I desideri: questo il “tema-chiave” utilizzato da Papa Francesco nell'udienza generale odierna per ripercorrere il cammino di catechesi e riassumere le tappe compiute leggendo i Dieci Comandamenti. In una mattinata che fuori è soleggiata e piuttosto fredda, il Pontefice si è rivolto ai fedeli radunati in Aula Paolo VI per premettere anzitutto che “Dio non chiede niente prima di aver dato molto di più”. “Egli – ha aggiunto – ci invita all’obbedienza per riscattarci dall’inganno delle idolatrie che tanto potere hanno su di noi. Infatti, cercare la propria realizzazione negli idoli di questo mondo ci svuota e ci schiavizza, mentre ciò che ci dà statura e consistenza è il rapporto con Lui che, in Cristo, ci rende figli a partire dalla sua paternità”.
Da un “cuore vecchio” a un “cuore nuovo”
E attraverso questo rapporto – ha proseguito il Santo Padre – “entriamo nella relazione con il prossimo che, a partire dall’amore che Dio mostra in Gesù Cristo, è una chiamata alla bellezza della fedeltà, della generosità e della autenticità”. Essere pronti a una simile chiamata implica però avere “un cuore nuovo”, che possiamo avere – ha spiegato – “attraverso il dono di desideri nuovi, attenti alla parola, che vengono seminati in noi dalla grazia di Dio, in modo particolare attraverso i Dieci Comandamenti portati a compimento da Gesù, come Lui insegna nel 'discorso della montagna'”.
Dieci Comandamenti “radiografia” di Gesù
Francesco definisce dunque i Dieci Comandamenti la “radiografia” di Gesù, perché lo descrivono “come un negativo fotografico che lascia apparire il suo volto – come nella sacra Sindone“. E così – continua – “lo Spirito Santo feconda il nostro cuore mettendo in esso i desideri che sono un dono suo, i desideri dello Spirito. Desiderare secondo lo Spirito, desiderare al ritmo dello Spirito, alla musica dello Spirito“. Spirito che ha la capacità di far dieventare la legge vita, “perché – la riflessione del Pontefice – non è più una norma ma la carne stessa di Cristo, che ci ama, ci cerca, ci perdona, ci consola e nel suo Corpo ricompone la comunione con il Padre, perduta per la disobbedienza del peccato”. Così “in Cristo, e solo in Lui, il Decalogo smette di essere condanna e diventa l’autentica verità della vita umana, cioè desiderio di amore, di fare il bene, di gioia, di pace, di magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé. Da questi no, divieti, si passa ai sì, a cosa è degno dello Spirito Santo”. Francesco ha ricordato quindi che “la vita nuova non è il titanico sforzo per essere coerenti con una norma, ma lo Spirito stesso di Dio che inizia a guidarci fino ai suoi frutti, in una felice sinergia fra la nostra gioia di essere amati e la sua gioia di amarci. Si incontrano le due gioie, quella di di Dio di Amarci e la nostra gioia di essere amati”.