La povertà “è pudica, si nasconde”. Per questo, il contrastarla, ci richiede innanzitutto di andare a cercarla, nei meandri spesso invisibili della nostra società. Perché, avverte Papa Francesco nell’omelia della Santa Messa per la settima Giornata Mondiale dei Poveri, “la povertà è uno scandalo” e “quando il Signore tornerà ce ne chiederà conto”. È un invito esplicito quello del Santo Padre: pensare alle povertà dell’oggi, quelle materiali, culturali e anche spirituali. Perché è verso le esistenze ferite, nei dimenticati e negli invisibili che va rivolto il nostro sguardo di cristiani, laddove il “grido di dolore viene soffocato dall’indifferenza generale di una società indaffarata e distratta”.
I due percorsi
Ci sono migliaia di persone a San Pietro, ad assistere a una Messa dedicata a loro. Perché, tra queste, c’è anche chi la povertà sofferta ogni giorno. E nel condividere una riflessione sulla parabola dei talenti, il Papa traccia due percorsi da seguire, due viaggi, quello di Gesù e quello della nostra vita. Il primo è nel mistero stesso di Cristo, nel Dio fatto uomo, nella sua resurrezione e nella sua ascensione al Cielo.
Come l’uomo della parabola che, chiamati i suoi servi, consegnò loro i propri beni prima di partire per un viaggio, prima del ritorno al Padre Gesù “ci ha consegnato i suoi beni, un vero e proprio ‘capitale’: ci ha lasciato sé stesso nell’Eucaristia, la sua Parola di vita, la sua santa Madre come nostra Madre, e ha distribuito i doni dello Spirito Santo perché noi possiamo continuare la sua opera nel mondo”. E, “quando tornerà nella gloria e ci vorrà incontrare di nuovo, per ‘fare il rendiconto’, il rendiconto della storia e introdurci nella gioia della vita eterna”.
L’eredità dei talenti
Il percorso della nostra vita ci accompagna a quel momento: “Quale strada percorriamo noi, nella nostra vita, quella di Gesù che si è fatto dono oppure la strada dell’egoismo?”. Un interrogativo che trova risposta nelle nostre azioni: “La parabola ci dice che ciascuno di noi, secondo le proprie capacità e possibilità, ha ricevuto i ‘talenti'”. Non capacità personali ma i beni del Signore, ciò che Cristo ci ha lasciato, “il grande ‘capitale’ che ci è stato messo nelle mani è l’amore del Signore, fondamento della nostra vita e forza del nostro cammino”. Sta a noi “moltiplicare quanto abbiamo ricevuto, facendo della vita un’offerta d’amore per gli altri”, oppure “vivere bloccati da una falsa immagine di Dio e per paura nascondere sotto terra il tesoro che abbiamo ricevuto”.
Le povertà dell’oggi
La Giornata Mondiale dei Poveri è un momento di riflessione, certo, ma anche di verifica. Perché “abbiamo ricevuto dal Signore il dono del suo amore e siamo chiamati a diventare dono per gli altri”. Nelle tante povertà quotidiane, dobbiamo prendere coscienza della moltitudine dei poveri e far nostro il messaggio del Vangelo: “Mettiamo in circolo la carità, condividiamo il nostro pane, moltiplichiamo l’amore”.