,14-18), la Vergine che concepirĆ  il Dio con noi, lā€™Emmanuele (cfr Is 7,14). Come Vergine Immacolata, Maria ĆØ icona della nostra vocazione: come Lei, siamo chiamati a essere santi e immacolati nellā€™amore (cfr Ef 1,4), diventando immagine di Cristo. La profezia di Israele culmina in Maria, perchĆ© Ella porta in grembo la Parola di Dio fattasi carne, GesĆ¹. Egli realizza pienamente e definitivamente il disegno di Dio. Di Lui, Simeone dice alla Madre: Ā«Egli ĆØ qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizioneĀ» (Lc 2,34). Non dimentichiamo questo: non si puĆ² ridurre la fede a zucchero che addolcisce la vita. GesĆ¹ ĆØ segno di contraddizione. ƈ venuto a portare la luce dove ci sono le tenebre, facendo uscire le tenebre allo scoperto e costringendole alla resa. Per questo le tenebre lottano sempre contro di Lui. Chi accoglie Cristo e si apre a Lui risorge; chi lo rifiuta si chiude nel buio e rovina sĆ© stesso. Ai suoi discepoli GesĆ¹ disse di non essere venuto a portare pace, ma una spada (cfr Mt 10,34): infatti la sua Parola, come spada a doppio taglio, entra nella nostra vita e separa la luce dalle tenebre, chiedendoci di scegliere. Davanti a GesĆ¹ non si puĆ² restare tiepidi, con ā€œil piede in due scarpeā€. Accoglierlo significa accettare che Egli sveli le mie contraddizioni, i miei idoli, le suggestioni del male; e che diventi per me risurrezione, Colui che sempre mi rialza, che mi prende per mano e mi fa ricominciare. Di questi profeti ha bisogno oggi anche la Slovacchia. Non si tratta di essere ostili al mondo, ma di essere ā€œsegni di contraddizioneā€ nel mondo. Cristiani che sanno mostrare, con la vita, la bellezza del Vangelo. Che sono tessitori di dialogo laddove le posizioni si irrigidiscono; che fanno risplendere la vita fraterna, laddove spesso nella societĆ  ci si divide e si ĆØ ostili; che diffondono il buon profumo dellā€™accoglienza e della solidarietĆ , laddove prevalgono spesso gli egoismi personali e collettivi; che proteggono e custodiscono la vita dove regnano logiche di morte. Infine, Maria ĆØ la Madre della compassione. La sua fede ĆØ compassionevole. Colei che si ĆØ definita ā€œla serva del Signoreā€ (cfr Lc 1,38) e che, con premura materna, si ĆØ preoccupata di non far mancare il vino alle nozze di Cana (cfr Gv 2,1-12), ha condiviso con il Figlio la missione della salvezza, fino ai piedi della Croce. In quel momento, nel dolore straziante vissuto sul Calvario, Ella ha compreso la profezia di Simeone: Ā«Anche a te una spada trafiggerĆ  lā€™animaĀ» (Lc 2,35). La sofferenza del Figlio morente, che prendeva su di sĆ© i peccati e i patimenti dellā€™umanitĆ , ha trafitto anche Lei. GesĆ¹ lacerato nella carne, Uomo dei dolori sfigurato dal male (cfr Is 53,3); Maria, lacerata nellā€™anima, Madre compassionevole che raccoglie le nostre lacrime e nello stesso tempo ci consola, indicandoci in Cristo la vittoria definitiva. E Maria Addolorata, sotto la croce, semplicemente rimane. Sta sotto la croce. Non scappa, non tenta di salvare sĆ© stessa, non usa artifici umani e anestetizzanti spirituali per sfuggire al dolore. Questa ĆØ la prova della compassione: restare sotto la croce. Restare col volto segnato dalle lacrime, ma con la fede di chi sa che nel suo Figlio Dio trasforma il dolore e vince la morte. E anche noi, guardando la Vergine Madre Addolorata, ci apriamo a una fede che si fa compassione, che diventa condivisione di vita verso chi ĆØ ferito, chi soffre e chi ĆØ costretto a portare croci pesanti sulle spalle. Una fede che non rimane astratta, ma ci fa entrare nella carne e ci fa solidali con chi ĆØ nel bisogno. Questa fede, con lo stile di Dio, umilmente e senza clamori, solleva il dolore del mondo e irriga di salvezza i solchi della storia. Cari fratelli e sorelle, il Signore vi conservi sempre lo stupore e la gratitudine per il dono della fede! E Maria Santissima vi ottenga la grazia che la vostra fede rimanga sempre in cammino, che abbia il respiro della profezia e che sia ricca di compassione.

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