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Papa: “Sì al principio di pubblica utilità del patrimonio culturale”

Papa Francesco ha inviato un messaggio ai partecipanti al convegno "La Commissione per la tutela dei monumenti e la salvaguardia del patrimonio architettonico della Santa Sede. 100 anni di attività (1923-2023)"

Pubblichiamo di seguito il Messaggio che Papa Francesco ha inviato al Presidente della Commissione Permanente per la Tutela dei Monumenti Storici e Artistici della Santa Sede, Prof. Francesco Buranelli, e ai partecipanti al convegno “La Commissione per la tutela dei monumenti e la salvaguardia del patrimonio architettonico della Santa Sede. 100 anni di attività (1923-2023)” che si svolge a Roma, presso Palazzo Cesi.

Messaggio del Santo Padre

Illustrissimo Professore, il centenario della fondazione di codesta esimia Istituzione è per me una lieta circostanza per rivolgere un cordiale pensiero a Lei, ai Collaboratori ed a quanti interverranno al significativo evento commemorativo. «In ossequio alla volontà espressa dal Santo Padre, per ottenere non solo una maggiore unità e continuità di indirizzo nei lavori di conservazione e di restauro dei monumenti di arte e di storia dipendenti dalla Santa Sede, ma anche una più razionale ripartizione delle competenze e delle responsabilità relative, considerata la fama universale dei monumenti di proprietà della Santa Sede […], si istituisca una Commissione artistica permanente per la tutela dei   storici e artistici appartenenti alla Santa Sede».

La Commissione Cardinalizia Amministratrice dei Beni della Santa Sede

Volendo corrispondere alla costante sollecitudine per la cura e la conservazione dei beni culturali, con le sopracitate parole la Commissione Cardinalizia Amministratrice dei Beni della Santa Sede, nelle riunioni del 14 e del 27 giugno 1923, istituiva, a nome di Papa Pio XI, tale Organismo, di cui l’odierna giornata di studi intende celebrare un secolo di vita. L’idea della conservazione e della tutela, oggi universalmente diffusa, conseguenza di un processo di presa di coscienza del valore umanistico del patrimonio culturale, storicamente trova le sue origini negli antichi Stati della Penisola italica e, fra questi, in particolare lo Stato Pontificio, per poi affermarsi nelle legislazioni delle Nazioni europee e del mondo intero.

I Sommi Pontefici sin dal XV secolo emanarono bandi ed editti, specialmente al fine di arrestare il crescente flusso di antichità che dagli scavi archeologici a Roma prendevano la strada delle capitali europee per arricchire le collezioni antiquarie di sovrani, nobili ed eruditi. Ma soprattutto fra il Settecento e l’Ottocento, in particolare come reazione alla vendita di un ingente numero di opere d’arte e a riparazione delle traumatiche spoliazioni di epoca napoleonica, grazie ad alcuni Chirografi papali ed editti dei Cardinali Camerlenghi, si pervenne alla formulazione di specifici principi giuridici, adottati successivamente dalle moderne legislazioni. Tra questi, spicca quello di pubblica utilità del patrimonio culturale – da publica utilitas, un concetto proveniente dal Diritto Romano – in base al quale non solo la proprietà pubblica ma anche la privata soggiacciono alle esigenze del bene comune.

Una legge a tutela cel patrimonio culturale della Chiesa

Dalla pubblica utilità derivano altresì il diritto dello Stato a regolare e impedire l’alienazione e l’esportazione di detto patrimonio, nonché il diritto e il dovere di attuazione della tutela giuridica, di conservazione scientifica, il cui primo e imprescindibile atto è la catalogazione, come pure di fruizione o valorizzazione. In questa prospettiva lo Stato della Città del Vaticano si è dotato nel 2001 di una Legge sulla tutela dei beni culturali propri e della Santa Sede, ora da attualizzare per corrispondere efficacemente alle mutate condizioni storiche e sociali, oltre che all’evoluzione sia della legislazione interna sia di quella delle Organizzazioni internazionali.

Inoltre, senza sottovalutare l’importanza dell’attrattiva turistica del patrimonio culturale di cui si è custodi, la sua valorizzazione trova fondamento in quanto è segno tangibile del «transitus Domini» nel mondo, secondo la pregnante affermazione di San Paolo VI[2], cioè di espressione visibile della vita della Chiesa nella sua azione liturgica e nell’annuncio della fede, nelle diverse manifestazioni spirituali e nell’esercizio della carità. Pertanto, come ricordava il mio predecessore Benedetto XVI a proposito dei Musei Vaticani, «La Chiesa da sempre sostiene e promuove il mondo dell’arte considerandone il linguaggio un privilegiato veicolo di progresso umano e spirituale. […] In definitiva si potrebbe dire che i Musei Vaticani possono rappresentare una straordinaria opportunità di evangelizzazione perché, attraverso le varie opere esposte, offrono ai visitatori una testimonianza eloquente dell’intreccio continuo che esiste tra il divino e l’umano nella vita e nella storia dei popoli».

Queste lungimiranti parole ben si applicano anche a tutti i beni culturali della Città del Vaticano e della Santa Sede. Mentre rinnovo i sentimenti di viva gratitudine a quanti hanno lavorato sinora con competenza e dedizione alla specifica missione della Commissione, formulo i migliori auspici affinché si prosegua con responsabilità e professionalità a mostrare la bellezza dell’arte che è riflesso dell’armoniosa comunione tra l’uomo e Dio. A Lei, Signor Presidente, ai Collaboratori, ai Relatori che interverranno all’Assise e a ciascuno dei presenti, invio volentieri la mia Benedizione, confidando nel vostro ricordo orante per me.

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