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Il Papa: “Migrare dev’essere una scelta libera, non l’unica possibile”

Il Papa, di ritorno dai Rencontres Mediterranéennes di Marsiglia e in occasione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, ribadisce: "Dovrebbe esistere il diritto a non emigrare e a restare sulla propria terra"

“Liberi di scegliere se migrare o restare”. È il tema attorno al quale orbita la Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato, momento di riflessione e, al contempo, di azione. Ma un’azione mirata, concertata, utile e finalizzata non alla chiusura ma all’accoglienza, alla gestione di un fenomeno che è da sempre parte integrante della storia dell’uomo. Lo ricorda Papa Francesco, al termine dell’Angelus domenicale, spiegando come “migrare dovrebbe essere una scelta libera e, mai l’unica possibile. Il diritto di migrare, infatti, oggi per molti è diventato un obbligo, mentre dovrebbe esistere il diritto a non emigrare per rimanere nella propria terra”.

Creare comunità aperte

Per questo, ha ribadito il Santo Padre, di ritorno dai Rencontres Mediterranéennes di Marsiglia, “è necessario che ad ogni uomo e ogni donna venga garantita la possibilità di vivere una vita degna, nella società in cui si trova”. Eppure, anche nel mondo sempre più globalizzato del XXI secolo, la scelta è molto spesso imposta: “Purtroppo, miseria, guerre e crisi climatica costringono tante persone a fuggire. Perciò siamo tutti chiamati a creare comunità pronte e aperte ad accogliere, promuovere, accompagnare e integrare quanti bussano alle nostre porte”.

L’Angelus del Papa

Il richiamo di Papa Francesco giunge a seguito di una riflessione rivelatrice sulla parabola del padrone della vigna e degli operai, retribuiti allo stesso modo a prescindere dalle ore lavorate: “Sembrerebbe un’ingiustizia, ma la parabola non va letta attraverso criteri salariali; piuttosto, ci vuole mostrare i criteri di Dio, che non fa il calcolo dei nostri meriti, ma ci ama come figli”. Dio, ha spiegato il Pontefice, “esce a tutte le ore per chiamarci; secondo ripaga tutti con la stessa ‘moneta’”. I lavoratori, infatti, “non sono soltanto gli uomini, ma soprattutto Dio, che esce sempre, senza stancarsi, tutto il giorno”. Egli non aspetta i nostri sforzi per venirci incontro ma prende l’iniziativa. “Per il suo cuore non è mai troppo tardi, Egli ci cerca e ci aspetta sempre”.

Osare qualcosa in più

Ripagare tutti “con la stessa moneta” è il senso del suo amore. “La giustizia umana dice di ‘dare a ciascuno il suo, secondo quanto merita’, mentre la giustizia di Dio non misura l’amore sulla bilancia dei nostri rendimenti, delle nostre prestazioni o dei nostri fallimenti: Dio ci ama e basta, ci ama perché siamo figli, e lo fa con un amore incondizionato un amore gratuito”. Necessario, è il monito del Papa, è sfuggire il rischio di una relazione “mercantile” con Dio.

“A volte anche come Chiesa, invece che uscire a ogni ora del giorno e allargare le braccia a tutti, possiamo sentirci i primi della classe, giudicando gli altri lontani, senza pensare che Dio ama anche loro con lo stesso amore che ha per noi”. Non solo. “Anche nelle nostre relazioni, che sono il tessuto della società, la giustizia che pratichiamo a volte non riesce a uscire dalla gabbia del calcolo e ci limitiamo a dare secondo quanto riceviamo, senza osare qualcosa in più”.

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