Al via il viaggio apostolico di Papa Francesco a Verona. L’elicottero partito dal Vaticano è atterrato poco dopo le 8.00 nell’antistadio del Bentegodi. Il Pontefice è stato accolto dal vescovo Domenico Pompili, dal presidente del Veneto, Luca Zaia, dal sindaco Damiano Tommasi, e dal presidente della Camera Lorenzo Fontana.
E’ quindi salito nell’auto papale, che lo ha portato nella prima delle sue tappe della visita alla città scaligera, nella basilica di San Zeno dove, come primo appuntamento, ha incontrato i sacerdoti, i religiosi e le religiose. Al termine, in Piazza San Zeno, il Pontefice ha incontrato i bambini e i ragazzi, prima di trasferirsi all’Arena di Verona per l’incontro “Arena di Pace – Giustizia e Pace si baceranno”.
Il Papa a Verona benedice una statua destinata a Gerusalemme
Un’enorme statua in bronzo e acciaio di oltre 10 metri, installata in piazza San Zeno, è stata benedetta da papa Francesco nella sua prima tappa della visita a Verona. La scultura, dal titolo “L’abbraccio”, è opera di Roberto Brizzi ed è stata realizzata nella fonderia artistica Bmn Arte di Verona, ideata dallo scultore Alessandro Mutto e realizzata con la collaborazione con lo specialista in bronzi artistici Ivo Adami. Pesa 4,5 tonnellate, con mani e piedi realizzate in bronzo fuso, mentre il corpo e le figure stilizzate sono fatte con l’acciaio.
Nelle prossime settimane, la statua sarà smontata e trasportata a Gerusalemme, dove sarà collocata sul tetto del palazzo della Custodia, di fronte al Muro della Città vecchia, con un sistema di illuminazione interna che la renderà particolarmente suggestiva. Il progetto è stato voluto dall’associazione “Una Via Crucis per Gerusalemme” e dalla Custodia di Terra Santa, con il sostegno di mons. Rino Fisichella, di mons. Giorgio Benedetti e il placet del vescovo Domenico Pompili.
Il Papa ai preti: “Non trasformate confessionali in sale di tortura”
“A tutti, lo ripeto, a tutti dobbiamo portare la carezza della misericordia di Dio. E su questo, cario fratelli sacerdoti, mi fermo su una cosa: i sacerdoti che sono ministri del sacramento della penitenza, per favore, perdonate tutto! Perdonate tutto. E quando la gente va a confessarsi, non andare lì a inquisire. E se voi non siete capaci in quel momento di capire, andate avanti, il Signore ha capito”. Lo ha detto papa Francesco ‘a braccio’ durante l’incontro con i sacerdoti e i consacrati nella Basilica di San Zeno, a Verona.
“Ma per favore, non torturare i penitenti – ha continuato -. Mi diceva un grande cardinale, che è stato penitenziere, abbastanza conservatore, non dico rigido ma conservatore, ma davanti alla penitenza io l’ho ascoltato dire: ‘quando una persona viene da me, e io sento che ha difficoltà a dire le cose, io dico: ho capito vai avanti. Io non ho capito ma Dio ha capito'”.
“Questo – ha detto ancora Francesco – nel sacramento della riconciliazione, per favore che non sia una seduta di tortura! Per favore, perdonate tutto, tutto. E perdonare senza far soffrire, perdonare aprendo il cuore alla speranza. A voi sacerdoti vi chiedo questo: la Chiesa ha bisogno di perdono. E voi siete gli strumenti del perdonare”. “A tutti, a tutti dobbiamo portare la carezza della misericordia di Dio – ha concluso il Papa -, specialmente a chi ha sete di speranza, a chi si trova costretto a vivere ai margini, ferito dalla vita o da qualche errore commesso, o dalle ingiustizie della società, che vanno sempre a scapito dei più fragili. Capito? perdonare tutti”.
Papa: “Verona città dell’amore, vinca sull’odio e sulla morte”
“Questo auguro a voi e alle vostre comunità: una ‘santità capace’, una fede viva che con carità audace semini il Regno di Dio in ogni situazione della vita quotidiana. E se il genio di Shakespeare si è fatto ispirare dalla bellezza di questo luogo per raccontarci le vicende tormentate di due innamorati, ostacolati dall’odio delle rispettive famiglie, noi cristiani, ispirati dal Vangelo, impegniamoci a seminare ovunque un amore più forte dell’odio e della morte. Sognatela così, Verona, come la città dell’amore. E che l’amore di Dio vi accompagni e vi benedica”. Ha evocato la vicenda di Romeo e Giulietta papa Francesco al termine del suo discorso ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose durante l’incontro nella Basilica di San Zeno, a Verona.
“È bello trovarci in questa Basilica romanica, una tra le più belle d’Italia, che ha ispirato anche poeti come Dante e Carducci – ha sottolineato il Pontefice -. Ed essere qui insieme, vescovo, preti, religiose e religiosi, e guardare questo splendido soffitto a carena ci fa sentire come dentro a una grande barca, e ci fa pensare al mistero della Chiesa, la barca del Signore che naviga nel mare della storia per portare a tutti la gioia del Vangelo”. Il Papa nel suo intervento si è soffermato su due aspetti: “la chiamata ricevuta e sempre da accogliere”, e “la missione, da compiere con audacia”. “Cerchiamo di non perdere mai lo stupore della chiamata! Esso si alimenta con la memoria del dono ricevuto per grazia, memoria da tenere sempre viva in noi”, ha osservato”.
Questo è “il primo fondamento della nostra consacrazione e del nostro ministero – ha spiegato -: accogliere la chiamata ricevuta, accogliere il dono con cui Dio ci ha sorpresi. Se smarriamo questa coscienza e questa memoria, rischiamo di mettere al centro noi stessi invece che il Signore; rischiamo di agitarci attorno a progetti e attività che servono più alle nostre cause che a quella del Regno; rischiamo di vivere anche l’apostolato nella logica della promozione di noi stessi e della ricerca del consenso, cercando di fare carriera, invece che spendere la vita per il Vangelo e per un servizio gratuito alla Chiesa”.
“Siate audaci nella missione”
E “quando è ben radicata in noi questa esperienza, allora possiamo essere audaci nella missione da compiere”, ha proseguito Francesco, secondo cui “l’audacia è un dono che questa Chiesa conosce bene. Se c’è infatti una caratteristica dei preti e dei religiosi veronesi, è proprio quella di essere intraprendenti, creativi, capaci di incarnare la profezia del Vangelo”. “Siate audaci nella missione, sappiate ancora oggi essere una Chiesa che si fa prossima, che si avvicina ai crocicchi delle strade, che cura le ferite, che testimonia la misericordia di Dio”, ha quindi raccomandato: “È in questo modo che la barca del Signore, in mezzo alle tempeste del mondo, può portare in salvo tanti che altrimenti rischiano di naufragare”.
“Le tempeste, come sappiamo, non mancano ai nostri giorni; molte di esse hanno la loro radice nell’avarizia, nella cupidigia, nella ricerca sfrenata di soddisfare il proprio io, e si alimentano in una cultura individualista, indifferente e violenta”, ha aggiunto il Papa: “Il rischio è questo, anche per noi: che il male diventi ‘normale’, che ci facciamo l’abitudine. E così diventiamo complici!”.
Francesco prima del suo discorso ha voluto salutare tra gli altri le suore di clausura: “Dimostrano come anche in clausura non si perda la gioia. Sono brave! E mai fanno chiacchiericcio”, ha commentato ‘a braccio’. E ha chiuso il discorso con la sua richiesta: “Per favore, non dimenticate di pregare per me. Ma pregate a favore, non contro!”.
Fonte: Ansa