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Udienza, Papa: “Le scelte importanti non vengono dalla lotteria”

Riprendendo il ciclo di catechesi sul Discernimento, Papa Francesco ha incentrato la sua meditazione sul tema: "Perché siamo desolati?"

Papa Francesco, a bordo della “papamobile” scoperta, è entrato in Piazza San Pietro poco prima delle 9:000 per la consueta udienza generale mercoledì. Riprendendo il ciclo di catechesi sul Discernimento, Francesco incentra la Sua meditazione sul tema: “Perché siamo desolati? ” (Lettura: Sal 30,7-9.12 ).

Prima di fare ingresso nella piazza, il Pontefice ha fatto salire sulla jeep bianca cinque bambini, che ha portato con sé nel giro tra i vari settori dell’ovale berniniano per salutare e benedire la folla dei fedeli. il Papa ha baciato la bandiera ucraina prima di iniziare la catechesi.

Riportiamo il testo integrale (e le parti pronunciate a braccio) da Papa Francesco nell’udienza generale di oggi.

La catechesi del Papa

Cari fratelli e sorelle, buongiorno e benvenuti! Riprendiamo le catechesi sul tema del discernimento. Abbiamo visto come sia importante leggere ciò che si muove dentro di noi, per non prendere decisioni affrettate, sull’onda dell’emozione del momento, salvo poi pentircene quando ormai è troppo tardi. In questo senso, anche lo stato spirituale che chiamiamo desolazione può essere occasione di crescita. Infatti, se non c’è un po’ di insoddisfazione, di tristezza salutare, una sana capacità di abitare nella solitudine, di stare con noi stessi senza fuggire, rischiamo di rimanere sempre alla superficie delle cose e non prendere mai contatto con il centro della nostra esistenza.

La desolazione provoca uno “scuotimento dell’anima”, mantiene desti, favorisce la vigilanza e l’umiltà e ci protegge dal vento del capriccio. Sono condizioni indispensabili per il progresso nella vita, e quindi anche nella vita spirituale. Una serenità perfetta ma “asettica”, quando diventa il criterio di scelte e comportamenti, ci rende disumani, indifferenti alla sofferenza degli altri e incapaci di accogliere la nostra. Senza considerare che tale “perfetta serenità” non la si raggiunge per questa via dell’indifferenza.

Per molti santi e sante, l’inquietudine è stata una spinta decisiva per dare una svolta alla propria vita. È il caso, ad esempio, di Agostino di Ippona, di Edith Stein, di Giuseppe Benedetto Cottolengo, di Charles de Foucauld.

Le scelte importanti hanno un prezzo che la vita presenta, un prezzo che è alla portata di tutti. Le scelte importanti – aggiunge il Papa a braccio – non vengono dalla lotteria, no! Hanno un prezzo, non è gratis. Ma è un prezzo alla portata di tutti, dobbiamo pagarlo per uscire dallo stato di indifferenza”

La desolazione è anche un invito alla gratuità, a non agire sempre e solo in vista di una gratificazione emotiva. Essere desolati ci offre la possibilità di crescere, di iniziare una relazione più matura, più bella, con il Signore e con le persone care, una relazione che non si riduca a un mero scambio di dare e avere. Pensiamo alla nostra infanzia. Da bambini, capita spesso di cercare i genitori per ottenere da loro qualcosa: un giocattolo, i soldi per comprare un gelato, un permesso… E così li cerchiamo non per se stessi, ma per un interesse. Eppure, il dono più grande sono loro, i genitori, e questo lo capiamo man mano che cresciamo.

Anche molte nostre preghiere sono un po’ di questo tipo, sono richieste di favori rivolte al Signore, senza un vero interesse nei suoi confronti. Il Vangelo nota che Gesù era spesso circondato da tanta gente che lo cercava per ottenere qualcosa, guarigioni, aiuti materiali, ma non semplicemente per stare con Lui. Era pressato dalle folle, eppure era solo. Alcuni santi, e anche alcuni artisti, hanno meditato su questa condizione di Gesù.

Potrebbe sembrare strano, irreale, chiedere al Signore: “Come stai?”. E invece è una maniera molto bella di entrare in una relazione vera, sincera, con la sua umanità, con la sua sofferenza, anche con la sua singolare solitudine. Con Lui, che ha voluto condividere fino in fondo la sua vita con noi.

Ci fa tanto bene imparare a stare con Lui, senza altro scopo, esattamente come ci succede con le persone a cui vogliamo bene: desideriamo conoscerle sempre più, perché è bello stare con loro. Cari fratelli e sorelle, la vita spirituale non è una tecnica a nostra disposizione, non è un programma di “benessere” interiore che sta a noi programmare. No. È la relazione con il Vivente, irriducibile alle nostre categorie. La desolazione allora è la risposta più chiara all’obiezione che l’esperienza di Dio sia una forma di suggestione, una semplice proiezione dei nostri desideri.

In tal caso saremmo sempre noi a programmarla, saremmo sempre felici e contenti, come un disco che ripete la medesima musica. Invece, chi prega si rende conto che gli esiti sono imprevedibili: esperienze e passi della Bibbia che ci hanno spesso entusiasmato, oggi, stranamente, non suscitano alcun trasporto.

E, altrettanto inaspettatamente, esperienze, incontri e letture a cui non si era mai fatto caso o che si preferirebbe evitare – come l’esperienza della croce – portano una pace inattesa.

Di fronte alle difficoltà, quindi, mai scoraggiarsi, ma affrontare la prova con decisione, con l’aiuto della grazia di Dio che non ci viene mai a mancare. E se sentiamo dentro di noi una voce insistente che vuole distoglierci dalla preghiera, impariamo a smascherarla come la voce del tentatore; e non lasciamoci impressionare: semplicemente, facciamo proprio il contrario di quello che ci dice!

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