Il Papa ai sacerdoti: “Serve nuovo slancio all’evangelizzazione”

Il Papa con i sacerdoti e i religiosi di Timor Est, ha riflettuto sul significato del "profumo" come simbolo del Vangelo e ha invitato a custodirlo e diffonderlo. Ha paragonato i presenti al "profumo di Cristo" e ha usato l’immagine del legno di sandalo, caratteristico della regione, come simbolo della diffusione della fragranza del Vangelo

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Alle ore 9.30 (2.30 ora di Roma) di martedì 10 settembre, Papa Francesco ha incontrato i Vescovi, i Sacerdoti, i Diaconi, i Consacrati e le Consacrate, i Seminaristi e i Catechisti nella Cattedrale dell’Immacolata Concezione di Dili. Al Suo arrivo, il Papa è stato accolto, nel cortile antistante la Cattedrale, dall’Arcivescovo di Dili, Em.mo Card. Virgílio do Carmo da Silva, S.D.B., dal Presidente della Conferenza Episcopale, S.E. Mons. Norberto do Amaral, Vescovo di Maliana, e dal Parroco. Dopo alcune testimonianze, il Santo Padre ha pronunciato il Suo discorso evidenziando come Timor Est, pur essendo una nazione ai confini del mondo, è centrale nel Vangelo, poiché le periferie sono sempre nel cuore di Cristo. Il Papa ha riflettuto sul significato del “profumo” come simbolo del Vangelo e ha invitato a custodirlo e diffonderlo. Ha sottolineato inoltre la necessità di mantenere viva la fiamma della fede, approfondendo la dottrina cristiana per evangelizzare, e ha invitato ad affrontare con il Vangelo le sfide sociali come la corruzione, l’alcolismo e la violenza. Infine, ha ricordato ai sacerdoti di evitare l’arroganza del potere e di vedere il proprio ministero come servizio al popolo, pregando per la loro missione e chiedendo preghiere per sé stesso. Dopo la benedizione e il canto finale, ha benedetto alcune prime pietre provenienti dalle tre Diocesi di Timor-Leste. Pubblichiamo di seguito il discorso che il Santo Padre Francesco ha pronunciato nel corso dell’incontro con i Vescovi, i Sacerdoti, i Diaconi, i Consacrati e le Consacrate, i Seminaristi e i Catechisti nella Cattedrale dell’Immacolata Concezione.

Il discorso del Papa

Sono felice di trovarmi in mezzo a voi, nel contesto di un viaggio che mi vede pellegrino nelle terre d’Oriente. Ringrazio Mons. Norberto de Amaral per le parole che mi ha rivolto, ricordando che Timor Est è un Paese “ai confini del mondo”. E–vorrei dire–proprio perché è ai confini si trova al centro del Vangelo! Perché nel cuore di Cristo–lo sappiamo–le periferie dell’esistenza sono il centro: il Vangelo è popolato da persone, figure e storie che sono ai margini, ai confini, ma vengono convocate da Gesù e diventano protagoniste della speranza che Egli è venuto a portare. Gioisco con voi e per voi, perché siete i discepoli del Signore in questa terra. Pensando alle vostre fatiche e alle sfide che siete chiamati ad affrontare, mi è ritornato in mente un brano del Vangelo di Giovanni, molto suggestivo, che ci racconta una scena di tenerezza e di intimità accaduta nella casa degli amici di Gesù, Lazzaro, Marta e Maria (cfr Gv 12,1-11). A un certo punto, durante la cena, Maria «prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo» (v. 12,3).

Maria unge i piedi di Gesù e quel profumo si diffonde nella casa. Vorrei soffermarmi con voi proprio su questo: il profumo, il profumo di Cristo e del suo Vangelo, dono che dobbiamo custodire e che siamo chiamati a diffondere. Custodire il profumo, diffondere il profumo. Meditiamo su questo. Custodire il profumo. Abbiamo sempre bisogno di tornare all’origine del dono ricevuto, del nostro essere cristiani, sacerdoti, religiosi o catechisti. Noi abbiamo accolto la vita stessa di Dio per mezzo del suo Figlio Gesù, che è morto per noi e ci ha donato lo Spirito Santo. Siamo stati unti con Olio di letizia e l’apostolo Paolo scrive: «Noi siamo infatti dinanzi a Dio il profumo di Cristo» (2 Cor 2,15). Carissimi, voi siete il profumo di Cristo! E questo simbolo a voi non è estraneo: qui a Timor, infatti, cresce in abbondanza il legno di sandalo, con la sua fragranza molto apprezzata e ricercata anche presso altri popoli e Nazioni. La Bibbia stessa ne loda il valore, quando racconta che la regina di Saba fece visita al re Salomone offrendogli in dono il legno di sandalo (cfr 1 Re 10,12).

Fratelli e sorelle, voi siete il profumo del Vangelo in questo Paese. Come un albero di sandalo, sempreverde, forte, che cresce e produce frutti, anche voi siete discepoli missionari profumati di Spirito Santo per inebriare la vita del vostro popolo. Tuttavia, non dimentichiamo una cosa: il profumo ricevuto dal Signore va custodito con cura, come Maria di Betania lo aveva serbato proprio per Gesù. Anche noi dobbiamo custodire l’amore con cui il Signore ha profumato la nostra vita, perché non si dissolva e non perda il suo aroma. Cosa significa questo? Significa essere consapevoli del dono ricevuto, ricordarci che il profumo non serve per noi stessi ma per ungere i piedi di Cristo, annunciando il Vangelo e servendo i poveri, significa vigilare su stessi perché la mediocrità e la tiepidezza spirituale sono sempre in agguato. E aggiungo un’altra cosa: noi guardiamo con gratitudine alla storia che ci ha preceduto, al seme della fede gettato qui dai missionari, alle scuole per la formazione degli operatori pastorali e tanto altro.

Ma questo può bastare? In realtà, sempre dobbiamo alimentare la fiamma della fede. Pertanto vorrei dirvi: non trascurate di approfondire la dottrina cristiana, di maturare nella formazione spirituale, catechetica e teologica; perché tutto questo serve ad annunciare il Vangelo nella vostra cultura e, nello stesso tempo, a purificarla da forme e tradizioni arcaiche e talvolta superstiziose. Ci sono tante cose belle nella vostra cultura, penso specialmente alla fede nella risurrezione e nella presenza delle anime dei defunti; però tutto questo va sempre purificato alla luce del Vangelo e della dottrina della Chiesa. Impegnatevi in questo, perché «ogni cultura e ogni gruppo sociale necessita di purificazione e maturazione» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 69).

E veniamo al secondo aspetto: diffondere il profumo. La Chiesa esiste per evangelizzare, e noi siamo chiamati a portare agli altri il dolce profumo della vita nuova del Vangelo. Maria di Betania non usa il nardo prezioso per abbellire sé stessa, ma per ungere i piedi di Gesù, e così sparge l’aroma in tutta la casa. Anzi, il Vangelo di Marco specifica che Maria, per ungere Gesù, rompe il vasetto di alabastro che contiene l’unguento profumato (cfr 14,3). L’evangelizzazione avviene quando abbiamo il coraggio di “rompere” il vaso che contiene il profumo, rompere il “guscio” che spesso ci chiude in noi stessi e uscire da una religiosità pigra, comoda, vissuta soltanto per un bisogno personale. Mi è piaciuta l’espressione che ha usato Suor Rosa nella sua testimonianza: una Chiesa in movimento, una Chiesa che non sta ferma, non ruota attorno a sé stessa, ma è bruciata dalla passione di portare a tutti la gioia del Vangelo. Anche il vostro Paese, radicato in una lunga storia cristiana, ha bisogno oggi di un rinnovato slancio nell’evangelizzazione, perché a tutti arrivi il profumo del Vangelo: un profumo di riconciliazione e di pace dopo gli anni sofferti della guerra; un profumo di compassione, che aiuti i poveri a rialzarsi e susciti l’impegno per risollevare le sorti economiche e sociali del Paese; un profumo di giustizia contro la corruzione.

E, in particolare, il profumo del Vangelo bisogna diffonderlo contro tutto ciò che umilia, deturpa e addirittura distrugge la vita umana, contro quelle piaghe che generano vuoto interiore e sofferenza come l’alcolismo, la violenza, la mancanza di rispetto per la dignità delle donne. Il Vangelo di Gesù ha la forza di trasformare queste realtà oscure e di generare una società nuova.

Carissimi, c’è bisogno di questo sussulto di Vangelo; e, perciò, c’è bisogno di sacerdoti, di religiosi e di catechisti appassionati, preparati, creativi. E ringrazio per la sua testimonianza il Sig. Florentino, catechista che ha dedicato gran parte della sua vita a questo bellissimo ministero. In particolare ai sacerdoti vorrei dire: ho appreso che il popolo si rivolge a voi con tanto affetto chiamandovi “Amu”, che qui è il titolo più importante, significa “signore”. Però, questo non deve farvi sentire superiori al popolo, indurvi nella tentazione della superbia e del potere; non deve farvi pensare al vostro ministero come un prestigio sociale, agire come capi che schiacciano gli altri. Ricordiamoci questo: col profumo si ungono i piedi di Cristo, che sono i piedi dei nostri fratelli nella fede, a partire dai più poveri. È eloquente il gesto che qui i fedeli compiono quando incontrano voi sacerdoti: prendono la vostra mano consacrata e la avvicinano alla fronte come segno di benedizione. È bello cogliere in questo segno l’affetto del Popolo santo di Dio, perché il prete è strumento di benedizione: mai deve approfittare del ruolo, sempre deve benedire, consolare, essere ministro di compassione e segno della misericordia di Dio. Carissimi, un diplomatico portoghese del 1500, Tomé Pires, ha scritto così: «I mercanti malesi dicono che Dio creò Timor per il legno di sandalo» (The Summa Oriental, Londra 1944, 204). Noi, però, sappiamo che c’è un altro profumo, quello di Cristo e del Vangelo, che arricchisce la vita e la riempie di gioia. Non scoraggiatevi! Come ci ha ricordato Padre Sancho nella sua toccante testimonianza: «Dio sa come prendersi cura di coloro che ha chiamato e inviato nella sua missione». Vi benedico di cuore. E vi chiedo per favore di pregare per me. Grazie.

Dal bollettino della Sala Stampa Vaticana