“Dolore e vergogna”. Sono le parole che Papa Francesco evoca al termine dell’Angelus domenicale, ricordando l’ennesimo naufragio avvenuto nel Mediterraneo: “Quarantuno persone hanno perso la vita. Ho pregato per loro. E con dolore e vergogna dobbiamo dire che dall’inizio dell’anno già quasi duemila uomini, donne e bambini sono morti in questo mare cercando di raggiungere l’Europa”. Una piaga aperta la chiama il Santo Padre, che grava sul corpo e sullo spirito dell’umanità tutta. E che richiede un’azione sinergica non più rimandabile: “Incoraggio gli sforzi politici e diplomatici che cercano di sanarla in uno spirito di solidarietà e di fratellanza, come pure l’impegno di tutti coloro che operano per prevenire i naufragi e soccorrere i migranti”.
L’Angelus del Papa
Gesù cammina sulle acque del Lago di Tiberiade e indica, di notte, la via ai propri discepoli, sulla barca nel mezzo del mare scuro. E lo fa perché “dietro al camminare sulle acque c’è un messaggio non immediato, un messaggio da cogliere per noi. A quel tempo, infatti, le grandi distese d’acqua erano ritenute sedi di forze maligne non dominabili dall’uomo; specialmente se agitati dalla tempesta gli abissi erano simbolo del caos e richiamavano le oscurità degli inferi”. I discepoli, narra il Vangelo, si trovavano dunque nel mezzo di un lago buio, in preda alla paura di affondare ed essere trascinati a fondo dal male. Ed è qui che arriva Gesù, “che cammina sulle acque, cioè sopra le forze del male, Lui cammina sopra le forze del male e dice ai suoi: ‘Coraggio, sono io, non abbiate paura!'”.
Una luce nel buio
È in questo frangente che arriva il messaggio di Gesù: “Le potenze maligne, che ci spaventano e non riusciamo a dominare, con Gesù vengono immediatamente ridimensionate. Lui, camminando sulle acque, vuole dirci: ‘Non avere paura, io metto sotto i piedi i tuoi nemici’ – bel messaggio: ‘io metto sotto i piedi i tuoi nemici’ –: non le persone!, non sono quelle i nemici, ma la morte, il peccato, il diavolo: questi sono i nemici della gente, i nostri nemici. E Gesù questi nemici li calpesta per noi“. Cristo ci chiede di avere coraggio, perché la sua presenza è costante e ci difende dai venti avversi. Nei momenti di paura, dunque, occorre fare come i discepoli: “Invocano e accolgono Gesù”. Essi si esprimono in una preghiera “con la quale si esprime la certezza che il Signore può salvarci, che Lui vince il nostro male e le nostre paure”.
Accogliere Gesù
Infine l’accoglienza: “Il Signore sa che la barca della vita, così come la barca della Chiesa, è minacciata da venti contrari e che il mare su cui navighiamo è spesso agitato. Lui non ci preserva dalla fatica del navigare, anzi spinge i suoi a partire: ci invita, cioè, ad affrontare le difficoltà, perché anch’esse diventino luoghi di salvezza, poiché Gesù le vince, diventino occasioni per incontrare Lui. Egli, infatti, nei nostri momenti di buio ci viene incontro, chiedendo di essere accolto, come quella notte sul lago”.