Il Papa è arrivato oggi alle 8:45 circa e, come è ormai consueto, ha fatto subito salire a bordo della jeep bianca scoperta cinque bambini, che si sono goduti il giro tra i vari settori della piazza delimitata dal colonnato del Bernini salutando anche loro la folla con le mani, quasi a voler fare eco al gesto di Francesco, che è apparso sorridente e rilassato.
I bambini sulla Papamobile
Protagonisti, anche oggi, dell’appuntamento del mercoledì, in una piazza San Pietro baciata dal sole, i bambini, che il Papa ha salutato e accarezzato mentre i solerti uomini della Gendarmeria vaticana glieli porgevano lungo il tragitto. Terminato il giro sulla papamobile, Francesco si è congedato dai suoi piccoli ospiti salutandoli uno ad uno, mentre scendevano dalla jeep.
Papa: “Padre Matteo Ricci ha seguito sempre la via del dialogo e dell’amicizia”
“Ha seguito sempre la via del dialogo e dell’amicizia con tutte le persone che incontrava, e questo gli ha aperto molte porte per l’annuncio della fede cristiana”. È questo, per il Papa, il “segreto” di padre Matteo Ricci, il gesuita originario di Macerata che ha portato il cristianesimo in Cina, al centro della catechesi dell’udienza di oggi.
“Dopo aver studiato nelle scuole dei Gesuiti ed essere entrato egli stesso nella Compagnia di Gesù, entusiasmato dalle relazioni dei missionari, come molti altri giovani suoi compagni, chiese di essere inviato nelle missioni dell’Estremo Oriente”, ha raccontato Francesco ripercorrendone la biografia: “Dopo il tentativo di Francesco Saverio, altri venticinque Gesuiti avevano provato inutilmente ad entrare in Cina.
Ma Ricci e un suo confratello si prepararono molto bene, studiando accuratamente la lingua e i costumi cinesi, e alla fine riuscirono a ottenere di stabilirsi nel sud del Paese. Ci vollero diciotto anni, con quattro tappe attraverso quattro città differenti, prima di arrivare a Pechino, che era il centro. Con costanza e pazienza, animato da una fede incrollabile, Matteo Ricci poté superare difficoltà e pericoli, diffidenze e opposizioni. Qual è stato il segreto? Ha seguito sempre la via del dialogo e dell’amicizia con tutte le persone che incontrava, e questo gli ha aperto molte porte per l’annuncio della fede cristiana”.
La sua prima opera in lingua cinese, ha fatto notare il Papa, fu proprio un trattato “Sull’amicizia”, che ebbe “grande risonanza”: “Per inserirsi nella cultura e nella vita cinese in un primo tempo si vestiva come i bonzi buddisti, all’usanza del Paese, ma poi capì che la via migliore era quella di assumere lo stile di vita e le vesti dei letterati, come i professori universitari. Studiò in modo approfondito i loro testi classici, così da poter presentare il cristianesimo in dialogo positivo con la loro saggezza confuciana e con gli usi e i costumi della società cinese”. “E questo si chiama atteggiamento di inculturazione”, ha proseguito Francesco a braccio.
Papa Francesco: “Se la vita di un cristiano non è coerente non serve a nulla”
“La fama di Ricci come uomo di scienza non deve oscurare la motivazione più profonda di tutti i suoi sforzi: l’annuncio del Vangelo”. Lo ha detto il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, pronunciata in piazza San Pietro e dedicata alla figura di padre Matteo Ricci. “La sua ottima preparazione scientifica suscitava interesse e ammirazione da parte degli uomini colti, a cominciare dal suo famoso mappamondo, la carta del mondo intero allora conosciuto, con i diversi continenti, che rivela ai cinesi per la prima volta una realtà esterna alla Cina assai più ampia di quanto avessero mai pensato. Gli fa vedere che il mondo è ancora più grande della Cina”, ha sottolineato Francesco: “Ma anche le conoscenze matematiche e astronomiche di Ricci e dei missionari suoi seguaci contribuirono a un incontro fecondo fra la cultura e la scienza dell’occidente e dell’oriente, che vivrà allora uno dei suoi tempi più felici, nel segno del dialogo e dell’amicizia. Infatti, l’opera di Matteo Ricci non sarebbe mai stata possibile senza la collaborazione dei suoi grandi amici cinesi, come i famosi “Dottor Paolo” (Xu Guangqi) e “Dottor Leone” (Li Zhizao). “La credibilità ottenuta con il dialogo scientifico gli dava autorevolezza per proporre la verità della fede e della morale cristiana, di cui egli parla in modo approfondito nelle sue principali opere cinesi, come Il vero significato del Signore del Cielo”, ha spiegato il Papa: “Questi missionari pregavano: la preghiera è quello che alimenta la vita missionaria”.
“Oltre alla dottrina, sono la sua testimonianza di vita religiosa, di virtù e di preghiera, la sua carità, la sua umiltà e il suo totale disinteresse per onori e ricchezze, che inducono molti dei suoi discepoli e amici cinesi ad accogliere la fede cattolica”, la tesi di Francesco, che poi ha spiegato a braccio: “Perché vedevano un uomo così intelligente, così saggio e così furbo da portare avanti le cose. ‘Questo che predica è vero!’. E’ una personalità che dà testimonianza, che testimonia con la propria vita quello che annuncia”.
“Questa è la coerenza degli evangelizzatori”, ha commentato ancora fuori testo: “E questo tocca tutti noi cristiani, che siamo evangelizzatori. Possiamo dire tutte le cose che noi crediamo, ma se la tua vita non è coerente con questo, non serve nulla. Quello che attira le persone è la coerenza. Noi cristiani viviamo quello che diciamo, e non far finta di essere cristiani ma vivere come mondani! La forza più grande di questi missionari è la coerenza”. “Lo spirito e il metodo missionario di Matteo Ricci costituiscono un modello vivo e attuale – ha concluso il Papa a braccio – ma quello che è attuale è la coerenza di ita, la testimonianza della sua vita come cristiano. Lui ha portato cristianesimo in Cina. Lui è grande perché è uno scienziato, è coraggioso, ma soprattutto è grande perché è stato coerente con la sua vocazione, con quella voglia di seguire Gesù Cristo. Domandiamoci: sono coerente o sono un po’ così così?”.
Papa: “Pregare di più per la cara e martoriata Ucraina che tanto soffre”
“Pregare di più per la cara e martoriata Ucraina, che tanto soffre”. È l’invito, a braccio del Papa, al termine dell’udienza di oggi in piazza San Pietro, durante i saluti ai fedeli di lingua italiana. “Accolgo con affetto i giovani di Rondine Cittadella della Pace di Arezzo, accompagnati dal vescovo Monsignor Andrea Migliavacca – le parole di Francesco – con un pensiero grato per quanti, venendo dall’Ucraina e dalla Russia e da altri Paesi di guerra, hanno deciso di non essere nemici, ma di vivere da fratelli. Il vostro esempio possa suscitare propositi di pace in tutti, anche in coloro che hanno responsabilità politiche”. “E questo ci deve portare a pregare di più per la martoriata Ucraina, ed essere vicini”. Infine il papa ha affidato alla “materna intercessione” di Maria “quanti sono provati dalla guerra, specialmente la cara e martoriata Ucraina che tanto soffre”.
Fonte: AgenSIR